La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 28 aprile 2017

Gli amici inconsci di M.me Le Pen

di Alessandro Gilioli 
A Milano il Pd ha festeggiato il 25 aprile in total blu, con tanto di bandiere stellate della Ue, a rivendicare il proprio europeismo senza se e senza ma. Del resto l'aria che tira, dopo il primo turno francese (ma anche dopo le elezioni in Austria e Olanda) è quella di un gran sospiro di sollievo. E attorno a Macron, in particolare, si è formata una coalizione impressionante, una notte in cui tutte le vacche sono nere. In Europa, da Juncker a Merkel; in Italia, da Brunetta a Boschi, da Sacconi a Renzi, passando per Fassino e Napolitano. Come ho scritto ieri, vedremo poi quello che Macron farà nelle cose concrete: a quali fasce sociali presterà attenzione, quali ricette economiche metterà in pratica in un Paese che si è appena gettato alle spalle i due partiti che hanno dominato la Quinta repubblica. Ma intanto mi pare tutto sbagliato.
Mi pare tutta sbagliata, per iniziare, l'illusione che tutto torni come prima: cioè che l'ondata di protesta contro lo status quo e l'establishment, già emersa in Gran Bretagna (Brexit), negli Usa (Trump e Sanders) e in Italia (amministrative e referendum), si sia fermata o sia in esaurimento.
Sarebbe una conclusione molto sbagliata, se parte dalle elezioni francesi: dove appunto i due partiti tradizionali non sono arrivati al ballottaggio, sinistra radicale e destra radicale insieme hanno superato il 40 per cento, e Macron è riuscito a prendere quasi un quarto dei voti solo puntando sulla cesura rispetto al passato, come da noi Renzi tre anni e mezzo fa.
Anzi: se poi Macron si rivelasse nelle "cose" una bolla - e la sua parabola risultasse simile a quella già percorsa da Renzi in Italia - questo sarebbe un booster formidabile e forse definitivo proprio per i cosiddetti "populisti" e "antisistema" (mi scuso di usare questi termini-ombrello, lo faccio giusto per capirci). Giusto o sbagliato che sia, Macron ha incamerato una fetta di voto di protesta e di cambiamento: o lo interpreta fattivamente o otterrà il contrario di quello per cui oggi festeggiano i suoi molti pelosi supporter.
Altrettanto fuori luogo, con permesso, mi pare l'entusiasmo "europeista" di questi supporter, a partire da quelli che ieri sono scesi in piazza in total blu.
Perché ci abbiamo messo alcuni anni a far passare il concetto - non difficilissimo ma neppure intuitivo - che i peggiori nemici dell'Europa e dell'europeismo sono proprio i signori che siedono ai vertici delle istituzioni europee (come i vari Juncker) o che non ci siedono ma de facto le dominano, come il duo Merkel-Schäuble.
Ci abbiamo messo anni a introdurre nel dibattito politico l'ipotesi - fondatissima - che a sfaldare l'Europa siano state proprio le ricette economiche volute da questi signori, i trattati, i parametri, i fiscal compact, i pareggi di bilancio, le regole della moneta unica: insomma tutte quelle decisioni che hanno creato più disuguaglianze sia tra gli stati sia all'interno di ogni singolo Stato.
E adesso invece facciamo finta di niente, su quegli errori, e ci vestiamo allegramente dei colori che rappresentano la Ue di Schäuble, Juncker e Merkel?
Ma ci rendiamo conto che così anche l'Europa diventa un'altra notte in cui tutte le vacche sono nere (yeah, siamo tutti europeisti, viva Bruxelles e abbasso chi se ne lamenta)? Ci rendiamo conto che prima di vestire quel colore dobbiamo far sì che esso rappresenti (nelle "cose") il welfare, i diritti, l'uguaglianza, la civiltà, la coesione sociale - non l'austerity, gli obblighi di bilancio a favore di pochi, i parametri deliranti che devastano la vita delle persone, e pure i ricatti alle democrazie come avvenuto in Grecia?
E ci rendiamo conto che se non si chiarisce bene la differenza - altro che notte in cui tutte le vacche sono nere! - ad avvantaggiarsene saranno presto proprio i politici alla Le Pen che oggi prematuramente crediamo sconfitti?

Fonte: Piovono Rane

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