La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 24 dicembre 2016

ZAD: tra autogestione e resistenza. Dalla Francia una storia d’alternativa e di un fallimento politico

di Ilaria Fortunato
Da 50 anni Notre Dame des Landes resiste. Lontana dai pleonasmi e dagli atavici sfarzi aristocratici dei castelli della Loira, NNDL (Notre-Dame-des-Landes è un comune francese di 1.961 abitanti situato nel dipartimento della Loira Atlantica nella regione dei Paesi della Loira, ndr) ha eretto un’inespugnabile fortezza difensiva contro la speculazione capitalistica del gigante dell’edilizia Vinci. Definita come la “lotta più antica di Francia” la ZAD fa paura, o quasi. ZAD, il cui acronimo sta per Zona da Difendere (Zone à Défendre) non è una nuova parola in Francia, dove la contestazione dei grandi progetti inutili ha stimolato la nascita di movimenti di resistenza e autogestione su larga scala.
A Bure una rete di protesta si è scagliata contro la costruzione di una struttura per lo smaltimento dei rifiuti nucleari, a Sivens un’ulteriore ZAD è sorta per contestare il progetto di costruzione di una diga nel bacino della Garonna.
Ma la ZAD di Notre Dame des Landes è quella che fa più parlare, che ha ingoiato i media e li ha costretti a confessare anche quando il potere borghese, di rivolta o alternativa, non ne vuole sentir parlare.
Nato durante gli anni 60, il progetto dell’aeroporto di si confronta sin da subito con la coriacea opposizione del mondo contadino. Associazioni, comitati di supporto e difesa vengono alla luce; ma siamo solo agli inizi. Il progetto, messo in veglia durante gli anni 80/90 verrà riesumato agli albori degli anni 2000 e scatenerà la creazione dell’ACIPA (Associazione Cittadina Intercomunale in Difesa delle Popolazioni interessate dal progetto), così come il Coordinamento degli Oppositori al progetto dell’Aeroporto che oggi ha assorbito un numero considerevole di associazioni, sindacati e movimenti politici.
Nel 2008, quando la presunta utilità pubblica del progetto è dichiarata, il gruppo “Habitants qui resistent” (Abitanti che Resistono) lancia l’iniziativa di occupazione del territorio interessato. “Occupate la ZAD” è la parola d’ordine. L’appello sarà celermente accolto: ecologisti
radicali ed anticapitalisti convergono a Notre Dame des Landes, discutono, si ascoltano, si organizzano. Si occupano ritrovi abbandonati, fattorie, si costruiscono capanne. I sabotaggi e gli atti di resistenza si moltiplicano di fronte ai numerosi tentativi di espulsione e le copiose somme finanziarie offerte ai contadini al fine di abbandonare la zona adibita alla costruzione fanno chinare il capo a qualcuno e in egual modo rafforzano chi resiste a testa alta. Nel 2012 i primi processi alzano la bandiera della repressione contro i migliaia di manifestanti che occupano il territorio, scatenando la gremita manifestazione di protesta che con i suoi 10.000 partecipanti e 200 trattori scoraggia il governo, frenando un gran numero di ricorsi giudiziari.
Durante il mese di ottobre, la distruzione di numerose strutture occupate e l’impiego di 2000 agenti delle forze dell’ordine in quella che resterà tristemente alla memoria come “la sconfitta dell’operazione César” termina con l’installazione a lungo termine della celere sul terreno militante e la creazione di una commissione di dialogo con il governo. Con l’occupazione della fattoria di Bellevue nel 2013
l’occupazione poliziesca giunge rapidamente a termine e i tentativi di costruzione continuano ad essere sabotati. Il 22 febbraio del 2014 in
occasione dell’annunciata apertura dei cantieri, 50.000 persone sfilano a Nantes in presenza di numerosi affronti con la polizia. Affronti che, colpiranno non soltanto la ZAD di NNDL e che, durante la giornata del 25 ottobre, porteranno all’assassinio di Rémi Fraisse sulla ZAD di Sivens.
Nell’autunno del 2015 il primo ministro Manuel Valls dichiara di voler ancora intraprendere la costruzione dell’aeroporto e violente procedure di espulsione sono messe in atto. Procedure che, grazie all’instancabile resistenza adoperata dalle forze oppositrici e dal rapporto di forza instaurato nei confronti del governo francese, falliscono miseramente.
Il 2016 si conferma come un ulteriore anno di operazioni d’evacuazione. Ma Notre Dame des Landes resiste.
La ZAD resiste. Da 50 anni.
Ma qual è la caratteristica interessante di questa tenace lotta? La sottrazione di centinaia di ettari al colosso Vinci destinati alla
ridistribuzione e alla coltivazione autogestita dei terreni costituisce un evento certamente singolare che ha rivelato l’impellente necessità di
edificare un’autonomia che si distaccasse dalla logica del profitto del sistema capitalista vigente. L’occupazione degli spazi e lo spirito
d’autogestione sono infatti gli elementi cardinali che hanno permesso alla comunità della ZAD di NDDL di costruire quotidianamente la lotta e di organizzarsi in vista della forte repressione adoperata dal governo francese. L’utilizzo di tecniche di sabotaggio impiegate in vista
dell’intervento delle forze dell’ordine e la forte resistenza impiegata dagli zadisti sono stati di certo fondamentali. La logica ecologista e
anticapitalista che ha spinto numerosi contadini a schierarsi contro l’ennesimo progetto inutile è stata infatti la scintilla che ha stimolato una solidarietà su larga scala e ha permesso una convergenza plurale sul territorio dove molteplici realtà di lotta hanno avuto modo di intrecciarsi. O forse soltanto di conoscersi. La lotta di NDDL è infatti rimasta laddove essa è nata, nel suo lembo di terra, nel suo
angolo di collettivismo e autogestione agricola che non ha saputo abbracciare globalmente la realtà dello scenario politico contro il
quale l’impellenza dell’edificazione di un fronte comune di lotta reclama a gran voce la sua esistenza.
Se Notre Dame des Landes è la culla della resistenza ed ha fino ad ora accolto la variegata moltitudine delle realtà politiche, è necessario affermare come questa non sia stata capace di esportarle, di cogliere la tangibilità di un mondo che, oltre le barricate, continua ad avanzare.
Difendere è necessario; ma costruire un’alternativa che si apra su tutti gli scenari è, in effetti, tutta un’altra storia.
La ZAD resiste. E poi?

Fonte: Popoffquotidiano.it 

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