La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 29 aprile 2017

Qualche considerazione sul Primo Maggio

di Sergio Farris 
Lunedì si celebra il 1° Maggio, la festa dei lavoratori. Mai, come in questo periodo di incertezza politica, è necessario scegliere da che parte schierarsi. L'INPS conferma che, indebolite su richiesta del capitale le tutele dei lavoratori, aumentano i licenziamenti. Nel contempo aumenta il precariato e diminuiscono le assunzioni stabili (Osservatorio sul precariato, 27/04/2017). Il diritto costituzionale al percepimento di una retribuzione comunque idonea a garantire un'esistenza libera e dignitosa, si fa sempre più flebile. Sette milioni e 209mila persone in Italia vivono in stato di grave deprivazione materiale (ISTAT, 19/04/2017).

Abbandonare Maastricht per rifondare l’Europa

di Gaetano Azzariti
Se in Francia, com’è auspicabile, prevarrà lo spirito repubblicano, Macron sarà presidente. Tireremo un sospiro di sollievo per aver evitato l’estrema destra, ma dovremo prepararci ad un lungo confronto con le politiche del nuovo inquilino dell’Eliseo. Tra i punti qualificanti c’è senz’altro il futuro dell’Europa. Macron ha vinto il primo turno promettendo una sua «rifondazione». La proposta è quella di ricreare l’asse franco-tedesco che sin dall’origine ha rappresentato il motore del processo d’integrazione europea, recuperando in tal modo una storica propensione francese che l’ha vista promotrice di tutti i grandi cambiamenti.

Un sano spirito di scissione gramsciano

di Alfonso Gianni 
E’ certamente un caso che il forte richiamo al parlamento da parte di Sergio Mattarella e il deposito delle firme sulla petizione popolare a favore di una legge di tipo proporzionale, senza premi di maggioranza, capilista bloccati e candidature plurime, siano avvenuti nel giro di poche ore. L’appuntamento della delegazione dei comitati con i presidenti delle camere era del resto fissato da tempo. Si parva licet, la quasi contemporaneità dei due fatti ha rimarcato che, sia dall’alto che dal basso, è in atto una pressione convergente nei confronti di un parlamento che, per quanto delegittimato dalla sentenza della Consulta sul Porcellum, ha almeno il dovere di mettere il paese in condizioni di andare a nuove elezioni sulla base di una legge elettorale coerente con la Costituzione.

Gratificazione o sfruttamento? Dal lavoro gratuito alle nuove forme di organizzazione e mutualismo

di Sergio Bologna
Il gruppo di ricercatrici e ricercatori che in Italia indaga sulla distruzione del lavoro salariato, la precarizzazione, il lavoro gratuito, l’estrazione di plusvalore dalle capacità relazionali e dagli stati emozionali, ha raggiunto ormai un grado di approfondimento analitico e di ampiezza di sguardo, che hanno permesso d’illuminare anche i lati più nascosti di questo universo del lavoro in costante decomposizione. E’ un segmento della sociologia del lavoro che ha raggiunto risultati eccellenti, in buon parte realizzati da ricercatori precari. Si potrebbe aggiungere che in parallelo alla svalorizzazione della prestazione lavorativa si assiste a una svalorizzazione delle merci, causata da quella che possiamo chiamare l’”economia della deflazione” e che consiste in una cieca politica degli sconti, in una corsa al ribasso dei prezzi che nulla ha da invidiare a quella delle retribuzioni.

Svolta a destra del M5S, sulle Ong ignoranza militante. Intervista a Barbara Spinelli

Intervista a Barbara Spinelli di Rachele Gonnelli
Barbara Spinelli è eurodeputata indipendente del gruppo Gue-Ngl e membro della commissione Libe (Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni) del Parlamento europeo dove si occupa in maniera particolare di tutta la partita dei rifugiati, degli accordi con i paesi terzi e delle politiche sulle migrazioni. I politici italiani e il giudice di Catania continuano a dire che le accuse alle ong vengono dall’agenzia Frontex ma nel rapporto Risk Analysis 2017 non se ne trova traccia.

La Francia e l’Unione al tempo di Macron

di Antonio Lettieri 
1. Questa volta non si sono verificati imprevisti, com’era accaduto con Trump e con la Brexit. Nel primo turno delle elezioni in Francia le previsioni sono state rispettate con una precisione quasi millimetrica. Macron è arrivato primo con quasi due giunti di distacco da Marine Le Pen che il 7 maggio gli contenderà (senza speranza, secondo i sondaggi), la presidenza della Repubblica. Il giovane Emmanuel Macron, mai eletto ad alcuna carica pubblica, neppure di una circoscrizione rionale, sarà l’ottavo presidente della Quinta repubblica, successore, tra gli altri di Charles de Gaulle e François Mitterand, per citare un conservatore e un socialista, sicuri protagonisti della storia europea (e non solo) della seconda metà del XX secolo.

