La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 7 ottobre 2016

Boom della povertà e giovani in fuga

di Anna Bredice 
Se per poveri si intendono coloro che non hanno le risorse per vivere in maniera minimamente accettabile, questa fascia di popolazione – dall’inizio della crisi economica – è aumentata in Italia in modo esponenziale. Da un milione e 800mila persone nel 2007 si è passati a 4 milioni e 600mila nel 2015, il 7,6 per cento dell’intera popolazione. Sono i dati del rapporto della Caritas sulla povertà in Italia che disegna un quadro di difficoltà economiche e di disagio sociale che attraversa tutti i settori della società. Questo è il dato più allarmante dell’intero rapporto.
La povertà non colpisce solo il Sud, solo le famiglie di anziani o con molti figli, o con disoccupati, ma anche settori meno vulnerabili: famiglie del Centro Nord, con uno o due figli soltanto; famiglie giovani e con persone che hanno un lavoro ma evidentemente con un reddito così basso da non riuscire a vivere in maniera accettabile.
La Caritas chiede che ci sia un intervento strutturale del governo: “L’Italia – scrive nel rapporto – è l’unico Paese con la Grecia che non ha misure nazionali universalistiche contro la povertà assoluta“, ossia l’indigenza vera e propria, per arrivare a uno standard – lo definisce l’Istat – minimamente accettabile, legato all’alimentazione, alla cura della persona, intesa come spese per curarsi dalle malattie, e per l’affitto di una casa. Condizioni minime per una famiglia, che quindi in questi anni sono scese di livello.
La Caritas riconosce che alcune misure nelle ultime leggi di stabilità sono state prese, con il reddito di inclusione che comprende anche la disoccupazione prevista dalla Legge Fornero. Un piano che arriverebbe a due miliardi di euro ma che coprirebbe, secondo la Caritas, solo il 35 per cento della popolazione coinvolta in questa fascia di povertà.
Al Senato deve essere approvato in via definitiva nelle prossime settimane il disegno di legge povertà, misure che il governo definisce come “reddito di inclusione”, ma che per l’opposizione dei Cinque stelle non equivale al reddito di cittadinanza che hanno sempre richiesto.
Sono stati stanziati 600 milioni per il 2016 e un miliardo per il 2017-2018.L’obiettivo è di arrivare a un sostegno strutturale per un milione di persone, ma condizionato alla prova di indigenza attraverso l’Isee e alla partecipazione a un percorso personalizzato di inclusione sociale e lavorativa.
L’importo dovrebbe essere riconosciuto anche agli stranieri che risiedono in Italia da almeno un paio d’anni. La precedenza andrà alle categorie più svantaggiate: famiglie con disabili gravi o disoccupati con più di 55 anni di età. L’importo dovrebbe arrivare a 400 euro mensili per famiglia, una cifra e una platea che per la Caritas non sono ancora sufficienti.

Giovani in fuga, boom degli espatri
di Alessandro Principe 

Sono 107.529 gli italiani espatriati nel 2015. Rispetto all’anno precedente a iscriversi all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero sono state 6.232 persone in più, per un incremento del 6,2%. Hanno fatto le valige soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni, un terzo del totale; la meta preferita è stata la Germania, con 16mila568 persone. Poi la Gran Bretagna, appena sotto. Quindi, staccate, la Svizzera e la Francia.
“La mobilità è una risorsa – dice il rapporto – ma diventa dannosa se è a senso unico, quando cioè è una emorragia di talento e competenza da un unico posto e non è corrisposta da una forza di attrazione che spinge al rientro”.
I più giovani – definiti Millennials – sono una generazione istruita, in possesso di qualificati titoli di studio post-laurea, corsi di specializzazione, master, dottorati di ricerca, certificazioni delle lingue, programmi di studio per scambi internazionali. Ma al contempo, e paradossalmente, sono anche la generazione più penalizzata dal punto di vista delle possibilità lavorative, sono i più esposti alla disoccupazione. E quindi molti se se ne vanno.
“La loro mobilità – dice il rapporto Migrantes – è in itinere e può modificarsi continuamente perché non si basa su un progetto migratorio già determinato ma sulle opportunità incontrate”. Opportunità che in paesi come la Germania e l’Inghilterra, vengono considerate migliori che in Italia da una buona fetta di giovani preparati.

Fonte: radiopopolare.it 

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