La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 19 febbraio 2016

Le città come incubatrici per le imprese femminili

di Isa Maggi
La geo-economia evidenzia una crescente concentrazione della crescita economica in poche grandi città, luoghi che sono in grado di attrarre capitale umano e di stimolare l’innovazione. Le cartine e le ricerche sulle concentrazioni della ricchezza nel mondo mettono in evidenza spazi geografici urbani che ospitano centri di ricerca, università, hub di sviluppo dell'innovazione. La gerarchia economica dei paesi e quindi delle città è profondamente cambiata ed è in continua evoluzione. Per la prima volta nella storia, più della metà della popolazione mondiale vive in aree urbane. Nei grandi agglomerati urbani si concentra la produzione di Pil e innovazione. In questo processo che auspichiamo possa essere di ripresa economica, le donne stanno assumendo un ruolo fondamentale.
È interessante allora mettere al centro il ruolo delle città nel creare processi di innovazione, di crescita, di diminuzione delle diseguaglianze e delle disparità e nel sostenere e promuovere un ecosistema imprenditoriale recettivo alle imprese femminili.
In Italia manca un’agenda urbana adatta ad accogliere questa sfida. A differenza di altri paesi europei come l'Olanda e la Germania, l’Italia non ha dedicato al tema politiche o strutture di governo abbastanza compiute. Allo stesso modo, l’evoluzione delle metropoli rimane ancora un processo in fase di studio. Molte città non dispongono ancora delle risorse adeguate e delle connessioni per favorire lo sviluppo, né tantomeno le nuove imprenditrici. Altri programmi di governance sono necessari per le imprese più giovani ma è necessario un maggiore sostegno trasversale per sviluppare un ecosistema sostenibile, in cui l'imprenditoria femminile possa davvero decollare. D’altronde si tratta dell’unico settore del femminile che ha resistito alla crisi, anche se segnali di disagio cominciano a farsi sentire, soprattutto al Sud.
Dal lavoro di riflessione che c’è stato all’interno della conferenza mondiale delle donne di Milano di fine settembre è emersa la necessità di costruire concretamente una visione di genere delle città nell'ambito di un ecosistema di sviluppo sostenibile, per creare connessioni, occasioni di conoscenza e per capire le determinanti che sono necessarie per la crescita economica.
Il lavoro iniziato a Milano è a disposizione di chi investe nella riflessione strategica e sul futuro delle città. Nella carta delle donne del mondo, ora tra i contributi della carta di Milano quale lascito di Expo2015 è stato tracciato un percorso che da Milano procederà verso Matera 2019, verso il Mediterraneo e l'Africa. Alcune città italiane ed europee si stanno candidando per organizzare importanti eventi, anche sulla imprenditorialità femminile, come importante punto di partenza per creare un alto valore aggiunto ed effetti moltiplicatori.
In questa visione le città sono immaginate e progettate come “hub”, incubatori ideali per lo sviluppo delle imprese femminili e per la diffusione dello spirito imprenditoriale. Luoghi dove affrontare le sfide per creare nuove generazioni di imprese femminili. Laboratori dove generare innovazione e nuovi posti di lavoro.
Per verificare se le città hanno gli elementi per diventare luoghi adatti a ricoprire tali funzioni si valuta la dimensione ma sono altrettanto determinanti alcuni fattori non economici che rendono un sito più attrattivo di un altro e che richiamano intelligenze ed energie dall'esterno. È necessaria, insomma,un’azione locale rinnovata, affinchè i progetti dei sindac e delle sindache e la collaborazione tra città siano sempre più decisivi per lo sviluppo futuro.
Nel percorso che abbiamo avviato stiamo lavorando con enti, istituzioni, associazioni, donne di città con una aperta visione imprenditoriale, che cercano di implementare le innovazioni in grado di risolvere alcune grandi attuali sfide, come il miglioramento della mobilità, la tutela della biodiversità, il cambiamento climatico, la gestione delle acque, la valorizzazione del patrimonio culturale e naturale.
