La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 22 dicembre 2016

Chi trae profitto dal ‘momento Sarajevo’ della Turchia?

di Pepe Escobar
Veniamo al punto: Ankara non è Sarajevo nel 1914. Questo non è il preludio alla III Guerra mondiale. Chiunque abbia tramato per l’assassinio dell’Ambasciatore russo in Turchia, Andrej Karlov – un diplomatico della vecchia scuola, freddo, calmo, compassato – rischia un potente contraccolpo. L’assassino, Mevlut Mert Altintas, era un ventiduenne, diplomato dell’accademia di polizia. Era stato sospeso dalla Polizia Nazionale Turca (TNP) per sospetti collegamenti con l’Organizzazione Terrorista Gülenista (FETO)*, dopo il fallito golpe del 15 luglio contro Erdogan, ma era tornato in servizio in novembre.
Non è un segreto che i Gulenisti hanno pesantemente infiltrato la TNP, e quindi una particolare conseguenza dell’attacco sarà un giro di vite ancora più implacabile, di Erdogan e dell’AKP nei confronti della rete di Gulen. L’indagine turca dovrà focalizzarsi non soltanto sul grosso fallimento del servizio di sicurezza nella Galleria d’arte moderna di Ankara – ma ben oltre. Non è molto rassicurante che il Ministro degli Interni turco Suleyman Soylu abbia rilasciato una concisa dichiarazione tre lunghe ore dopo i fatti.
L’assassino con un complete nero e la cravatta urlava degli sloga sulla vendetta, compresi “per Aleppo” e il necessario “Allau Akbar”– sia in turco che in un arabo stentato, un qualcosa che poteva stabilire un collegamento con la retorica di un gruppo islamista, anche se questa non è una prova decisiva.
Il periodo dell’evento è fondamentale. L’assassinio è accaduto soltanto un giorno prima che era stato fissato che i Ministri degli esteri di Russia, Turchia e Iran si incontrassero a Mosca per un dibattito strategico fondamentale riguardo alla Siria. Erano stati già strettamente a contatto nelle settimane precedenti per decidere il modo in cui fare un accordo completo per Aleppo e oltre.
E questo proprio dopo l’accordo stabilito in precedenza, tra Putin ed Erdogan, che implicava che non meno di migliaia di “ribelli moderati” che rispondevano agli ordini della Turchia fossero in grado di usare un “corridoio” per uscire da Aleppo. Ankara aderiva completamente al piano. Questo di per sé elimina la possibilità di una operatività sotto falsa bandiera provocata da Ankara.
Il Presidente Putin, da parte sua, aveva chiarito bene che voleva essere informato sull’identità di chi aveva “guidato” l’assassino. Questa è una cosa che potrebbe essere interpretata come un codice velato per l’intelligence che ne era già molto al corrente.
Il quadro complessivo
Sul fronte bilaterale, Mosca e Ankara stanno ora operando a stretto contatto riguardo a una strategia antiterroristica. Il ministro della Difesa turco è stato invitato in Russia per dei negoziati su un sistema di difesa antiaereo. Il commercio bilaterale sta prosperando di nuovo e comprende la creazione di un fondo comune di investimento. Sul fronte importantissimo dell’energia, il gasdotto denominato Turkish Stream, malgrado l’ossessione dell’amministrazione Obama riguardo alla sua deviazione, è diventato l’argomento di una legge statale ad Ankara all’inizio di questo mese.
Gli atlantisti sono sconvolti che Mosca, Ankara e Teheran siano ora del tutto impegnati a ideare un futuro siriano del dopo Battaglia di Aleppo, con l’esclusione esplicita del gruppo NATO-GCC (Consiglio di Cooperazione del Golfo).
E’ in questo contesto che deve essere interpretata la recente presunta cattura di una “manciata” di operatori del NATO-GCC –impiegati nella “coalizione” guidata dagli Stati Uniti – per mano delle Forze Speciali siriane.
Il membro siriano del Parlamento, Fares Shebabi, capo della Camera di Commercio ad Aleppo, ha pubblicato i nomi dei funzionari della coalizione arrestati; la maggior parte sono Sauditi; c’è un Qatariota; la presenza di un marocchino e di un giordano si spiga con il fatto che il Marocco e la Giordania sono membri “non ufficiali” del GCC.
E poi ci sono un turco, un americano (David Scott Winer) e un israeliano. La NATO, quindi si presenta soltanto tramite due operatori, ma il collegamento tra NATO e GCC è più che costituito. Se questa informazione procede – e questo è ancora un grosso “se” – questi potrebbero essere membri del personale militare e comandanti di campo che in precedenza consigliavano i “ribelli moderati”e che ora sono una formidabile merce di scambio nelle mani di Damasco.
Sia la NATO che il GCC restano assolutamente zitti; non sono apparse neanche non smentite di smentite. Questo potrebbe implicare un accordo fatto in segreto per il rilascio dei prigionieri molto preziosi, rafforzando ulteriormente la stretta di Damasco.
E’ stato il Presidente Putin che ha quasi stabilito, di fatto, un asse Russia-Iran-Turchia che si occupa dei fatti concreti che avvengono sul terreno siriano – in parallelo con la farsa attuale dell’ONU a Ginevra, di nessuna soluzione e piena di retorica. Mosca, diplomaticamente sottolinea che il lavoro dell’asse è complementare a Ginevra. Di fatto, è l’unica opera basata sulla realtà. E si ipotizza che firmi e chiuda parametri definitivi concreti prima che Donald Trump entri alla Casa Bianca.
In breve, il progetto del cambiamento di regime in Siria da molti miliardi di dollari del gruppo NATO-GCC è quasi miseramente fallito. Il furbo Erdogan sembra avere appreso la sua lezione di realpolitik. Ciò nonostante, sul fronte atlantista, questo apre una miriade di strade dove incanalare il risentimento geopolitico.
Il quadro complessivo non potrebbe essere più assolutamente insopportabile per gli Atlantisti neoconservatori/neoliberal/conservatori. Ankara, sta gradualmente virando verso la strada euroasiana ; arrivederci all’UE, benvenuto sulle Nuove Vie della Seta, anche note come Una Cintura, una Strada, guidate dalla Cina (OBOR – One Belt, One Road), l’Unione Economica dell’Eurasia guidata dalla Russia EEU), l’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (SCO); il partenariato strategico tra Russia e Cina, e la Turchia come centro fondamentale dell’integrazione in Eurasia.
Affinché avvenga tutto questo, Erdogan ha concluso che Ankara debba aderire alla strategia a lungo termine di Cina e Iran per pacificare e ricostruire la Siria e farne un centro fondamentale anche delle Nuove Vie della Seta. Sia questo che una “alleanza” di interessi passeggeri con il Qatar, l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti, sono certamente sciocchezze.
Ma datemi retta, ci sarà del sangue.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: RT.com
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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