La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 4 febbraio 2016

Hillary e l’urna delle ceneri

di Conn Hallinan
Hanno mandato avanti uomini per combattere
Ma nessuno di questi uomini ritorna
E a casa, per ricevere il benvenuto
Arrivano le ceneri in un’urna.
Da: Agamennone, una delle tragedie della trilogia Orestea, di Eschilo.
Eschilo, che aveva realmente combattuto a Maratona nel 490 a.C., nella battaglia che aveva sconfitto la prima invasione persiana della Grecia, aveva poche illusioni sulle conseguenze della guerra. La sua ode è un’ode che potrebbero considerare i candidati alla presidenza degli Stati Uniti, sebbene venga il dubbio che molti di loro possano pensare di trovare la saggezza in un’opera teatrale greca di 2.500 anni.
E questa è di per sé una tragedia.
La cecità storica è stata molto esibita nel periodo precedente alle primarie in Iowa e nel New Hampshire. Dal lato repubblicano i candidati facevano capire avrebbero sbaragliato tutto in Iraq, avrebbero fatto “splendere la sabbia” in Siria [frase pronunciata da Ted Cruz nel discorso fatto dopo le primarie parlando della guerra contro l’Isis: “Bombarderemo a tappeto l’Isis: Non so se la sabbia può risplendere nel buio, ma lo scopriremo.”(n.d.t. ) e avrebbero affrontato i Russi in Europa. Ma mentre gli aspiranti Democratici erano più misurati, c’è un’ideologia pervasiva che lega insieme tutti quelli come Ron Paul: l’America ha davvero il diritto, il dovere di mettere in ordine le faccende del mondo.
Questa particolare idea del ruolo degli Stati Uniti assume una certa qualità messianica in candidati come Hillary Clinton che regolarmente cita una frase dell’ex Segretario di Stato, Madeleine Albright, sull’America come “la nazione indispensabile” il cui compito è di guidare il mondo.
In una recente dimostrazione a Indianola, in Iowa, la Clinton ha detto che il “Senatore [Bernie] Sanders non parla molto di politica estera, e, quando lo fa, solleva delle preoccupazioni perché talvolta sembra che non abbia realmente analizzato a fondo le cose.”
L’ex-Segretario di Stato aveva certamente ragione. La politica estera per Sanders è praticamente una riflessione che si aggiunge ai suoi tipici problemi di disuguaglianza economica e del sistema sanitario nazionale. L’osservazione di Hillary implica, però, che lei ha analizzato a fondo le cose. Se lo ha fatto, non è evidente nella sua biografia: intitolata Hard Choices [Scelte difficili] o nei suoi discorsi in campagna elettorale.
Hard Choices copre gli anni di Hillary come Segretario di Stato e, apparentemente in modo inconscio, traccia una litania dei disastri della politica estera americana: Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Georgia, Ucraina e il “Perno in Asia” che ha pericolosamente accresciuto le tensioni con la Cina. Al centro di Hard Choices c’è l’ideologia dello “eccezionalismo americano,” che per la Clinton significa il diritto degli Stati Uniti di intervenire in altri paesi. Come dice lo storico Jackson Lears, sulla London Review of Books, Hard Choices “cerca di costruire una base logica coerente per una politica estera interventista e di giustificarla con il riferimento alle sue decisioni come Segretario di Stato. La base logica è traballante, le prove non convincenti.”
La Clinton è senza dubbio una persona intelligente, ma il suo libro è notevolmente superficiale e proprio l’opposto di “ponderato.” Il solo atto da parte sua per il quale dimostra un po’ di rammarico è il voto che aveva dato per invadere l’Iraq. Ma anche in questo caso passa oltre, non esaminando mai realmente come mai gli Stati Uniti hanno il diritto di invadere e rovesciare un governo sovrano. Per la Clinton l’Iraq è stato un “errore” soltanto perché era “riuscito male”.