Comuni fra debiti, sponsor e sceriffi

di Marco Bersani
L’attacco alla funzione pubblica e sociale degli enti locali prosegue senza soluzione di continuità. D’altronde, è nella disponibilità dei Comuni la ricchezza sociale cui da tempo mirano i grandi interessi finanziari e immobiliari: territorio, patrimonio pubblico, beni comuni e servizi. Una ricchezza, quantificata a suo tempo dalla Detsche Bank in 571 miliardi di euro, da mettere sul mercato attraverso la trappola del debito e la gabbia del patto di stabilità e del pareggio di bilancio. Che il debito per i Comuni sia una trappola risulta evidente da un dato: nonostante l’apporto degli stessi al debito complessivo del paese non superi il 2% (dati Anci 2017), il contributo richiesto ai Comuni – tra tagli ai trasferimenti e patto di stabilità – è passato dai 1.650 miliardi del 2009 ai 16.655 miliardi del 2015 (dati Ifel 2016).

Contro il falso antifascismo delle élite

di Enea Boria e Thomas Fazi
Il primo atto delle elezioni presidenziali francesi si è ormai consumato e abbiamo sotto gli occhi l’esito da incubo di questa partita politica: il secondo turno che si celebrerà a breve sarà una contesa tra l’opzione capofila delle montanti destre radicali europee, il Front National di Marine Le Pen, e un esponente della destra economica filo-finanziaria più estrema, che con il suo programma di assoluta continuità con le politiche di austerità e di privatizzazione di questi anni ha immediatamente raccolto il sostegno delle istituzioni europee, di buona parte dei governi nazionali – da Renzi a Tsipras, passando per la Merkel – e ovviamente dei mercati finanziari, che hanno espresso la loro approvazione attraverso un immediato rialzo delle borse e dell’euro.

Un’altra politica per un’altra società. Intervista a Francesco Gesualdi

Intervista a Francesco Gesualdi della Redazione di Pressenza
Il libro che hai prodotto assieme a Gianluca Ferrara giunge alla conclusione che solo organizzando un sistema su basi totalmente nuove, di tipo non mercantile, è possibile salvare questo pianeta e questa umanità. Ma ricostruisce anche le tappe attraverso le quali si è giunti alla situazione attuale. Puoi sintetizzarle per sommi capi?
"Ci siamo spesso illusi di poter addomesticare questo sistema e a tratti abbiamo pure avuto l’impressione di avercela fatta. Magari nel trentennio post-bellico del secolo scorso, quando anche i padroni del capitale erano convinti dell’utilità di distribuire meglio la ricchezza e di vivere sotto la guida di governi che pilotavano l’economia e garantivano alti livelli di sicurezza sociale.

Dopo lo sperpero delle privatizzazioni, nazionalizzare è l’unica via realistica

di Giorgio Cremaschi 
Se l'amministratore di una impresa privata decidesse di regalare beni aziendali e poi regalasse soldi a chi accettasse di appropriarsene, questo amministratore difficilmente riuscirebbe ad evitare il confronto col codice civile e penale. Invece i nostri governanti, amministratori dei beni di tutti, così si comportano con le nostre proprietà e con quelle altrui che finanziano. Per lo Stato nell'economia debbono valere regole di svantaggio rispetto a qualsiasi grande azienda privata; così vuole l'Unione Europea e così i governanti che ad essa ubbidiscono. Ovviamente con la massima soddisfazione degli imprenditori privati, che si vedono regalate le aziende e che, quando le mandano in malora, possono fuggire e scaricare di nuovo tutto sullo Stato.

I tre populismi francesi

di Marta Fana e Lorenzo Zamponi 
Per la prima volta nella storia della quinta repubblica francese, nessuno dei due partiti che ne dominano la politica da quasi sessant’anni, quello socialista e quello gollista, avrà un suo candidato al ballottaggio delle elezioni presidenziali. E questo per motivi diversi. Da una parte, il 6,4 per cento ottenuto dal socialista Benoît Hamon rappresenta un minimo storico assoluto per il suo partito, con radici evidenti nell’impopolarità delle politiche sociali ed economiche del presidente uscente François Hollande, eletto nel 2012 con un programma progressista e poi gradualmente spostatosi verso il centro, fino alla contestatissima riforma del lavoro del 2016.

Vi spiego i movimenti di protesta negli Usa. Intervista a Frances Fox Piven

Intervista a Frances Fox Piven di Nicola Melloni
Frances Fox Piven è Professoressa di Scienze Politiche e Sociologia presso l’Università CUNY di New York. La sua fama è dovuta sia agli studi sull’importanza dei movimenti di protesta nell’ottenere riforme politiche – in particolare il libro scritto con Richard Cloward "Poor People’s Movements: How They Succeed, Why They Fail"; sia al ruolo di attivista tanto nella battaglia per facilitare il diritto di voto quanto nella lotta alla povertà – attraverso quella che fu poi definita strategia Cloward-Piven – al punto da divenire ripetutamente bersaglio di attacchi personali sulle reti televisive ultraconservatrici Fox News.

