La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 22 dicembre 2016

Lezione romana

di Giuseppe Aragno
Premetto che il movimento di Grillo non è in cima ai miei sogni e aggiungo, però, che non sono scemo e trovo che il baraccone mediatico costituisca ormai un problema da codice penale. Se il Corsera, Repubblica e compagnia cantante domattina uscissero assieme con titoli a tutta pagina e la notizia certa – gli asini volano! – non mi scandalizzerei. Cercherei, questo sì, di capire “cui prodest” e mi preparerei alla battaglia.
E’ sotto gli occhi di tutti ormai: il tiro a segno sull’Amministrazione romana non conosce soste. Fin qui, nulla di nuovo sotto il sole. Il caso Marino dovrebbe averci insegnato qualcosa e non mi importa nulla se in tanti gongolano soddisfatti: chi di spada ferisce, di spada perisce… Non m’importa, perché, parliamoci chiaro, qui non stanno infilzando solo i grillini. Stanno praticando in maniera modernissima il metodo squadrista e ogni giorno è una purga. Fissato il principio e collaudata la medicina, prima o poi la manganellata toccherà a chiunque si azzardi a mettersi di traverso. Mi pare di sentire la replica auto-tranquillizzante: Ma dai! E che sono la Raggio io? Ok, non sei la Raggi, ma un eccesso di sicurezza potrebbe costarci caro.
In un “Paese normale” – e qui sotto il sole le novità ci sono e non sono buone – in un Paese civile, al di là di quello che vale davvero la giovane sindaca, la maggior parte dei colpi che le stanno sparando si sarebbe rivelato un autentico boomerang. Anche un deficiente matricolato si sarebbe indignato per l’indecente faccia tosta del PD e avrebbe avuto ragionevoli e fondatissimi dubbi. Cose da pazzi! – avresti sentito dire per strada dalla gente – Ma questi pensano proprio che siamo tutti completamente scemi? Possibile che dopo una vittoria così schiacciante, dopo una campagna elettorale in cui s’è vista all’opera e pareva un’intelligenza media, se non altro un po’ più capace del compagno “faccia di culo Giachetti”, questa non muove un passo, se non succede un casino? Possibile che sono mesi che sbagliano tutto, lei e i suoi, e non gliene va bene una nemmeno per caso? Possibile che il meglio del peggio grillino sia concentrato tutto a Roma e tutto attorno alla Raggi?
Non è possibile, non è normale, non è credibile e – ciò che più conta – è evidentemente costruito a tavolino dai camerati che bivaccano nel PD. L’ultima in ordine di tempo è la faccenda del bilancio bocciato. Ma chi l’ha bocciato? L’Oref, l’ha bocciato, non lo sai? Ma che domande fai?
Domando, perché mi pare chiaro che l’Oref sia formato da una banda di tecnocrati armati di tutto punto e pronti a far rispettare il patto di stabilità. Chi ha voluto tutto questo ha le idee chiare: vuole privatizzare le aziende pubbliche comunali, dirette o partecipate, e allo stesso tempo far credere alla gente che Raggi e soci non valgono niente. Uno può dire che è vero, un altro che non ce ne importa, ma qui casca l’asino.
Il bilancio bocciato non è solo un problema dell’Amministrazione romana e nel mirino, al di là dell’apparenza, non c’è solo la Raggi. Su questo scoglio, senza una risposta comune delle città in cui si prova a sconfiggere la ricetta neoliberista, finiranno progressivamente molte navicelle che oggi navigano in ordine sparso. Checché se ne dica, io penso che su questa rotta le nostre navi debbano mettersi in formazione, “fare flotta” e puntare assieme i cannoni su un solo bersaglio: le regole del neoliberismo. Non parlo di alleanze politiche, ma – mi si passi il termine – “militari”. E lo dico, perché, se ancora non si è capito, questa è una guerra e più numerosi saranno i sindaci che la combatteranno, più unite le armi che abbiamo e più speranze avremo di avviare o consolidare un cambiamento reale.

Fonte: blog dell'Autore 

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