La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 24 dicembre 2016

La sfida del beni comuni

di Sebastien Broca
L’11 gennaio 2016, il segretario nazionale del Partito comunista francese Pierre Laurent faceva i suoi auguri per il nuovo anno e offriva un’immagine della «società che vogliamo»: «Un nuovo approccio allo sviluppo in cui sociale ed ecologia si uniscano a profitto dell’essere umano e del pianeta, per una società del benessere e del bene comune». «Bene comune»? Sull’altro fronte dello scacchiere politico, il fondatore del Movimento per la Francia, Philippe de Villiers, fa riferimento allo stesso concetto, ma per giustificare il proprio progetto di ridimensionamento dello Stato: «Lo Stato non esiste più come fornitore di bene comune. Non ha alcun diritto su di noi» (1).

La società senza diritti diventa una giungla e un deserto. Intervista a don Luigi Ciotti

Intervista a don Luigi Ciotti di Sergio Segio
«Finché saremo capaci di vedere e di denunciare le ingiustizie e il crimine, i corrotti e i corruttori non vinceranno», dice don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e di Libera, ricordando come il cardinal Martini, otto anni prima di “Mani Pulite”, individuasse la corruzione come una delle grandi malattie che corrodono la società. Anche Papa Francesco ha giudicato quel male peggiore del peccato e imperdonabile. Per contrastarlo, dice don Ciotti, serve anzitutto un grande impegno educativo, che metta in discussione il conformismo e i “valori” oggi dominanti, a cominciare dal denaro, divenuto un fine che giustifica ogni mezzo, e dall’avidità.

Perché è tutto nelle mani di ex Dc e margheritini

di Michele Prospero
Quando Rutelli uscì dal Pd, perché da lui percepito come un soggetto ormai troppo sbilanciato a sinistra, non sospettava l’inversione di rotta radicale che ben presto avrebbe trasformato il Nazareno in un luogo adatto per il raduno dei vecchi esemplari del moderatismo (non solo) cattolico. Con un Rutelli allarmato sulle insostenibili derive neo-socialdemocratiche del Pd, erano schierati Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, Ermete Realacci, Roberto Giachetti e Filippo Sensi, l’uomo comunicazione di Renzi. Non seguirono però, come invece fece Linda Lanzillotta, il loro capo nella scissione che, del resto, si è sgonfiata subito, senza lasciare traccia alcuna. Rimasero nel partito, un po’ in solitudine e confidando in tempi migliori.

Non disperdiamo il patrimonio del 4 dicembre

di Marina Boscaino
Ho concluso i lunghi mesi di militanza nei comitati per il NO alla riforma costituzionale con un interrogativo ed una convinzione. Partiamo dal primo, angoscioso soprattutto nei giorni precedenti al 4 dicembre, quando i rumore ci raccontavano di un’implacabile – per fortuna contraddetta dai fatti e dal risultato referendario – risalita del SÌ. Ciò che mi faceva davvero disperare era trovare una risposta ragionevole per capire come fosse stato possibile dover impiegare tanta energia, tanta fatica, tanti soldi, tutto il proprio tempo libero dal lavoro in assemblee, volantinaggi, seminari, convegni per spiegare una semplice realtà: comunque la si pensasse, non potevamo accettare che “bastasse un Sì” per modificare in un sol colpo 47 articoli su 139 della Costituzione.

Conflitti e convergenze nella "crisi esistenziale" europea

di Beppe Caccia 
Indirizzo: Rigaer Straße, 94. Nel giugno scorso a Berlino, lo scontro politico intorno alle “abitazioni collettive” della Rigaer Straße, al termine di un braccio di ferro iniziato sei mesi prima, raggiunge il suo acme: la polizia, inviata dal Senatore agli Interni (nella capitale tedesca, costituzionalmente equiparata a un Land federale, il governo municipale ha competenza anche sull’ordine pubblico) il cristiano-democratico Frank Henkel, sgombera i locali autogestiti al piano terra del civico 94.

L’austerità flessibile: il fallimento delle politiche economiche di Renzi

Intervista a Danilo Barbi di Roberto Ciccarelli
In questi anni i numeri del disagio lavorativo, della disoccupazione e delle povertà sono sensibilmente aumentati, ma non compaiono mai nelle “slide” e nella propaganda del governo Renzi. Il quale preferisce continuare a dare soldi e incentivi alle imprese e ai ceti più ricchi, anziché provare a rilanciare redditi, consumi ed economia. I trenta miliardi in tre anni dati dal governo alle imprese non hanno prodotto risultati apprezzabili. La CGIL ha elaborato un piano per l’occupazione straordinaria giovanile e femminile che costerebbe la stessa cifra ma che prevede la creazione diretta di 600 mila posti di lavoro.