L'ultima lotta di Barghouti, il Mandela palestinese

di Mauro Pompili
Dal profondo della prigione israeliana dove è rinchiuso da 15 anni Marwan Barghouti è tornato prepotentemente a essere un protagonista del conflitto israelo-palestinese. Da una decina di giorni più di mille carcerati palestinesi hanno raccolto il suo appello e aderito a uno sciopero della fame di massa. Un leader mai dimenticato. Barghouti è il più importante tra le migliaia di cittadini della Palestina detenuti nelle prigioni d'Israele e, nonostante i molti anni dietro le sbarre, continua a rappresentare una delle personalità più rilevanti della politica palestinese. Il grande seguito popolare che l’iniziativa sta avendo, fuori e dentro le galere, dimostra come questo leader non sia stato dimenticato.

Dentro e contro l’accoglienza. Lo Stato, i migranti e il governo delle città

di Maurizio Ricciardi 
Tocca ancora una volta ai migranti sperimentare in anticipo il significato di trasformazioni politiche e istituzionali che coinvolgono tutti. Tocca a loro subirle direttamente, prima che molti altri uomini e donne siano costretti a provarle sulla propria pelle. La tempesta dei migranti che ormai da tempo investe l’Europa ha imposto un’accelerazione al governo neoliberale della crisi. L’accordo scellerato con la Turchia ha legittimato tutte le successive trasformazioni del regime di Erdogan, ma ha solo deviato il flusso di migranti che dall’Africa e dall’Asia si muovono verso l’Europa. In Italia, ma non solo in Italia, la risposta a questa pressione migratoria non si risolve esclusivamente in un più intenso controllo della mobilità, ma investe la società nel suo complesso.

La France Insoumise e noi: affinità e divergenze

di Sirio Zolea 
Dell’esperienza della France Insoumise alle ultime elezioni presidenziali francesi si parla molto, e con buone ragioni, anche in Italia come esempio positivo. Avendo avuto qualche occasione di partecipare in prima persona all’elaborazione partecipativa del programma e poi alla campagna militante, conservo un ottimo ricordo di tale esperienza e della capacità di mobilitazione popolare da essa suscitata. Tuttavia, nell’entusiasmo di molti commentatori italiani di orientamento progressista, non sempre si riscontra il distacco necessario per comprenderne gli insegnamenti più profondi, con il rischio di fermarsi a una superficie che ben poco si presta alla trasposizione.

L'assalto alla scuola e il disprezzo della democrazia. Intervista a Lorenza Carlassare

Intervista a Lorenza Carlassare di Giorgio Quaggiotto
Professoressa Carlassare, partiamo da questa premessa. La Scuola pubblica italiana sta cercando di sopravvivere all’approvazione della legge107, avvenuta nel 2015. Sono cronache di due anni fa, ormai, eppure noi Docenti ancora non riusciamo ad accettare, di questa legge, lo spirito, quella insomma che ci sembra, e magari non lo è, una dismissione vera e propria, da parte dello Stato Italiano, dell’Istruzione Pubblica, rispetto al mandato costituzionale. Prima che uscissero dal ciclo della scuola dell’obbligo ed entrassero nella loro comunità di cittadini, facevo imparare a memoria ai miei alunni il terzo e il quarto articolo della nostra Costituzione perché lì, in quegli articoli, mi pareva fosse condensato tutto ciò che bisogna sapere e fare per convivere in pace e civilmente.

Il presidente che governa a colpi di decreto. E se ne vanta pure

di Stefano Luconi
I successi e i fallimenti dei primi cento giorni dall’insediamento di un nuovo presidente degli Stati uniti sono tradizionalmente utilizzati come parametro per valutare le capacità politiche della sua amministrazione. Per dimostrare l’attivismo e l’efficienza di Donald Trump il sito della Casa Bianca gli ha attribuito la promulgazione di 30 ordini esecutivi dall’entrata in carica, più di qualsiasi altro presidente del secondo dopoguerra e soprattutto un numero di gran lunga maggiore ai 9 decreti firmati da Franklin D. Roosevelt nelle 14 settimane iniziali del mandato.

Populismo 2.0 e populismo oligarchico

di Lelio Demichelis
Forma politica ambigua e scivolosa, il populismo. Trionfa nei periodi di crisi economica e sociale, quando la democrazia implode su se stessa divenendo non-democrazia e tecnocrazia. Cancella le mediazioni e la società civile, ritenendole inutili e promuovendo una rappresentanza verticale e leaderistica. Non ha un’ideologia se non quella del né di destra né di sinistra (la peggiore). E allora, qui ci si dichiara subito non populisti, anzi: anti-populisti, anche quando il populismo si propone come di sinistra. Perché il populismo semplifica e verticalizza, mentre abbiamo bisogno di un pensiero complesso e orizzontale. Perché al popolo indistinto ed eterodiretto (folla, massa, moltitudine?) preferiamo una ‘società di cittadini’ e l’idea di cittadinanza (sia pure rivista e corretta).