I sindaci e le sindache risultano ben attrezzati/e per "governare il mondo", i/le leader delle città hanno un approccio notevolmente open-source per la soluzione dei problemi. Con loro organizzeremo in questo percorso da Expo 2015 verso Matera 2019 una call per selezionare le migliori buone pratiche di pianificazione di città sostenibili dal punto di vista del genere dove con coraggio verrà dato un ruolo importante alle imprese femminili, alla nascita di nuove imprese sociali e culturali, e organizzeremo molti eventi in città italiane, europee ed extra europee.
Il percorso cercherà di trovare risposte a domande come: quali iniziative avviare per creare ecosistemi che diano valore e spazio alle imprese femminili? Come potremo misurare i progressi di queste iniziative e l'impatto sulla città in termini di occupazione, reddito, benessere e miglioramento della qualità della vita? Qual è il quadro normativo necessario? Quali infrastrutture saranno pre-condizioni necessarie per la nuova imprenditorialità? Quali sono le le condizioni di mercato per mettere radici alle nuove imprese? Come affrontiamo il tema dell'accesso al capitale e al credito? Cosa vuol dire fare innovazione al femminile? Quali sono le risorse umane che si possono attivare e con cui creare occupazione? Qual è il processo di cambiamento culturale in atto? Quali sono i fondamentali acceleratori di successo?
Costruiremo una mappatura degli ecosistemi esistenti e per far questo occorrerà creare alleanze significative per promuovere un metodo di lavoro per la raccolta dei dati, la loro elaborazione e la loro diffusione e per convalidare metodi e risultati. 
Il Global Startup Ecosistema Ranking per il 2015 ha analizzato i primi 20 grandi ecosistemi città di tutto il mondo e la Silicon Valley è ancora il primo, ma città come Berlino, Singapore, Bangalore, Amsterdam e Montreal hanno evidenziato grandi progressi. I dati del femminile, però, non sono ancora oggetto di analisi specifiche. Nella prefazione alla relazione, Steve Blank sottolinea:"La democratizzazione dell'imprenditorialità dalla Silicon Valley e da ecosistemi di tutto il mondo coincide con la creazione di nuove strategie e con l'innovazione. È la lezione di strategia di start-up che illuminerà la strada per la massiccia ristrutturazione di tutti i sistemi aziendali entro la metà di questo secolo. Solo allora potremo guardare indietro e renderci conto che stavamo appena iniziando la rivoluzione economica del mondo connesso".
Siamo d'accordo, naturalmente. Ma l’Italia non sarà mai una Silicon Valley. Solo attraverso il “Non cercare il lavoro, crealo” riusciremo ad uscire e sopravvivere alla crisi. Ed è nelle città che troveranno valore le piccole economie, e che ci potrà essere l’apertura a un mondo di innovazioni, anche sociali, a nuovi segmenti di mercato e avanzamenti finalizzati a soddisfare bisogni emergenti, attraverso modelli di business condivisi, alleanze con il settore pubblico, la società civile e le organizzazioni sociali.
Il presidente Obama ha annunciato che il Summit globale dell' imprenditorialità 2016 si terrà nella Silicon Valley nel mese di giugno 2016 e il ruolo pionieristico di nuovi imprenditori/ici sociali sarà determinante.
La domanda cruciale che ci stiamo ponendo, e alla quale cerchiamo di dare risposte concrete è: che ruolo giocano le imprese femminili in questo processo?
Per l'Italia e per l'Europa immaginiamo piccole economie locali che insieme, con la costruzione di “filiere”, diventino economia globale rendendo così possibile internazionalizzare, brevettare, sviluppare una mentalità di business e l'identità del marchio. E attraverso il networking e la comprensione della cultura aziendale, attrarre nuovi talenti internazionali, sviluppare cultura creativa, creare occupazione e persone costruttrici di comunità. Le città assumeranno, in questo processo, un ruolo fondamentale.

Fonte: ingenere.it 

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