Dimostra anche un’incapacità di valutare il punto di vista delle altre persone. Così i Russi stanno tentando aggressivamente di ristabilire la loro vecchia sfera sovietica di influenza piuttosto che reagire alla costante marcia della NATO verso est. Il fatto che gli Stati Uniti abbiano violato le promesse della prima amministrazione Bush di non spostare la NATO di “un solo pollice a est” se i Sovietici ritiravano le loro forze dall’Europa Orientale, è irrilevante.
Hillary non sembra capire che un paese che è stato invaso tre volte fin dal 1815 e che ha perduto diecine di milioni di persone potrebbe essere un pochino paranoico riguardo ai suoi confini. Non si parla affatto dei ruoli che le agenzie di intelligence americane, le organizzazioni come il National Endowment for Democracy e i gruppi ucraini chiaramente fascisti hanno svolto nel colpo di stato contro il governo eletto dell’Ucraina.
La Clinton si prende il merito per il “Perno in Asia” dell’amministrazione Obama che “ha inviato un messaggio all’Asia e al mondo che l’America è tornata al suo ruolo tradizionale di leadership in Asia,” ma non considera come questo fatto potrebbe essere interpretato a Pechino. Gli Stati Uniti non hanno mai lasciato l’Asia – il bacino del Pacifico è stato per lungo tempo il nostro più importante partner commerciale – e quindi per i Cinesi “tornare” e “perno” significano che gli Stati Uniti programmano di potenziare le loro forze armate nella regione e di costruire un sistema di alleanze contro la Cina. Hanno fatto entrambe le cose.
La Clinton maschera l’intervento militare con la filosofia della “responsabilità di proteggere”, o “R2P” (responsabilty to ptotect), ma la applica in maniera selettiva. Si prende il merito di aver deposto Muammar Gheddafi in Libia, ma nei discorsi della campagna elettorale non ha detto una parola sulla orrenda campagna di bombardamenti che viene svolta dall’Arabia Saudita in Yemen. Cita l’R2P come motivo per cui gli Stati Unito dovrebbero deporre Bashar al-Assad in Siria, ma sta zitta riguardo all’intervento dell’Arabia Saudita in Bahrain fatto per annullare le richieste di democrazia da parte della sua popolazione in maggioranza Sciita.
La Clinton, insieme con Samantha Power, Ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU, e Susan Rice, Consigliera dell’Amministrazione Obama per la sicurezza, ha fatto pressione per interventi vigorosi, senza pensare, o preoccuparsi delle conseguenze.
E quelle conseguenze sono state disastrose.
Afghanistan: all’incirca 220.000 afgani sono morti fin dall’inizio dell’invasione degli Stati Uniti nel 2001, e milioni di altri sono profughi. Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno avuto quasi 2.500 morti e 20.000 feriti, e la guerra è lungi dall’essere finita. Il costo: quasi 700 miliardi di dollari, senza contare i conti per le cure mediche a lungo termine che arrivano a 2 trilioni di dollari.
Libia: sono morte circa 30.000 persone e altre 50.000 sono state ferite nell’intervento e nella guerra civile. Centinaia di migliaia sono diventati profughi. Il costo non è stato alto: 1,1 miliardo di dollari, ma ha creato uno tsunami di profughi, e la guerra continua. Ha prodotto anche uno dei commenti più indelicati della Clinton. Riferendosi a Gheddafi, ha detto: “Siamo venuti, abbiamo visto, lui è morto.” Il leader libico è stato giustiziato con una baionetta che gli è stata spinta a forza nel retto.
Ucraina: Il bilancio delle vittime è di oltre 8.000, circa 18.000 persone sono state ferite e varie città nella parte orientale del paese sono state pesantemente danneggiate. I combattimenti sono diminuiti anche se la tensione resta alta.
Yemen: Oltre 6.000 persone sono state uccise e altre 27.000 ferite, e, secondo l’ONU, la maggior parte di loro sono civili. Dieci milioni di yemeniti non hanno abbastanza da mangiare, e 13 milioni non hanno accesso all’acqua potabile. Lo Yemen è altamente dipendente dal cibo importato, ma un blocco di Stati Uniti e Arabia Saudita ha soffocato la maggior parte delle importazioni.
