La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 24 dicembre 2016

Il sacco di Babbo Natale

di I Diavoli
Se i movimenti dei mercati fossero una guerra, quella che è andata in scena nel 2016 sarebbe una campagna d’Italia in piena regola, con tanto di sacco del Belpaese ad opera di armate che calano dall’altra parte delle Alpi. Con Vivendi salita a circa il 26% del capitale di Mediaset, e intenzionata a raggiungere il 30, l’azienda televisiva di Cologno è sotto attacco del finanziere bretone Vincent Bolloré, che già detiene il 25% di Telecom, per quella che si appresta a diventare una delle battaglie cruciali della campagna d’Italia. E mentre si organizzano gli schieramenti per il controllo del 35% flottante di Mediaset, lo scontro si arricchisce di ulteriori strascichi a colpi di carte bollate e richieste d’intervento da parte del governo per difendere l’italianità dell’azienda controllata da Fininvest. 
Ma se al momento le frequenze del Biscione sono il principale fronte dello scontro, la campagna d’Italia non ha risparmiato il versante finanziario. E così l’accordo tra Amundi e Unicredit per la cessione del fondo Pioneer ai francesi a circa 4 miliardi rappresenta un ulteriore tassello del quadro. L’operazione matura all’interno dell’aumento di capitale con cui in pazza Gae Aulenti si vuol mettere mano al “motore” e risolvere carenze di patrimonio e qualche problema legato a un eccesso di crediti deteriorati. 
Il risiko, con cui importanti pacchetti di aziende italiane sembra stiano passando di mano, non ha risparmiato neppure Generali. Dall’autunno, infatti, Société Générale ha aumentato la sua posizione nella compagnia di assicurazioni. Secondo alcuni, anche in quest’operazione ci sarebbe la mano di Monsieur Bolloré, vicino a SocGen e primo socio privato di Mediobanca. 
Tra sofferenze del sistema bancario e aumenti di capitale falliti, non riusciti o annunciati, tra grida di allarme per lo scippo degli asset italiani che contano ad opera dei cugini d’oltralpe e appelli più o meno strumentali al patriottismo, tra fredde riflessioni sulle inevitabili conseguenze della mano invisibile del libero mercato e richieste di protezione statale, va in scena l’ennesimo capitolo della crisi del sistema-Paese. Di dubbi ce ne sono tanti, di certezze poche: una di queste è che il Santa Klaus all’italiana più che dare sembra prendere. 
«La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi. Buonanotte, e buona fortuna». E Merry Christmas. 

Fonte: I Diavoli 

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