La spoon river (bipartisan) del settore pubblico italiano

di Tommaso Nencioni 
Disoccupazione alle stelle, precarizzazione estrema, disinvestimenti nella scuola e nella ricerca, e ora classi dirigenti esultanti per l’alto numero di giovani che abbandonano il Paese. C’è in realtà del metodo in questa follia, ed ha molto a che vedere con la collocazione subordinata dell’Italia in una divisione internazionale del lavoro sempre più gerarchizzata. Se i profitti hanno preso la via della rendita e della speculazione, tassate in maniera vergognosamente bassa, il lavoro deve rispondere alla stagionalità e all’intercambiabilità imposte dai settori «sopravvissuti» (il turismo, ad esempio). L’industria o delocalizza o ricatta intere comunità chiedendo, in cambio della salvaguardia dell’occupazione, la rimozione dei diritti o la facoltà di avvelenare.

Lavoratori di tutto il mondo, combattete fra di voi!

di Amiche e Amici della Società senza Classi
1. Lo scorso autunno sembrava di essere di fronte ad una svolta politica. Un movimento di massa di migranti mostrava i limiti della fortezza Europa. Si trattava, ad ogni modo, di un movimento solamente nel senso letterale della parola e non era di certo il risveglio di una "moltitudine" che scuoteva le fondamenta dell'ordine dominante. I migranti non avevano altre richieste se non il diritto a rimanere in Europa, un diritto che avevano già temporaneamente affermato. In Germania, nella misura in cui lo Stato aveva fallito nel mobilitare risorse adeguate, la logistica coinvolta con l'arrivo dei rifugiati è stata lasciata per lo più ai volontari. Nel frattempo, la sinistra radicale ha cominciato a celebrare il collasso del regime della frontiera europea come se fosse un atto di "auto-potenziamento" o come "autonomia della migrazione".

Migranti, non si deve sparare nel mucchio

di Guido Viale
Il terrorismo che colpisce nel mucchio è difficile da combattere. Ma scoprire una cellula attiva tra popolazioni insediate da tempo in Europa (base indispensabile per ogni attività terroristica) è molto più difficile che individuare un terrorista imboscato tra un gruppo di profughi. Soprattutto se alla loro registrazione all’arrivo – o alla partenza con corridoi umanitari – corrispondesse il diritto a una libera circolazione in tutta Europa. Perché ciò per cui i profughi si oppongono alla registrazione, o la rendono inefficace, è il timore di rimanere intrappolati nel paese di sbarco. Che poi si traduce spesso nel famigerato decreto di espulsione differito che lascia allo sbando decine di migliaia di profughi (come Amis Amri) che il governo italiano non sa né rimpatriare né controllare rendendo facile il loro reclutamento da parte della Jihad.

Tra cittadini e Palazzo un abisso sempre più grande

di Angelo d’Orsi 
Lo so, dovremmo esserci abituati, dovremmo avere ormai gli anticorpi, dovremmo non stupirci più. E forse neppure arrabbiarci. Eppure... Eppure, al di là della rabbia, rimane un doppio quesito a cui non è facile trovare soluzione. Il primo riguarda il totale scollamento della classe politica, specialmente quella di governo (centrale e locale), dalla società: i rappresentanti dai rappresentati, gli eletti dagli elettori. Quando poi gli eletti lo sono grazie a una legge incostituzionale, oppure non hanno ricevuto alcun mandato parlamentare, neppure per tal via (si ricordi il caso clamoroso di Matteo Renzi), la cosa diventa evidentemente più grave. 

Il territorio come profitto e il governo delle multiutilities

di Fabio Neri
Nel precedente articolo sull’estrattivismo abbiamo in qualche modo scomposto il concetto in quattro fondamentali dimensioni. Luoghi reali e non-luoghi attraverso cui contemporaneamente riconoscere in che modo sta avvenendo il passaggio verso l’economia estrattivista, nuova fase del capitalismo su scala globale che chiude definitivamente con la precedente, già stravolta di fatto dalla messa in pratica della teoria monetarista più comunemente conosciuta come neoliberismo e applicata su scala globale. Il periodo precedente che si conclude è quello iniziato dopo la seconda guerra mondiale: lo stato soggetto economico regolatore dei rapporti di forza, redistributore di ricchezza (infrastrutture, industria nazionalizzata, estensione dei diritti salariali e previdenziali, servizio sanitario, etc.).

Mps, in punta di piedi. Altro che nazionalizzazione

di Vincenzo Comito
Ormai è certo che la ricapitalizzazione privata di Mps, ricercata con accanimento e con molto dispiego di forze da politici e «tecnici», nazionali ed internazionali, è fallita e che lo Stato interverrà sino a 20 miliardi di euro per salvare anche le due banche venete e le quattro banche regionali di cui si è tanto parlato. Il tutto richiederà al massimo una quindicina di miliardi e quindi c’è anche lo spazio per affrontare eventuali altri casi. Resta da superare l’ostacolo di Bruxelles (e, non tanto dietro le quinte, di Berlino); si immagina che Schauble e il suo fido scudiero Dijsselbloem faranno la faccia feroce, come è il loro solito (hanno già cominciato), in particolare quando si tratta di paesi «mediterranei», prima di dare il via libera.

