La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 8 ottobre 2016

Ma quale fuga? Il Rapporto Migrantes letto con i nostri occhi: tra parole d’ordine, dati e falsi miti


di Michele Mancarella
Il rapporto Italiani nel Mondo 2016 della Fondazione Migrantes fornisce dati interessanti per comprendere il fenomeno della migrazione dei giovani dall’Italia, tra speranze, opportunità e difficoltà nostrane. Ecco cosa ci abbiamo trovato. Chi sono e perché decidono di emigrare? I “Millennials” sono una generazione che fa discutere. Adolescenti nei primi anni 2000, proiettati tra istruzione e mondo del lavoro a cavallo della crisi, istruiti e con giuste ambizioni all’altezza della loro formazione e dell’epoca in cui vivono.
Ma “al contempo anche la generazione più penalizzata dal punto di vista delle possibilità lavorative” e “i più esposti alla disoccupazione”. Parole del rapporto 2016 della Fondazione Migrantes. Proviamo allora a leggerlo con occhi da Millennials.
Nuove traiettorie.Una parola riecheggia ogni volta che si parla di emigrazione: “Fuga dei giovani dall’Italia”, titola oggi uno dei maggiori quotidiani nazionali. Eppure, conferma il rapporto, questa definizione viene rifiutata dalla maggior parte dei giovani. Che al contrario, parlano delle proprie esperienze migratorie come mezzi “per soddisfare ambizioni, e nutrire curiosità”. In una realtà moderna e iperconnessa, infatti, l’esperienza migratoria assume tratti moderni e peculiari: la nuova mobilità è in itinere,soggetta a cambiamenti continui che possono dipendere tanto dal contesto lavorativo quanto da quello personale ed affettivo, in un intreccio che pare la cifra della nuova generazione. Detto tra noi, per chi si districa tra un lavoretto come cameriere, un dottorato, un Erasmus, non sono certo dati sorprendenti! La statistica incontra benissimo le nostre esperienze di vita.
Mobility, chance e rivendicazioni.Il punto diventa semmai leggere nei dati il significato di alcuni risultati. Fuga o chance, costrizione o realizzazione? Molti leggono il rifiuto del termine “fuga” come vera e propria caratteristica della prima “generazione mobile”. Ci sembra invece che la complessità dei dati, e del fenomeno, siano ben lontani dal poter essere appiattiti senza considerarne le molte sfaccettature. È un dato interessante che l’emigrazione venga percepita come opportunità — il 45,4% si dice molto d’accordo e il 47% “abbastanza d’accordo” con questa affermazione, mentre il 74,8% è molto d’accordo nel ritenerla un confronto tra culture. Ma andando a leggere oltre, si capisce che il punto cruciale si trova nei fattori che determinano l’esperienza migratoria piuttosto che nella caratterizzazione dell’esperienza in sé. Il 43% del campione è molto d’accordo nel ritenere l’emigrazione l’unica opportunità di realizzazione, il 45,3% abbastanza. A dire: poco meno del 90% degli e delle intervistati/e percepiscono l’Italia come un Paese con poche prospettive e bloccato. Dato, questo, che sembra molto marcato nei giovani italiani in rapporto ad altri Paesi europei. Una mobilità forzata diventa allora, più che opportunità, scelta forzata, unica via per un progetto di vita.
Generazione Erasmus — per quanto?Anche gli studi universitari, percorso spesso caratteristico dei “Millennials”, sembrano non essere più all’altezza di garantire aspettative. Dal 2006 al 2013 il trend di iscrizioni all’estero era stato in rapido aumento, mentre dal 2013 si registra una visibile flessione. Effetto evidente della crisi economica, dell’aumento delle tasse universitarie in quasi tutte le nazioni, ma soprattutto anche dalla diminuzione della speranza che un titolo di studio sia una garanzia di migliore occupazione. In effetti, anche le iscrizioni alle università nostrane sono in calo. Aumentano invece i training lavorativi all’estero — tirocini nella speranza di un traghetto verso l’occupazione, ma anche effetto di borse di studio meglio finanziate, per fornire manodopera a basso costo e zero diritti alle imprese. Insomma, forse anche la “generazione Erasmus” si avvia verso un mutamento irreversibile.
Oltre la fuga.Eppure, in un calo generale delle aspettative sulla qualità della vita, abbiamo detto, persiste il rifiuto a parlare di “fuga”. Ci pare, questo, un dato — o il dato — che spicca davvero e che ci impone di indagare il fenomeno nella sua complessità. Spesso forzati al trasferimento, ma altrettanto spesso curiosi. Nostalgici sì, ma anche entusiasti della possibilità di spostarsi, se libera. Chi sono allora, cosa vogliono i “Millennials”?
Lasciatevelo dire da qualcuno di loro: siamo cresciuti in un mondo in cui sentiamo di poter vivere la mobilità come voglia, incontro, conoscenza, esperimento verso un futuro migliore. Ce la sbattono davanti troppo spesso come una costrizione, tra un trasferimento forzato per lavoro, un affitto troppo caro, un “non perdere l’occasione”. Ma c’è una generazione che non ci sta, né alla fuga, né alla mancanza di prospettive nei propri luoghi. Ecco di cosa dobbiamo iniziare a parlare insieme alla mobilità: di libertà dal ricatto, dallo sfruttamento, del diritto ad un futuro dignitoso ovunque, che si voglia partire o no.

Articolo tratto da Crossroads
Fonte: dinamopress.it
Originale: http://www.dinamopress.it/news/ma-quale-fuga-il-rapporto-migrantes-letto-con-i-nostri-occhi-tra-parole-dordine-dati-e-falsi-miti

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