La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 9 maggio 2017

Tra il buio del fascismo e lo schiavismo neoliberista

di Franco Berardi Bifo
Sembra inevitabile di questi tempi scegliere tra schiavismo e fascismo. Lo schiavismo neoliberale ha vinto in Francia fermando (temporaneamente) l’avanzata del fascismo, e pare che dobbiamo esserne contenti. La vittoria di Emmanuel Macron permetterà di allentare lo strangolamento che ha asfissiato i lavoratori dell’Unione Europea? Credo piuttosto che la vittoria di questo estremista liberista sia destinata a intensificare in Francia l’offensiva anti-sociale, l’impoverimento dei lavoratori, la precarizzazione.
Emmanuel Macron si è presentato sulla scena promettendo di licenziare 120.000 impiegati pubblici, e ha ottenuto il sostegno di François Fillon, il quale, per parte sua, mentre intascava un milione di euro intestati alla moglie Penelope, prometteva di licenziarne 500.000. Macron ha promesso di portare a termine le riforme timidamente abbozzate dal governo Hollande, e di rivedere la loi el Khomri così da rendere più fluida la precarizzazione del lavoro che negli anni scorsi non è stata imposta fino in fondo per le resistenze della società. Macron, che si è formato culturalmente all’interno del sistema bancario, ha un compito: sfondare la resistenza della società francese per piegarla definitivamente all’ordine finanziario.
Naturalmente la vittoria di Marine Le Pen avrebbe aperto le porte dell’inferno provocando a tempi brevissimi il crollo di quel che resta dell’Unione Europea, e dunque è stato inevitabile piegarsi al ricatto.
Ma non mi illudo su un asse franco-tedesco che giunga salvifico dopo la probabile vittoria socialdemocratica in Germania. Non dovremmo dimenticare che furono proprio i socialdemocratici tedeschi ad avviare l’offensiva europea contro il salario, ai tempi di Schroeder e della legge Hartz. Saranno loro a rovesciare la tendenza, ora che l’Unione è sul punto del collasso terminale? Può darsi, ma non accadrà in assenza di un movimento anti-schiavista europeo.
Se siamo stati costretti a scegliere tra brutalità razzista e aggressività neoliberista è anche perché non siamo riusciti a costruire alcun movimento europeo contro la dittatura finanziaria.
Dal 2005 ci siamo infilati in una trappola. In quell’anno francesi e olandesi furono chiamati a prendere posizione in un referendum sul trattato costituzionale che poneva al centro la piena subordinazione del lavoro: a larga maggioranza francesi e olandesi votarono NO al ricatto neoliberale. La sinistra riformista iniziò da quel momento a perdere la rappresentanza elettorale della classe operaia, ma anche le componenti di sinistra critica che provenivano dai movimenti, in quell’occasione subirono il ricatto e diedero indicazione di scegliere lo schiavismo liberista contro la regressione nazionalista. In questo modo la rappresentanza dei lavoratori venne lasciata interamente alla destra, che oggi è maggioritaria nel voto operaio.
Anche se il voto del 2005 aveva detto no alla precarizzazione, la macchina neoliberale non si è fermata, e l’aggressione finanziaria è proceduta sotto l’etichetta: “riforme”: aumento dei carichi di lavoro, aumento della disoccupazione e riduzione dei salari, rapina finanziaria e smantellamento del welfare. È da queste tendenze che è cresciuta l’ondata nazionalista e razzista. Macron si è presentato sulla scena proclamando strenua fedeltà alle “riforme”, e ha vinto perché non c’era alternativa al buio definitivo. L’Europa procede entro le linee di devastazione decise dal sistema finanziario. Non mi pare che ci sia ragione di rallegrarsi.

Fonte: alfabeta2.it 

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