Disuguaglianza e povertà in Italia

di Elisa Bacciotti
È il 23 dicembre, e a vedere i supermercati pieni di macchine parcheggiate sin dalle otto di mattina, le persone in fila alla cassa con i carrelli, pare quasi impossibile pensare che ci sia chi, di noi, non riesce a scaldare a sufficienza la propria casa o a consumare un pasto nutriente. Eppure l'ultimo rapporto Condizioni di vita e reddito pubblicato dall'Istat qualche giorno fa, ci racconta proprio questo. Che ci sono molti italiani che, non tanto a Natale, ma tutti gli altri giorni dell'anno, non possono permettersi l'essenziale.

Caso Poletti, la migliore risposta sono i Sì al referendum

di I Pettirossi
Le inaccettabili dichiarazioni del ministro Poletti riguardo il fenomeno dell’emigrazione giovanile hanno creato sconcerto in tutto il Paese, ma soprattutto hanno offeso un’intera generazione che subisce le conseguenze di politiche economiche sbagliate e di insufficienti risposte alla crisi. Fra queste ultime, quella del Ministro, il quale sostiene che tra coloro che emigrano c’è una quota di giovani dei quali il nostro Paese non avrebbe bisogno. L’allusione è ai peggiori che se ne vanno, rendendo in modo alquanto grottesco l’idea di un mondo diviso in peggiori e migliori, che può fare a meno dei primi.

György Lukács e la lotta per una «democrazia autentica»

di Matteo Gargani
In margine a una raccolta di scritti di Lukács contro lo stalinismo, che prende nome da una importante intervista del 1971, inedita in italiano. Dal 1930 in poi è presente nella produzione del filosofo ungherese la lotta per la «democratizzazione». Il tema della «trasformazione del lavoro in lavoro socialista». La radicale alterità di Lukács allo stalinismo. Il 28 giugno 1956 le maestranze degli stabilimenti Zispo di Poznań sono riunite per discutere il contenuto degli accordi raggiunti tra la propria delegazione di ritorno da Varsavia e il governo centrale. Dall’assemblea si stacca un corteo spontaneo, raggiunge il centro della città ingrossandosi, i principali edifici della città sono assaltati. Il bilancio della giornata sarà drammatico: 38 morti e 270 feriti.

Reddito minimo. Quando l'Italia ci provò

di Ugo Carlone
Fin dalla Raccomandazione CEE 441 del 1992, l’Europa aveva invitato i paesi membri a “riconoscere, nell’ambito d’un dispositivo globale e coerente di lotta all’emarginazione sociale, il diritto fondamentale della persona a risorse e a prestazioni sufficienti per vivere conformemente alla dignità umana” e a prevedere, per le persone le cui risorse fossero al di sotto di quelle giudicate sufficienti a coprire i bisogni essenziali, la “concessione di un sostegno finanziario differenziale che consentisse loro di disporre effettivamente di un importo adeguato”.

Riprendiamoci il Comune, è un programma di eccezionale attualità

di Vittorio Lovera
Importante attestato quello apparso su Il Manifesto [21.12.2016] da parte di Marco Revelli, per la Campagna di Attac Italia, “ Riprendiamoci il Comune”. Revelli risponde ai sempre interessanti stimoli di Luigi Meconi, “Nuovi linguaggi in campo. Ma non è l’anno zero” che a sua volta interloquisce su un precedente articolo di Revelli ( “L’urlo del No e il suo valore costituente” – Il Manifesto, 13.12.2016). Gli articoli citati sono riportati in calce a queste brevi considerazioni, per consentire a tutte/i, nella pausa festiva, di leggere, valutare e riflettere.

I dolori del giovane Renzi

di Filippo Errante e Nicola Cucchi
Con il voto del 4 dicembre si è indubbiamente chiusa un fase politica. Le politiche degli ultimi tre anni del Governo Renzi, infatti, avevano due obiettivi: da una parte, costruire il “Partito della Nazione”, con lo sfondamento nell’elettorato di centro destra, dall’altra, rilanciare l’occupazione attraverso politiche di stampo blairiano. Entrambi gli obiettivi strategici del Governo e del Partito Democratico risultano falliti, come si evince dai flussi elettorali espressi nel voto, tutto politico, del referendum costituzionale e dai dati sull’occupazione.

Contro il lavoro di Poletti. Intervista a Giulia Pavan

Intervista a Giulia Pavan di Global Project 
«Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi». Queste le parole che il ministro del lavoro Poletti ha pronunciato nella settimana in cui molti dei nostri “cervelli in fuga” si rimettono in viaggio per ricongiungersi ai propri cari e per le feste natalizie. Non è la prima volta che Poletti si fa notare per queste boutade, vero e proprio sintomo di una classe dirigente che pratica sempre di più una sorta di odio di classe dall’alto. Abbiamo intervistato Giulia Pavan, ricercatrice alla Toulouse School of Economics, che ieri è stata una delle voci della protesta dei ricercatori organizzata mercoledì 21 dicembre sotto la sede del Ministero del Lavoro.