Una «garanzia» per le pensioni dei giovani. Un forum con Michele Raitano e Roberto Ghiselli

Intervista a Michele Raitano e Roberto Ghiselli a cura di Maurizio Minnucci
“La pensione? E chi ce l'avrà mai?”. Un ritornello che sentiamo sempre più spesso tra i giovani (e anche i meno giovani, per la verità). Purtroppo, tutto fuorché una battuta. Dal 1995 il sistema previdenziale italiano è cambiato radicalmente. Gli assegni di chi ha cominciato a lavorare dal '96 in poi, come noto, verranno calcolati solo con il metodo contributivo. Ma ciò significa che ogni svantaggio (periodi di non lavoro, salari bassi, part-time involontario, forme lavorative caratterizzate da bassa aliquota) equivale a meno contributi e, di conseguenza, pensioni più basse in futuro.

Francia En Marche! Verso la dittatura della governance

di Marina Nebbiolo, Rino Boccolino e Elisa C.
Sarà Macron contro Le Pen. Il progetto politico neoliberista porta a casa un risultato elettorale tra i più desiderabili, che apre ad un secondo turno ideale per la ricomposizione del fronte repubblicano e socialista attorno al neonato partito di Macron contro l’estrema destra lepenista. E lo fa a partire da uno sconvolgimento radicale del sistema partitico-politico che dominava in Francia dal 1958, dalla scelta di costruire il processo democratico attorno all’elezione presidenziale.

Se questi sono i primi tre mesi…

di Guido Moltedo
Durante la campagna presidenziale, giornalisti e avversari politici s’impegnavano con puntiglio a smontare e a smentire i “fatti” e i “dati” forniti da Donald Trump con le sue mirabolanti mitragliate di tweet, con i suoi comizi-happening e le sue interviste-monologo. Un fact checking molto facile, tanto clamorosamente evidenti erano le manipolazioni della realtà. Ma perfettamente inutile, se l’intento era quello di convincere gli elettori che, votando Trump, avrebbero eletto un imbroglione. È successo anzi che Trump si sia eretto, lui, ad alfiere della lotta contro le fake news – già, quelle che a suo dire raccontavano la verità sulle sue panzane -, ed è riuscito con successo a rovesciare la realtà presso una parte decisiva degli elettori, visto l’esito delle presidenziali di novembre.

Nasce a Parigi la nuova sinistra e scompare la vecchia

di Il Simplicissimus 
Solo poche parole. Jean Luc Melenchon nuovo leader della sinistra radicale, non solo ha mancato il ballottaggio di appena 2 punti, sorprendendo tutti, soprattutto quell’informazione che lo aveva completamente trascurato ed esorcizzato in campagna elettorale, ma si è rivelato all’altezza del proprio programma elettorale finalmente in rotta di collisione con le oligarchie europee e atlantiche: ha rifiutato di dare la scontata indicazione anti L Pen e ha dato libera scelta ai propri elettori invece di fare come la sinistra d’accatto francese e continentale che alla fine, dopo tanti fumosi discorsi e propositi impotenti oltre che ipocriti consiglia l’uomo di Rothschild e del Bilderberg per fare contro la Le Pen una barriera.

Quando la sinistra è il problema

di Raúl Zibechi
Quello che sta succedendo in Venezuela non ha nulla a che vedere con una “rivoluzione” o con il “socialismo”, né con la “difesa della democrazia”e nemmeno con la trita “riduzione della povertà”, tanto per passare in rassegna gli argomenti che si utilizzano a destra e sinistra. Si potrebbe menzionare il “petrolio”, e saremmo più vicini. I fatti indicano tuttavia altre svolte. Siamo di fronte a una lotta senza quartiere tra una borghesia conservatrice che è stata allontanata dal controllo dell’apparato dello Stato, sebbene mantenga legami con lo Stato attuale, e una borghesia emergente che utilizza lo Stato come leva di “accumulazione originaria”.

Antonio Gramsci, anche il mondo arabo lo celebra

di Shady Hamadi
“Ritornare a Gramsci?”. E’ stato questo il titolo di un seminario che si è svolto a Tunisi, nel marzo scorso, in cui numerosi ricercatori e accademici tunisini e italiani, come le professoresse Alessandra Marchi e Patrizia Manduchi, si sono dati appuntamento per discutere intorno al pensiero dell’intellettuale italiano e la sua attualità rispetto alle realtà arabe, con particolare riferimento a quella tunisina. Se in Italia Gramsci – scomparso il 27 aprile del 1937 – pare per certi versi in declino, nella sponda sud del Mediterranneo l’interesse è, invece, crescente. Lo dimostrano le recenti pubblicazione nel mondo arabo di vari libri che ne analizzano il pensiero e la figura.

Decreti Minniti-Orlando. Il Jobs Act di migranti e "devianti"

di Carlo Guglielmi
Sulla locandina di questa iniziativa si parla “del decreto Minniti – Orlando” che, leggo testualmente, “cancella per i migranti principi d’uguaglianza garantiti dalla Costituzione” e “dà poteri di polizia ai Sindaci” . In realtà i decreti sono due ovverosia il n. 13 del 17 febbraio 2017 e il n. 14 del 20 febbraio 2017, entrambi approvati con la fiducia lo scorso 12 aprile dal Senato. E non solo sono due ma hanno apparentemente oggetti diversissimi: il primo ha come legenda “l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale” mentre il secondo si incarica di dettare disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città”.

