La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 4 febbraio 2017

Renzi e la decrescita: ne parli con Latouche

di Giulio Marcon
Caro Matteo Renzi, il prossimo 16 febbraio Serge Latouche sarà ospite alla Camera dei Deputati (alle 16.00, per partecipare: info@giuliomarcon.it) e ci parlerà della decrescita. Lei ha in più di una occasione fatto ironia (anche piuttosto denigratoria) sulla "decrescita felice". Sia Lei (Matteo Renzi) che alcuni suoi deputati avete usato con Serge Latouche la stessa ironia utilizzata contro Enrico Berlinguer nel 1977 quando pronunciò i discorsi sull'austerità: allora il segretario del PCI fu accusato di essere un "frate zoccolante", raffigurato con il saio francescano, le occhiaie, lo sguardo sofferente. I discorsi di Enrico Berlinguer sull'austerità sono stati ripubblicati recentemente non dal direttore dell'Unità, ma dal direttore di collana di Jaca Book, Serge Latouche.
Berlinguer diceva che bisogna interrogarsi su "cosa produrre, cosa consumare" e che il capitalismo conosce solo "indici astratti". Mentre Lei -Matteo Renzi, quando era al governo- benediceva i SUV di Marchionne, Enrico Berlinguer ricordava molti anni prima: "L'uomo è fatto per essere felice, solo che non è necessario, per essere felici, avere un'automobile". A Marchionne questo Lei non lo direbbe mai.
Lei -Matteo Renzi- non è per la decrescita: sicuramente non è a favore della decrescita dei cacciabombardieri F35 (non ne ha tagliato nemmeno uno quando stava al governo), anche se quando si è trovato di fronte ai boy scout di San Rossore ha detto: "la più grande arma per costruire la pace non è l'F35, ma la scuola". Ma durante il suo governo di F35 ne ha fatti fare 6, per più di un miliardo di spesa. Lei non è poi sufficientemente al corrente -ci sembra- del dibattito a livello internazionale sulla critica al PIL (di cui la decrescita si occupa) e sui cosiddetti indicatori alternativi o di benessere: le ricordo che dalla prossima legge di bilancio il governo (Gentiloni) dovrebbe -in base alla nuova normativa- utilizzarli. Chissà.
La decrescita è un concetto provocatorio. Dovrebbe spingerci ad interrogarci sul modello di sviluppo, sull'economia che vogliamo, sugli stili di vita. Lei banalizza la decrescita di Latouche come i critici di Berlinguer ironizzavano sui suoi discorsi sull'austerità. Il tutto, solo per fare una puerile polemica contro i 5 Stelle. Lei ha scritto una tesi di laurea su Giorgio La Pira. Ripensi allo stile di vita sobrio, quasi ascetico di La Pira e si vada a rileggere -del grande sindaco di Firenze- L'attesa della povera gente (Libreria Editrice Fiorentina). Rinverdirà i fasti della sua tesi e si renderà conto che la sobrietà e la critica allo sperpero non sono una fissa di Latouche. E troverà nel saggio di La Pira (pubblicato inizialmente su Cronache Sociali), una frase che -a proposito delle ricette economiche prigioniere delle politiche neoliberiste- potrebbe ricordarle la sua appena conclusa esperienza come presidente del Consiglio: "Il Governo farà come lo stolto costruttore del Vangelo: costruì l'edificio sulla sabbia, venne la tempesta e vi fu grande rovina (S. Mt. VII, 24-29)".
Ci rifletta e consigli anche le sue deputate e i suoi deputati di non insistere troppo con il sarcasmo sulla decrescita, perché vi trovereste prima o poi a dover polemizzare dopo Serge Latouche anche con una figura decisamente più indiscutibile e importante, come Papa Francesco, che cita la decrescita nell'Enciclica "Laudato sì": "Per questo -dice l'Enciclica- è arrivata l'ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo procurando risorse perché si possa crescere in modo sano in altre parti».
Comunque: la invitiamo a confrontarsi con Serge Latouche il 16 febbraio.
Venga, la aspettiamo. Ma Lei - credo - non verrà. Forse in questi giorni ha troppi impegni di partito o forse preferisce la polemica a distanza che il confronto diretto.
Felice di essere smentito.

Fonte: Huffington Post - blog dell'Autore

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