Come funziona il Mattarellum: l’ennesima truffa delle oligarchie nazionali

di Aldo Giannuli 
Uno degli argomenti più ricorrenti a favore del Mattarellum che trova sorprendentemente consensi anche a sinistra e persino in ambienti M5s è quello per il quale in questo modo si elimina il fenomeno dei “nominati” senza ripristinare le aborrite preferenze. Per di più questo metodo avvicinerebbe l’eletto agli elettori. Vediamo nel merito di che si tratta. Il collegio uninominale maggioritario è nato nell’ottocento (a turno singolo come in Inghilterra o doppio come Francia) quando i partiti non esistevano e il parlamentare era il rappresentate del collegio e solo del collegio, o partiti erano solo “interni” al Parlamento e coincidevano con i gruppi parlamentari.

2016, anno di crisi industriali (sulla pelle dei lavoratori)

di Luisiana Gaita 
Dalla crisi dell’azienda di call center Almaviva Contact con un accordo saltato in piena bufera post referendum, al progetto di rilancio delle ex acciaierie Lucchini, a Piombino, fermo al palo. Nel mezzo anche il capitolo Ilva, il più grande impianto siderurgico a ciclo integrato d’Europa, il cui futuro (anche in termini di posti di lavoro) è tutt’altro che certo. Sono diverse le crisi aziendali ancora aperte in Italia, per alcune delle quali sono anni che non si trova una soluzione e con cui il nuovo Governo Gentiloni dovrà fare i conti. Nel frattempo, però, tra inchieste giudiziarie, bonifiche ambientali, vendite e acquisti, a farne le spese troppo spesso sono i posti di lavoro e, in generale, l’incertezza del futuro.

Sharing economy, quando a prevalere sono i «lavoretti»

di Jacopo Formaioni
Cresce ancora la sharing economy, con un numero sempre più alto di settori interessati: dal turismo al welfare, dalla finanza ai trasporti, alla cultura, passando per casa, scienza e lavoro. È vivace e dinamica, ma ancora fragile. Questo il quadro che emerge dall'annuale rapporto di Sharitaly: 8 milioni di italiani ne sono coinvolti, ma sono più del doppio quelli che dichiarano di avere usato almeno una volta un servizio all’insegna del “consumo collaborativo”.

I diritti dei disabili valgono più del pareggio di bilancio

di Marina Boscaino 
In seguito alla controversia tra Regione Abruzzo e Provincia di Pescara, la Corte Costituzionale ha pronunciato una sentenza destinata a fare storia, la 275/2016, che mette in discussione il noto art. 81 della Costituzione, quello che contiene il principio del pareggio di bilancio. La Corte afferma: “Il diritto all’istruzione del disabile è consacrato nell’art. 38 Cost., e spetta al legislatore predisporre gli strumenti idonei alla realizzazione ed attuazione di esso, affinché la sua affermazione non si traduca in una mera previsione programmatica, ma venga riempita di contenuto concreto e reale.

Mes: dittatura finanziaria in arrivo?

di Matteo Bortolon
«È l’inizio di una nuova dittatura europea?». «Il colpo di stato è pronto per l’Italia». Titoli non proprio rassicuranti, anche considerando la provenienza (l’International Business Times non parrebbe una testata incline al complottismo…); che non si riferiscono all’irrompere di forze populiste di destra o simili. Si riferiscono al Mes. Il Meccanismo Europeo di Stabilità, battezzato «Fondo salva-stati» (con un tocco di involontaria comicità) dai media ufficiali, fece parlare di sé quando fu istituito (2011-12), poi emerse nelle cronache politico-finanziarie a proposito della Grecia di Tsipras, poi si è nuovamente inabissato: nel regno della opacità informativa in cui galleggiano poteri poco noti ma pienamente attivi.

Contratto metalmeccanici, la sconfitta delle tute blu

di Giulio AF Buratti
Stavolta il No non ha vinto: il contratto dei metalmeccanici è stato approvato dall’80% dei lavoratori che hanno preso parte, tra il 19 e il 21 dicembre, alla consultazione organizzata da Fim, Fiom e Uilm, tutti e tre schierati a difesa di un accordo, siglato il 26 novembre, che, invece, per l’opposizione interna alla Cgil e per il sindacalismo conflittuale rappresenta una sconfitta secca, brutale, che va ad aggiungersi al catalogo cospicuo degli ultimi tre decenni. Questo contratto, come spiegheremo più avanti, è una torsione gravissima dei rapporti di forza nei luoghi di lavoro, è un taglio al salario e ai diritti e avrà delle conseguenze durature sul morale della classe operaia.