Il mondo ha fame di libertà e giustizia

di Shaden Ghazal
A casa mia il 25 Aprile si passava a leggere i racconti dei poeti della resistenza accompagnati dalle canzoni dei più politicizzati rapper palestinesi. La bellezza delle contaminazioni e dei contesti meticci. La verità è che studiare, analizzare, approfondire lo studio della resistenza passata non ha alcun valore se chiudiamo la finestra su quella parte di mondo che oggi continua a resistere contro i nuovi fascismi e le nuove dittature. La storia insegna solamente a chi ha realmente la capacità critica di analizzare il passato per comprendere il presente e contrastare le nuove discriminazioni, di qualunque natura esse siano. Senza questa presa di coscienza, la Storia, diciamocelo, serve a ben poco. 

Scusi, dov'è l'uscita?

di Vincenzo Marineo 
Il progetto di unificazione monetaria è stato per tutti, inclusi i piccoli paesi, l’alibi per poter imporre ‘con le mani legate’ quelle politiche di classe che comunque sarebbero state portate avanti. Oppure: la sola cosa che tiene insieme tutte le differenti componenti capitalistiche europee è la deflazione salariale che viene garantita dall’Euro. Ancora: [l’Euro] è uno strumento disciplinante delle classi lavoratrici (*). Anche una breve storia dell’Unione Europea attraverso i successivi trattati che la definiscono, pubblicata sulla rivista “Jacobin” (1), arriva a questa conclusione: dalla metà degli anni ’80, l’Unione Europea è lo strumento messo in atto dalle élites per gestire l’economia sottraendola al controllo democratico.

L’ora del reddito di base sta per arrivare

di Gwynne Dyer
Nel giugno 2016 in Svizzera è stato organizzato un referendum sull’introduzione di un reddito minimo universale che avrebbe garantito 2.500 franchi elvetici al mese (circa 2.250 euro) a ogni abitante. Si trattava di un vero e proprio reddito di base universale, poiché ne avrebbe beneficiato chiunque, lavoratore o meno. Gli svizzeri lo hanno respinto con una maggioranza di quasi tre a uno. In Finlandia, a gennaio, il governo ha effettivamente lanciato un programma pilota di reddito di base, ma si tratta di una timida iniziativa, di portata limitata, che garantisce ai beneficiari appena 560 euro al mese. E certamente non è universale: lo ricevono solo le persone senza lavoro che ricevono il minimo del sussidio di disoccupazione.

Ancora TAV e autostrade: infrastrutture, il cambio di passo che manca

di Luca Martinelli
Nel nuovo “Allegato infrastrutture” c’è un elenco di 119 interventi, e un conto finale di 35 miliardi di euro di spesa pubblica da aggiungere alle risorse già disponibili. Nel dossier, che fa parte del Documento di economia e finanza 2017, deliberato dal Consiglio dei ministri l’11 aprile scorso, “manca però chiarezza: non è riportato il costo complessivo degli investimenti, è indefinito il grado di copertura della spesa garantito dai finanziamenti pubblici già stanziati, e per quanto riguarda il fabbisogno non è specificato quale sia l’orizzonte temporale degli investimenti, né il ‘peso’ che avranno questi interventi nella prossima manovra finanziaria, quella per il 2018”.

Chi esporta armi, produce morte. E importa profughi

di Maurizio Simoncelli
La relazione governativa sulle esportazioni di materiali di armamento nel 2016 conferma la continua ascesa dell’export italiano sui mercati mondiali e in particolare su quelli nordafricani e mediorientali (59%), aree di crisi e di conflitti a noi vicine. Appare notevole il livello complessivo delle autorizzazioni all’export 2016 (14,6 miliardi di euro), connesso in misura significativa all’accordo siglato con il Kuwait per 28 aerei Eurofighter, le cui consegne saranno scaglionate negli anni venturi. Va rilevato che l’export globale italiano nel quinquennio 2010-2014 si è attestato mediamente intorno ai 3 miliardi di euro, ma già dal 2015 era giunto ad 8 miliardi di euro. Questo conferma un posizionamento sempre più alto nella classifica mondiale dei maggiori esportatori di armi.

La volontà di negare: norme di genere e stereotipi di genere

di Federico Zappino e Deborah Ardilli 
«È una verità universalmente riconosciuta che un uomo scapolo e ricco debba essere in cerca di una moglie», recita con ironica magniloquenza la voce narrante di Orgoglio e pregiudizio. Si tratta di un enunciato che sintetizza in modo fedele ed efficace la norma che lo svolgimento del romanzo si incarica poi di confermare – Mr. Darcy trova in effetti Elizabeth Bennet, e la sposa. Eppure, la provocatoria pertinenza sociale esemplificata dall’incipit austeniano avrebbe oggi scarse possibilità di sopravvivere allo zelo censorio a cui la denuncia degli stereotipi di genere ci ha ormai abituate.

