La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 29 aprile 2017

La storia coloniale nelle elezioni francesi

di Jessica Northey
Quando vediamo e sentiamo il male abbiamo l’imperativo morale di sfidarlo, altrimenti il male filtra nella nostra in quello di cui parliamo, nei media, nella nostra politica e nelle nostre vite. Le parole pronunciate da Marine Le Pen – candidata presidenziale francese alla vigilia di una delle più importanti elezioni in Europa – con le quali ha insistito che il colonialismo era una cosa positiva, sono fondamentalmente sbagliate. Precisare ulteriormente che in particolare in Algeria il colonialismo era stato un vantaggio, è un incitamento all’odio, una bugia sfacciata e la peggiore forma di fascismo che ora ci troviamo di fronte in Europa.
La reale negazione della dolorosa storia della Francia in Algeria, va anche oltre l’amnesia del colonialismo britannico. Per i giovani francesi ai quali viene negata la verità sul loro passato, a cui si dicono bugie attivamente, questo è un crimine. Ed è particolarmente così per i discendenti degli algerini in Francia , comprese le famiglie dei pieds noirs * che sono state tutte vittime di questo regime crudele e barbaro che è durato per 132 anni, fino al 1962.
Nelle insurrezioni del maggio 1945, seguite alla Seconda Guerra mondiale, quando gli Algerini che avevano combattuto per liberare l’Europa chiesero i loro fondamentali diritti umani, il governo coloniale massacrò brutalmente 15.000 Algerini. 104 europei persero la vita. Cancellando interi villaggi, gettando le persone fuori dagli aeroplani in una campagna di paura e di repressione brutale, la violenza francese è stata un punto di svolta nella lotta algerina per i diritti civili e la giustizia.
Tra il 1954 e il 1962 oltre un milione di algerini sono stati uccisi durante la guerra di liberazione. La portata della crudeltà ha dell’incredibile, sia che si legga il fondamentale libro: A savage war of peace** di Alistair Horne riguardo all’assoluta barbarie, The Question (La Domanda) di Henry Alleg sui centri istituzionali per la tortura, sia che ascoltino i racconti dei discendenti che hanno visto i loro genitori uccisi brutalmente, fatti scomparire, torturati per mano soltanto delle persone simili a Marine Le Pen. Jean-Marie Le Pen, come sua figlia, era stato candidato alla presidenza ed è un uomo noto per aver compiuto torture in Algeria.
L’Algeria coloniale è stata un crimine contro l’umanità – dalla sua sanguinosa conquista iniziale alla sua brutale fine. E’ un crimine che gli algerini, sorprendentemente, sono stati , in qualche modo, capaci di superare. Quando i francesi se ne sono andati nel 1962 c’era soltanto un’università nel paese in cui non si sarebbero trovati degli algerini. Adesso ci sono 48 vivaci istituzioni, piene di studenti con i quali ha avuto molte interessanti discussioni in anni recenti.
Nelle condizioni quasi impossibili di continuate azioni terroristiche francesi alla fine della lotta per l’indipendenza che ha visto l’OAS***, un’organizzazione paramilitare francese di destra, distruggere qualsiasi infrastruttura su cui potessero mettere le mani, compreso dare fuoco alla biblioteca nazionale, l’Algeria ricostruì una nazione. Il movimento di liberazione ricostruì l’identità algerina, riprogettò un sistema di istruzione e riscoprì il loro orgoglio e la loro bella cultura.
Ascoltare questa ingiustizia e i commenti umilianti della Le Pen renderà la vita più difficile ai giovani algerini francesi in particolare. Ferirà i francesi in Algeria e gli Algerini in Francia. Romperà i legami di amicizia che ancora attraversano il Mediterraneo tra i litorali di Marsiglia e la costa di Algeri.
Marine Le Pen sta facendo un gioco pericoloso, disonesto e immorale. Ed è un gioco che fondamentalmente farà del male alla Francia e ai cittadini francesi molto di più di quanto danneggerà l’Algeria. Gli Algerini conoscono la loro storia, e malgrado tutto il dolore e lo spargimento di sangue, possono esserne fieri. Come mi disse una volta il mio professore Olivier Roy, non c’è modo in cui possiamo competere: gli Algerini hanno una profonda comprensione della cultura francese ed europea, del Medio Oriente, dell’identità africana. Possono adottare molteplici identità, incrementare impegni molteplici e accesso a molteplici fonti di informazione. Questo secolo sarà loro se potranno gestire una progressione pacifica e democratica che includa tutti i cittadini algerini in una vera riflessione sul futuro del paese.
Sfortunatamente, non si può dire una cosa analoga nel contesto dell’elezione presidenziale francese, inquinata da corruzione, razzismo e bugie.


** Tradotto in italiano con il titolo: La guerra d’Algeria


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: open democracy
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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