Piano Juncker e Piano Trump: infrastrutture per il mercato o per i cittadini?

di Olimpia Fontana 
Dopo anni di crisi economica e stagnazione sembra non esserci più dubbio che per sostenere la crescita economica bisogna puntare sugli investimenti. Se in Europa il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha lanciato il Piano di investimenti per l’Europa, il “piano Juncker”, oltreoceano il neo eletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato un piano di investimenti infrastrutturali «per far di nuovo grande l’America». Il punto non è più, come ha osservato Larry Summers, se si debbano realizzare maggiori investimenti, quanto piuttosto in quale quadro normativo ciò vada fatto.

Bilancio di Roma: non è una questione tecnica, ma politica

di Biagio Quattrocchi
Mentre social e giornali ironizzano sulle incompetenze tecniche della giunta, pubblichiamo un'analisi rigorosa di numeri e fatti che testimoniano la radice profondamente politica della decisione dei revisori. E la mancanza di strategia di chi aveva già accettato la "sfida" del rigore. Ancora con i riflettori puntati sulla vicenda dell’arresto di Raffaele Marra e l’ennesima riorganizzazione politica che ne è conseguita, la giunta Raggi rinciampa in un nuovo ostacolo. L’Organo di revisione economico-finanziaria (Oref) del Comune di Roma ieri (20 dicembre, ndr), come oramai noto, ha espresso parere negativo sul bilancio previsionale 2017, alla vigilia dell’approvazione in consiglio comunale.

Storia dei voucher tra i pianti della Fornero e il realismo capitalista di Monti

di Federico Giusti
Le dichiarazioni del ministro Poletti, per il quale la fuga di tanti giovani laureati all'estero non sarebbe un problema ma una sorta di liberazione, hanno fatto infuriare molti, anche chi nel recente passato non si è impegnato per contrastare adeguatamente il voucher. Hanno provocato indignazione e rabbia toni e contenuti delle dichiarazioni, la tracotanza tipica di un potere per il quale i problemi reali non esistono o vengono sottovalutati. Il numero crescente di giovani all'estero è causato non dalla ricerca di luoghi ameni dove oziare ma dal semplice fatto che il lavoro spesso e volentieri non si trova in Italia soprattutto se vivi nelle isole o nelle regioni meridionali dove piu' del 35% degli under 32 non ha una occupazione, non studia, è praticamente fermo.

L’intero segreto della concezione critica. Sul lavoro in Lukács e Marx

di Matteo Gargani 
I. Nel gennaio 1868, armato della consueta mordacità, Marx confessa al sodale di sempre Friedrich Engels come il «Kerl» di turno, Privatdozent di filosofia ed economia politica a Berlino Eugen Dühring, abbia mancato il senso del I libro de Il Capitale. L’«intero segreto della concezione critica» – scrive Marx riferendosi proprio alla sua «Critica dell’economia politica» – sta nel fatto che «se la merce ha il doppio carattere di valore d’uso e valore di scambio, allora anche il lavoro rappresentato nella merce deve avere carattere doppio». Centrale è quindi la distinzione tra «lavoro astratto» e «lavoro concreto», sfuggita non solo a Dühring, ma secondo Marx anche agli stessi fondatori dell’economia politica: «la semplice analisi fondata sul lavoro sans phrase come in Smith, Ricardo ecc. deve sempre andare a sbattere in questioni inesplicabili»1.

#iononsonouncosto: una questione di dignità

di Simona Brugnoni
Lavoro da più di 25 anni in Telecom Italia, ora ribattezzata TIM per un’operazione di rinnovamento del brand: ho scelto di lavorare nel suo centro studi poco dopo la laurea e qui sono rimasta, anche quando il settore delle TLC era in fermento e ricco di offerte di lavoro, principalmente per la qualità dei colleghi, professionalmente preparati, culturalmente attivi e socialmente impegnati. Eravamo 100.000 dipendenti nel 2000, ora siamo poco più di 50.000.

Soldi ai cittadini, non alle banche. Il 54% degli europei a favore del QE for people

di Bin Italia 
Un recente sondaggio mostra che un’ampia maggioranza (54%) della popolazione europea sarebbe a favore di un “Helicopter Money” da parte della BCE destinato ai cittadini. Altri risultati evidenziano le molte ragioni per cui varrebbe la pena sperimentare questa idea. Dal sondaggio si rileva che la maggioranza degli europei vorrebbe ricevere denaro direttamente dalla BCE che sta elargendo con il Quantiative Easing 80 miliardi di euro ogni mese alle banche. La proposta dell’ “Helicopter Money”, cioè di destinare questi soldi direttamente ai cittadini europei è sostenuta da numerosi economisti. L’iniziativa è chiamata QE4People.

Come si identifica (e come si storicizza) il Modernismo italiano

di Mimmo Cangiano
I. Dimenticate quel libro!
Nei libri su cui abbiamo studiato il termine Modernismo non c’era.[1] La produzione culturale italiana del primo ‘900 era di volta in volta definita con sintagmi e parole differenti quali “rivolta spiritualista”, “reazione al Positivismo scientista”, “decadentismo”. Qualche critico più militante si arrischiava nell’uso del lukácsiano “irrazionalismo”, senza però registrare che, fuori dalla connessione col concetto di Modernismo, quel termine risultava alquanto ambiguo e in definitiva controproducente: evocava infatti misticismi e “cavalierati dello Spirito” (eh, “lo Spirito a cavallo”, scherzava Croce col principe Casati) che poco avevano a che fare con la frantumata coscienza – cioè con la frantumata realtà – del ventesimo secolo.