Portella della Ginestra che fu voluta dai padroni. Intervista a Emanuele Macaluso

Intervista a Emanuele Macaluso di Guido Iocca e Ilaria Romeo
“Per capire Portella della Ginestra bisogna conoscere con precisione gli avvenimenti che in quegli anni prepararono il clima in cui maturò la strage del Primo maggio 1947”. Emanuele Macaluso inizia con questa premessa la sua intervista a Rassegna Sindacale, a 70 anni dai tragici fatti di sangue culminati con la morte di 11 persone e con il ferimento di altre 30 per mano della banda criminale di Salvatore Giuliano. Una ricorrenza speciale e per tradizione molto sentita dal movimento sindacale, che quest’anno Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di commemorare unitariamente alla presenza dei segretari generali Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo.

La storia coloniale nelle elezioni francesi

di Jessica Northey
Quando vediamo e sentiamo il male abbiamo l’imperativo morale di sfidarlo, altrimenti il male filtra nella nostra in quello di cui parliamo, nei media, nella nostra politica e nelle nostre vite. Le parole pronunciate da Marine Le Pen – candidata presidenziale francese alla vigilia di una delle più importanti elezioni in Europa – con le quali ha insistito che il colonialismo era una cosa positiva, sono fondamentalmente sbagliate. Precisare ulteriormente che in particolare in Algeria il colonialismo era stato un vantaggio, è un incitamento all’odio, una bugia sfacciata e la peggiore forma di fascismo che ora ci troviamo di fronte in Europa.

La pulizia etnica non abbandona il Kosovo

di Alfio Nicotra 
Per il secondo anno consecutivo "Un ponte per..." in collaborazione con la Società Geografica Italiana ha effettuato un viaggio di conoscenza in Serbia, Kosovo e Metohija alla scoperta di un patrimonio culturale plurisecolare a rischio di estinzione. Fare conoscenza, in quella realtà dei Balcani, non è semplicemente sensibilizzare ad un tema che non trova posto sui nostri mass media, ma anche compiere un atto politico significativo. Non solo per rafforzare e rendere attuale la campagna di sostegni a distanza "Svetlost , luce sui bambini invisibili", con la quale dal conflitto del 1998 ad oggi centinaia di famiglie profughe dal Kosovo hanno potuto mandare a scuola e all'università i loro figli, ma anche per evidenziare il fallimento dell'intervento militare occidentale in questa zona e l'allontanamento di una soluzione politica inclusiva.

Boicottiamo i paesi che alzano i muri contro i migranti

di Piero Bevilacqua 
I mendicanti vecchi e incapaci di lavorare ricevono una licenza di mendicità. Ma per i vagabondi sani e robusti frusta invece e prigione. Debbono esser legati dietro a un carro e frustati finché il sangue scorra dal loro corpo». Così uno statuto di Enrico VIII del 1530. Nel 1547 lo statuto di un altro sovrano inglese, Edoardo VI , «ordina che se qualcuno rifiuta di lavorare dev’essere aggiudicato come schiavo alla persona che l’ha denunciato come fannullone». E più avanti stabilisce che «i giudici di pace hanno il compito di far cercare e di perseguire i bricconi, su denuncia. Se si trova che un vagabondo ha oziato per tre giorni, sarà portato sul luogo di nascita, bollato a fuoco con ferro rovente con il segno V sul petto e adoperato quivi, in catene, a pulire la strada o ad altri servizi».Sono alcuni dei frammenti di quella che Marx, in un celebre capitolo del Capitale, definiva la «legislazione sanguinaria» messa in atto dalla corona inglese.

Gramsci, chi è costui? Ricercatori di “public history” al lavoro

di Donatella Coccoli 
Ci sono gli studenti con un garofano in mano, la signora con i vasi di gerani rossi, i ragazzi dell’Arci insieme con Carlo Testini con il manifesto che hanno realizzato per lui, pop e allegro, un uomo alto che timidamente porta una rosa rossa avvolta dalla carta. E poi alla spicciolata, anziani, adulti e ragazzi, che sfilano per il vialetto a destra del cimitero acattolico alla Piramide a Roma. Qui, un po’ ai margini, è seppellito Antonio Gramsci. Ci riuscì a dargli una sepoltura la cognata Tatiana che figurava come ortodossa. Il luogo è immerso nel silenzio, con i cipressi scultorei attraversati dai voli chiassosi dei pappagalli verdi.

1 maggio 2017: un reddito di base come diritto fondamentale

di Bin Italia 
“Il futuro del movimento dei lavoratori passa attraverso la rivendicazione di un reddito di base come diritto fondamentale. Con un reddito di base si ha un nuovo potere di contrattazione. È il potere di dire NO!” Questo lo slogan principale con cui in tutto il mondo le reti per il reddito vogliono celebrare il 1 maggio 2017. Lo strumento per farlo è partecipare ad un Thunderclap comunicativo e per partecipare clicca qui.