La guerra è in corso.
Iraq: All’incirca una cifra compresa tra le 400.000 e oltre 1 milione di persone sono morte per cause collegate alla guerra fin dall’invasione del 2003. Oltre 2 milioni sono fuggiti dal paese e altri due milioni sono profughi all’interno del paese. Il costo: quasi 1 trilione, ma potrebbe aumentare a 4 trilioni dopo averci aggiunto i costi medico a lungo termine.
La guerra è in corso.
Siria: Oltre 250.000 persone sono morte in guerra e 4 milioni di siriani sono profughi. Le maggiori città del paese sono state devastate. La guerra è in corso.
Ci sono altri paesi, come la Somalia che si potrebbero aggiungere al conto del macellaio. Poi ci sono i paesi che hanno raccolto benefici dalle conseguenze negative dal crollo della Libia. Le armi saccheggiate dopo la caduta di Gheddafi, in gran parte alimentano le guerre in Mali, in Niger e nella Repubblica Centro Africana.
E come si calcola il costo del Perno in Asia, non soltanto per gli Stati Uniti, ma per gli alleati che stiamo reclutando per scontrarci con la Cina? Dato che il “Perno” era avvenuto prima della recente autoaffermazione della Cina nel Mar Cinese Meridionale, l’attuale clima di tensione nel bacino del Pacifico è una conseguenza dell’aggressione cinese o della provocazione degli Stati Uniti?
Hillary Clinton non è l’unica democratica che pensa che l’eccezionalismo americano dia agli Stati Uniti il diritto di intervenire in altri paesi. Il punto di vista è piuttosto e la bipartisan. E mentre Sanders aveva votato contro la guerra in Iraq, e critica la Clinton perché è troppo desiderosa di intervenire, il senatore del Vermont aveva appoggiato gli interventi in Jugoslavia e in Afghanistan. Il primo ha riacceso la Guerra Fredda e il secondo andrà a finire come un romanzo di Rudyard Kipling.
In tutta onestà, Sanders ha detto: “Mi preoccupo che il Segretario Clinton sia troppo presa dal cambiamento di regime e un po’troppo aggressiva senza sapere quali possano essere le conseguenze involontarie.”
Hillary sarebbe più propensa a una politica estera aggressiva? Certamente più di Obama – la Clinton ha fatto pressioni sulla Casa Bianca per intervenire direttamente in Siria ed è stata molto più inflessibile riguardo all’Iran. Più dei Repubblicani? E’ difficile dirlo, perché la maggior parte di loro sembra che sia impazzita. Per esempio, alcuni candidati del Great Old Party (GOP) , il Grande Vecchio Partito come viene denominato il Partito Repubblicano, promettono di cancellare l’accordo nucleare con l’Iran, e, mentre la Clinton voleva contrattare in maniera più rigida rispetto alla Casa Bianca, alla fine lo ha appoggiato.
Tuttavia no ha detto di essere orgogliosa di definire “nemici” gli iraniani, e ha attaccato Sanders per la sua osservazione che gli Stati Uniti potrebbero trovare un terreno comune con l’Iran riguardo alla sconfitta dello Stato Islamico. Sanders ha
Fatto marcia indietro e ha detto che non pensava fosse possibile migliorare le relazioni con Teheran in un prossimo futuro.
Il rischio che pone il punto di vista della Clinton circa il ruolo dell’America nel mondo, è che è si tratta di un comportamento imperialista avvolto nella base logica dell’R2P e quindi più accettabile dell’atavismo di “far risplendere la sabbia nel buio” della maggior parte dei Repubblicani. Alla fine, però, l’R2P è soltanto morte e distruzione presentate in una confezione diversa.
Eschilo lo aveva capito: “La guerra infatti è un banchiere, e la carne umana è il suo oro.”

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale : Dispatches From The Edge
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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