Includere chi è senza diritti e tutele. Intervista a Maria Grazia Gabrielli

Intervista a Maria Grazia Gabrielli di Roberta Manieri
Anno bisesto anno funesto, dice un detto popolare. Maria Grazia Gabrielli, segretario generale della Filcams Cgil, il 2016 che anno è stato per le lavoratrici e i lavoratori del vostro settore?
"Per utilizzare una locuzione forse un po’ abusata quando si fanno i bilanci di fine anno posso definire il 2016 un anno intenso. È stato un anno che ha visto instabilità e incertezze sul fronte del lavoro: ancora troppe le crisi aziendali, la messa in discussione del posto di lavoro, gli abusi da contrastare, le forme di precarietà e di sfruttamento. Le nostre battaglie quotidiane sono state rivolte a difendere la continuità del lavoro in un cambio appalto, a contrastare la disdetta di un contratto integrativo, a difendere e ricercare soluzioni per mantenere l’occupazione difronte ad un esubero o una terziarizzazione dell’attività.

Genitori ministri e figli: i Poletti, i Fornero e i luoghi in cui iniziare a fare pulizia

di Loris Campetti
In fondo in fondo, il tanto bistrattato ministro del lavoro Giuliano Poletti un pregio ce l’ha: nei suoi profili e curricula non si è mai spacciato per laureato, limitandosi a presentarsi come un onesto diplomato agrotecnico, a differenza della sua collega Valeria Fedeli, plenipotenzaria di istruzione e università che non ha neanche un diploma di maturità, ma si faceva chiamare dottoressa. Poletti è uomo tutto d’un pezzo, sempre fedele (non Fedeli) alla causa: consigliere e assessore Pci e Pds dalla Romagna a Bologna, prima presidente Legacoop a Imola, poi in Emilia Romagna, quindi vicepresidente nazionale e infine presidente nazionale dell’Alleanza cooperative italiane.

Abbiamo detto NO e non ci basta!

Siamo quelli che hanno detto NO in piazza alla Leopolda di Firenze il 5 novembre, il 27 novembre a Roma e il 4 dicembre nelle urne. Siamo scesi in piazza in decine di migliaia di persone a Roma, venendo dalle grandi città e dalla province, dai territori devastati dalle grandi opere, dalle periferie e dalle zone terremotate. Siamo le stesse persone che, tra milioni di altre, hanno respinto la riforma costituzionale: i giovani e giovanissimi, gli abitanti del Sud Italia e tutti coloro per cui la povertà è un certezza e il futuro un dubbio.

Cosa avremo in cambio dalle banche per il nuovo salvataggio pubblico da 20 miliardi di euro?

di Luca Aterini 
Per «ripatrimonializzare banche che non presentano problemi di solvibilità ma che non hanno superato i test di resistenza a ipotetici scenari avversi», come anche per «garantire l’accesso alla liquidità in caso di tensioni su questo fronte», il governo tirerà a breve fuori dal cilindro un fondo con risorse «fino a un massimo di 20 miliardi di euro»; ovvero, un ammontare che vale quasi quanto l’indebitamento netto finora previsto dall’intera legge di Bilancio 2017, 27,03 miliardi netti. Questi nuovi 20 miliardi di euro, nella misura in cui verranno effettivamente impiegati, saranno reperiti emettendo nuovi titoli di debito pubblico.

Quella umanità condannata a una perenne non vita virtuale

di Alberto Giovanni Biuso
Ogni oggetto, ogni evento, ogni sentimento e creazione hanno bisogno, per essere davvero compresi, di uno sguardo filosofico. È questo sguardo che la Critica dei morti viventi cerca di esercitare sulla figura dello zombi. O meglio degli zombi, poiché «gli zombi sono morti che tornano in vita, gli zombi sono sempre più di uno, gli zombi sono una massa indifferenziata» (Antonio Lucci, in Critica dei morti viventi. Zombie e cinema, videogiochi, fumetti, filosofia, a cura di Cateno Tempio, Villaggio Maori Edizioni, pp. 110, euro 14).

I licenziamenti della Volkswagen e il problema tedesco

di Vincenzo Comito
Solo a un lettore dei giornali un po’ frettoloso il recente annuncio della casa dell’auto tedesca relativo al licenziamento di 30.000 addetti, di cui 23.000 in Germania, nonché al taglio dei costi annuali per 3,7 miliardi, può essere sembrato come collegato soltanto al recente scandalo delle emissioni. In realtà, la notizia dei licenziamenti, che viene comunque con la parallela assunzione di 9.000 nuovi addetti nei settori nuovi, va messa soprattutto in relazione alle grandi e veloci trasformazioni in atto nel mercato e nelle tecnologie del settore. I produttori tedeschi, nonostante la loro forza finanziaria e di mercato, nonché i lavoratori dello stesso e di altri paesi, rischiano di perdere parecchi colpi rispetto al nuovo che avanza implacabile.