100 giorni di (resistenza a) Trump

di Marina Catucci
La data simbolica in cui scadono i primi 100 giorni di presidenza Trump è arrivata e, dopo averla cavalcata promettendo di portare a casa tanti ambiziosi risultati nell’arco di questi 100 giorni, è proprio The Donald a minimizzare il valore di questo giro di boa, dichiarando che in fin dei conti, considerando quanto inusuale lui sia come presidente, non gli si possono applicare le regole che sono sempre valse. Trump, però, è l'unico a pensarla così, per il resto d’America, vuoi per consuetudine, vuoi per scelta, dopo i primi 100 giorni si iniziano a tirare le somme sull’amministrazione in corso.

L’uso della robotica e le sue contraddizioni

di Marco Paciotti 
Vari studiosi del modo di produzione capitalistico hanno teorizzato la “fine del lavoro”. Essi sostengono che la disoccupazione sia il risultato dell’innovazione tecnologica e dell’introduzione di macchine sempre più avanzate (automazione). In questa narrazione il macchinario assolve la funzione di capro espiatorio su cui spostare l’attenzione delle classi subalterne, in modo tale che esse guardino al robot come il colpevole della miseria in cui esse sono in realtà gettate dai meccanismi di funzionamento immanenti al sistema di produzione capitalistico. Al contrario, la teoria elaborata da Marx ci aiuta a capire che non è il robot a determinare la crescente disoccupazione, ma il suo uso capitalistico.

Di Maio, noi siamo ipocriti. Noi stiamo con chi salva vite in mare

di diem25 
Sono 1,089 i migranti morti nel Mare Mediterraneo dall’inizio del 2017, avvisa L’Organizzazione internazionale delle migrazioni. La maggior parte donne e bambini. Sono oltre 13,000 i migranti morti nel Mare Mediterraneo dal 3 ottobre 2013, quando al largo di Lampedusa persero la vita 368 persone, avvisa L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. La maggior parte donne e bambini. E’ una strage figlia di politiche miopi e criminali, quelle di un Occidente che esporta guerre e miseria e importa disperazione, funzionale solo a un falso allarme sicurezza (i rifugiati in Italia sono lo 0,2% della popolazione, e non sono certo delinquenti).

1977, una storia appena iniziata

di Marvi Maggio
Il movimento del 1977 è ancora estremamente indigesto per il sistema del potere, malgrado siano passati quarant’anni: colpisce l’odio, il puro odio di classe, ma direi anche di genere, con cui viene ricordato. Sì perché il femminismo è stata una componente essenziale, innovativa e dirompente del movimento. Ma forse più che di contrapposizione fra classi e generi si dovrebbe parlare della contrapposizione fra chi è comunque sostenitore delle classi dominanti e del sistema di potere esistente e chi vuole trasformare la società in senso egualitario e libertario.

Il blocco centrista che emerge dalle elezioni francesi

di Lorenzo Battisti
Queste elezioni presidenziali rimarranno nella memoria degli elettori francesi a lungo. Il paesaggio politico, definito dal 1970 in poi, è stato stravolto e i nuovi equilibri restano ancora nell'ombra. Quello che è certo è che il padronato francese è il vero vincitore politico e sociale. Il 2012, anno delle ultime elezioni nazionali, sembra appartenere ad un'altra epoca storica[1]. Quelle elezioni erano state vissute da molti come una liberazione da un presidente, Sarkozy, che era il più impopolare e filo americano di tutta la storia della Francia. Il risultato di Hollande e della sinistra francese, che andava al governo per la seconda volta durante la Quinta Repubblica dopo l'esperienza di Mitterand, era il risultato di cinque anni di mobilitazioni che erano culminate con il lungo ciclo di scioperi contro la riforma pensionistica che faceva aumentare l'età pensionabile dai 60 ai 63 anni (e duramente repressa dal governo).

Viaggio in Turchia, che succede dopo il referendum? Prima tappa

Intervista a Mücadele Birliği di Görkem Özer e Cosimo Pica
Prima di tre interviste sull'evoluzione della situazione turca dopo la riforma costituzionale imposta da Erdogan, con Mücadele Birliği (Izmir/Smirne), piattaforma politica che racchiude collettivi studenteschi, di lavoratori e femministi.
Come valutate il risultato del referendum? Nei giorni successivi al voto e nel prossimo futuro cosa accadrà in Turchia?
"Prima di commentare il risultato del referendum penso sia utile descrivere brevemente le condizioni che ci hanno portato ad esso.

Mors tua, fiducia mea… Anche la crisi non è uguale per tutti

di Claudio Conti
L’assenza di una qualsiasi politica economica – a livello nazionale – è resa evidente dai dati pubblicati dall’Istat sulla “fiducia” di imprese e famiglie. Da un lato l’ottimismo di chi campa soprattutto di esportazioni (un 20% circa delle imprese italiane), al lato completamente opposto “le famiglie” (dizione anodina per indicare l’universo dei “consumatori”, socialmente molto composito – tutti comprano qualcosa, se non altro per mantenersi in vita – ma nella stragrande maggioranza composto da lavoratori dipendenti di ogni genere, pensionati, ecc). Qui la sfiducia aumenta, si consolida mese dopo mese. E si è da tempo trasformata da problema solo economico in incognita politica pensatissima per chi in qualche modo “governa” il paese.