Il 2017 può essere l'anno del lavoro

Cancellare i voucher e abrogare sia le norme che impediscono il reintegro in caso di licenziamenti illegittimi sia quelle che limitano la responsabilità solidale degli appalti. È questo, in sintesi, quanto chiedono i tre quesiti referendari a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare sulla Carta dei Diritti Universali del Lavoro, presentati dalla Cgil. Il 2017, quindi, potrebbe essere davvero l'anno giusto per una svolta sul lavoro. Già l'11 gennaio, infatti, la Corte Costituzionale deciderà sull'ammissibilità dei tre quesiti referendari. Una scadenza che si avvicina a grandi falcate, e che ha già scatenato reazioni scomposte all'interno del nuovo governo Gentiloni.

L’avvenire è ormai quasi passato

di Domenico Gallo
Dopo la strage dei mercatini di Natale avvenuta a Berlino la sera di lunedì, torna alla mente lo storico discorso con il quale il Presidente Kennedy il 26 giugno del 1963 incoraggiava gli abitanti di Berlino a non perdere la speranza di fronte a circostanze storiche drammatiche, dichiarandosi anche lui berlinese: Ich bin ein Berliner. Berlino è proprio la città dove la guerra fredda ha determinato il massimo della tensione fra i due blocchi e dove la caduta del muro, il 7 novembre del 1989, ha sancito la fine della guerra e l’inizio di una nuova era che preannunciava un avvenire di pace, libertà e fratellanza fra i popoli.

MontePaschi “nazionalizzata”, per socializzare le perdite

di Claudio Conti
E che Stato sia… Alla fine MontePaschi viene ripresa sotto il controllo pubblico, come sempre avviene quando “il mercato” fallisce. Nessuno – neanche l'Unione Euroea, che ha autorizzato l'operazione – mostra neanche un briciolo di stupore. Essì che viviamo in un mondo dominato dall'ossessione per la privatizzazione di tutto ciò che è pubblico, dall'astio scandalizzato verso qualsiasi ruolo dello Stato nell'economia. Facciamo un breve elenco?

Il sacco di Babbo Natale

di I Diavoli
Se i movimenti dei mercati fossero una guerra, quella che è andata in scena nel 2016 sarebbe una campagna d’Italia in piena regola, con tanto di sacco del Belpaese ad opera di armate che calano dall’altra parte delle Alpi. Con Vivendi salita a circa il 26% del capitale di Mediaset, e intenzionata a raggiungere il 30, l’azienda televisiva di Cologno è sotto attacco del finanziere bretone Vincent Bolloré, che già detiene il 25% di Telecom, per quella che si appresta a diventare una delle battaglie cruciali della campagna d’Italia. E mentre si organizzano gli schieramenti per il controllo del 35% flottante di Mediaset, lo scontro si arricchisce di ulteriori strascichi a colpi di carte bollate e richieste d’intervento da parte del governo per difendere l’italianità dell’azienda controllata da Fininvest. 

Storica astensione degli Usa, approvata la risoluzione Onu contro le colonie israeliane

di Michele Giorgio 
Grazie a una astensione, senza alcun dubbio storica, degli Stati Uniti, ieri sera il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato una risoluzione di aperta condanna degli insediamenti coloniali israeliani costruiti contro il diritto internazionale nei Territori palestinesi occupati. Le colonie – si legge nel testo – «non hanno validità legale». E’ il colpo di coda di Obama che Benyamin Netanyahu temeva e che ha cercato in tutti i modi di impedire. Gli Stati Uniti non possono appoggiare gli insediamenti coloniali e la soluzione dei Due Stati nello stesso tempo, ha spiegato la decisione di astenersi l’ambasciatrice americana all’Onu, Samantha Power. Rabbiosa la reazione di Israele.

ZAD: tra autogestione e resistenza. Dalla Francia una storia d’alternativa e di un fallimento politico

di Ilaria Fortunato
Da 50 anni Notre Dame des Landes resiste. Lontana dai pleonasmi e dagli atavici sfarzi aristocratici dei castelli della Loira, NNDL (Notre-Dame-des-Landes è un comune francese di 1.961 abitanti situato nel dipartimento della Loira Atlantica nella regione dei Paesi della Loira, ndr) ha eretto un’inespugnabile fortezza difensiva contro la speculazione capitalistica del gigante dell’edilizia Vinci. Definita come la “lotta più antica di Francia” la ZAD fa paura, o quasi. ZAD, il cui acronimo sta per Zona da Difendere (Zone à Défendre) non è una nuova parola in Francia, dove la contestazione dei grandi progetti inutili ha stimolato la nascita di movimenti di resistenza e autogestione su larga scala.

Al voto con una legge democratica, la parola alla corte

di Antonio Caputo
Italicum, un pasticciaccio brutto. La "migliore legge del mondo" secondo i suoi autori, che ora tutti, anche Renzi, nella riunione di domenica della Direzione del suo partito dopo la batosta referendaria, dichiarano di voler cambiare. Col mistero di ciò che era contenuto nel famoso foglietto consegnato a Cuperlo, non mettendosi d'accordo sul come. Mentre incombe l'udienza della Corte costituzionale, chiamata a decidere sulla sua legittimità costituzionale da cinque Tribunali italiani, a seguito di iniziative processuali proposte nell'ultimo anno dal gruppo degli avvocati c.d. anti-italikum, nell'ambito del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale che ha promosso anche il comitato referendario per il No, con esclusione di ogni interferenza di partiti, gruppi o movimenti politici.

Voucher: tutte le cose non dette (e perché è necessario intervenire)

di Daniela Minnetti e Davide Serafin
Nei giorni scorsi il responsabile Economia del Partito Democratico, Filippo Taddei, è intervenuto su un tema che – finalmente! Lo denunciamo da mesi – è entrato nel dibattito pubblico, e cioè lo sfruttamento a mezzo voucher. Registriamo, bisogna dirlo, un improvviso cambio di rotta, dato che il 26 aprile lo stesso Taddei dichiarava che tutto andava bene, e che per i voucher fosse necessario solo introdurre un correttivo: Le parole di Taddei segnano un cambio di linea, tanto che nel primo paragrafo troviamo scritto che «in politica capita spesso di confondere il problema con lo strumento e i presenti con i responsabili. […] Non siamo stati noi ad introdurre i voucher e non siamo stati noi a liberalizzarne l’uso».

Benvenuti nel deserto della postinformazione

di Luca Celada 
«Il 2016 è stato un anno storico e turbolento», sostiene con marcato senso eufemistico Mark Zuckerberg in un messaggio video di fine anno registrato dal fondatore di Facebook assieme all’amministratrice Sheryl Sandberg, parte di una serie occasionale di «one-on-ones» in cui i due dirigenti discutono di temi «social». Questo particolare «tête-à-tête» ha avuto una eco negli Stati Uniti e in Europa per la valutazione con la quale Zuckerberg ha definito Facebook un nuovo tipo di mass media. «Facebook non è un tecnologia tradizionale», ha detto il 31enne fondatore del social network che raggiunge di gran lunga più utenti di qualunque radio, televisione o giornale della storia.

Il giglio magico alla «prova poltrona»

di Marina Della Croce
Come previsto la nomina dei sottosegretari slitta di una settimana. Se ne riparla il 28 dicembre. Sarà un test eloquente per diversi motivi, tra i quali stavolta non figura il riflesso degli equilibri di potere interni alla maggioranza. La maggior parte dei sottosegretari sarà confermata, da quel punto di vista il listone dirà quindi ben poco. In compenso le scelte di Paolo Gentiloni e di Matteo Renzi indicheranno quali possibili alleanze ha in mente il Pd una volta tramontato il miraggio del partito a vocazione maggioritaria. Inoltre sarà un primo test per vagliare quanto il premier intenda assecondare sempre le decisioni del suo predecessore e quanto invece voglia smarcarsi e conquistare da subito autonomia.

Lettera dal carcere: Europa non ignorare quello che avviene in Turchia

di Aslı Erdoğan
Cari amici, colleghi, questa lettera è scritta dal carcere femminile di Barkirköy, situata fra un manicomio e un vecchio lebbrosario. In questo momento, un numero stimato fra i 150 e i 200 “giornalisti” – un record mondiale – sono imprigionati in Turchia e io sono una di loro. Io sono una scrittrice, solo una scrittrice, autrice di otto libri tradotti in varie lingue inclusa quella francese (pubblicati da Actes Sud)*. Dal 1998 ho lavorato come commentatrice cercando di combinare letteratura e giornalismo. Gli ultimi due Premi Nobel mettono in evidenza quanto siano giustamente rimessi in discussione i limiti rigidi della letteratura.

Sud comune, l’antiperiodico volto al globale

di Claudio Dionesalvi 
Per chi volesse orientarsi nel presente caotico e magari tornare a coltivare l’ambizione di capovolgerlo, può risultare preziosa la lettura di Sud comune, l’antiperiodico edito da DeriveApprodi pensato a sud e orientato al globale. Oltrepassato il confine della gestazione, alla sua seconda uscita la rivista proietta un raggio di temi che vanno dalle mutazioni del campo neoliberista all’analisi delle odierne forme dello sfruttamento, passando per l’inchiesta su fenomeni come le migrazioni e l’uso capitalistico della conoscenza. È un laboratorio negli approfondimenti e propulsivo nell’elaborazione di un lessico adeguato alla fase storica attuale.