L’Italia "centra" l’obiettivo: penultimi per numero di laureati

di Alberto Baccini
L’italia ha già raggiunto gli obiettivi Europa2020 in tema di istruzione. Ma non c’è da rallegrarsi. Primo obiettivo: raggiungere il 26% di laureati sulla popolazione di 30-34 anni, un valore molto più basso dell’obiettivo globale europeo fissato al 40%. Obiettivo raggiunto: i laureati sono il 26,2% della popolazione. Solo la Romania con il 25,6% di laureati ha un risultato peggiore del nostro. Secondo obiettivo: ridurre al 16% la quota di giovani che lascia la scuola dopo la scuola media inferiore. Obiettivo dell’europa: 10%. Anche in questo caso obiettivo raggiunto. Qui condividiamo con la Bulgaria il quintultimo posto in classifica. Mentre gran parte dei paesi europei sta sotto il 10%, fanno peggio di noi solo Malta, Romania, Spagna e Portogallo.

Il lato oscuro del Made in Italy: l’export di armi va a gonfie vele

di Enrico Piovesana 
In risposta agli strali di Papa Francesco contro “i trafficanti di armi che guadagnano con il sangue degli uomini e delle donne”, arriva in Parlamento la relazione governativa annuale che presenta con orgoglio il boom dell’export di armi italiane. Un business quasi raddoppiato nell’ultimo anno (14,6 miliardi di autorizzazioni rilasciate nel 2016 contro i 7,9 miliardi del 2015) e quasi sestuplicato negli ultimi due anni (era a 2,6 miliardi nel 2014). “L’Italia — si legge nel documento del ministero degli Esteri — è riuscita a uscire dalla crisi del settore” e, grazie alla “capacità di penetrazione e flessibilità dell’offerta nazionale”, risulta oggi a livello mondiale “terza per numero di Paesi di destinazione delle vendite dopo Usa e Francia” e “fra i primi 10 per valore delle esportazioni” salendo dal nona all’ottava posizione dietro Usa, Russia, Germania, Francia, Cina, Gran Bretagna e Israele.

Piccole meschinerie dei trafficanti di consenso sulle ONG

di Giulio Cavalli 
Ma davvero qualcuno crede che tutto questo ciarlare di rifugiati, Mediterraneo e ONG sia davvero figlio di un reale interesse per le sorti dei soldi e delle persone da parte di questi quattro tirapiedi che cavalcano un’inchiesta (conoscitiva, tra l’altro) per riuscire a solleticare un po’ di razzismo travestendosi da “responsabilmente preoccupati”? Ma davvero è così difficile capire che massimizzare il profitto dai dubbi del Procuratore di Catania (che tra l’altro ieri dopo essersi goduto un giorno di celebrità televisiva ha già cominciato a smussarsi e a bisbigliare che è stato “frainteso”) significa soprattutto buttare a mare (appunto) il lavoro umanitario di chi sulle nostre coste si occupa del salvataggio di vite?

Sulla produzione di soggettività: Negri e Tronti a confronto

di Mimmo Sersante
Ontologia: pensiero, sapere, scienza ma anche un discorso, un dire, un parlare dell’essere che, lo sappiamo da Aristotele, può essere nominato in tanti modi, con i nomi più disparati per via della sua indifferenza e indistinzione (Hegel). Insomma, per capire cosa o chi è in questione nell’ontologia, è al suo nome – proprio o comune non importa – che dobbiamo prestare attenzione. Il nome prescelto ci indica anche il terreno entro cui siamo costretti a muoverci. Così, se questo nome è quello di Dio – si tratta solo di un esempio –, capiamo subito con quale problematica dobbiamo misurarci. Il nome scelto da Negri è invece quello comune di «operaio sociale» o «moltitudine».

Trump e la controrivoluzione fiscale

di Michele Paris
Con l’avvicinarsi del traguardo dei primi 100 giorni alla Casa Bianca e viste le crescenti inquietudini di Wall Street per un’amministrazione fin qui inconcludente sul fronte economico, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha presentato questa settimana una proposta molto approssimativa di riforma fiscale destinata ad abbassare drasticamente il livello di tassazione degli americani più ricchi, a cominciare da egli stesso e dalla sua famiglia. Il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, e il direttore del Consiglio Nazionale per l’Economia, Gary Cohn, sono stati protagonisti di una conferenza stampa alla Casa Bianca nel pomeriggio di mercoledì per spiegare i punti fondamentali della proposta di Trump in ambito fiscale.

Dieci proposizioni sull’Europa

di Alessandro Visalli 
Alcune proposizioni sul “nodo Europa”:
1- Il nord Europa tiene il freno a mano ben alzato, con la sua forte interconnessione industriale e finanziaria ed i suoi “clientes” orientali, nel timore che il sud “spendaccione” chieda l’accesso ai suoi forzieri.
2- Questa retorica è molto pagante sul piano elettorale (e alla radice del successo della Merkel ed anche Schultz non sembra poterne fare a meno), proprio in quanto consolante sul piano identitario, e diventa quindi un fondamentale elemento di stabilità in primis nelle ineguali e competitive società del nord.