La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 9 maggio 2017

The Missing Scenario. Ci sono alternative per gli europei

di Curzio Maltese e Sergio Cofferati
Uno spettro si aggira per l'Europa. È l'Europa stessa, dominata dagli interessi dell'élite finanziaria. A sessant'anni dai trattati di Roma, il sogno dell'Unione, osato per la prima volta nelle galere fasciste, è stato tradito. L'Europa rimane un continente ricco ma abitato da popoli sempre più poveri. L'austerità che è divenuta il dogma dell'Unione dalla crisi del 2007 a oggi ha fallito su tutta la linea. I poveri sono diventati sempre più poveri, i pochi ricchi ancora più ricchi, i debiti pubblici non sono stati risanati, le distanze sono aumentate, così come il disamore dei cittadini per l'Unione Europea.
Il sistema politico che ha garantito dal dopoguerra oltre mezzo secolo di sviluppo democratico sta crollando e fra le macerie avanza un populismo di destra senza scrupoli che non offre un'autentica alternativa, ma soltanto uno sfogo immediato alla giustificata rabbia dei dimenticati e degli sconfitti.
Il Libro Bianco sul futuro dell'Europa preparato dalla commissione Juncker è l'ennesima cocente delusione. È un testo che parte da una giusta premessa, la necessità di tornare ai valori fondanti dell'Unione così come erano stati immaginati nel manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, ma per tradirne subito lo spirito.
Di fatto, l'enumerazione di cinque possibili scenari tecnici di evoluzione dell'Unione non fa altro che intrappolare la discussione all'interno del paradigma tra "più Europa" e "meno Europa", confermando la Commissione nel suo ruolo di segretariato del Consiglio e degli Stati Membri.
Quello che noi del Progressive Caucus (un gruppo informale di deputati progressisti del Parlamento Europeo) proponiamo è l'esatto contrario, lo "scenario mancante". Nella convinzione mutuata dai padri fondatori di Ventotene che l'Unione europea possa realizzarsi non sull'arido terreno dei parametri economici e tantomeno su quello della moneta unica, ma attraverso un nuovo grande patto fra popoli, un Green New Deal basato su giustizia sociale, libertà, sostenibilità e solidarietà. Questa è la condizione necessaria per garantire un futuro all'Unione Europea.
Può sembrare un'utopia proporre oggi questa idea di Europa dei popoli, ma si tratta in realtà dell'unica prospettiva realistica fra due scelte comunque suicide. Da un lato la proposta della Commissione Europea, il mantenimento dello status quo con piccole correzioni tecniche, che finirebbe per accelerare i processi di dissoluzione cominciati con la Brexit; dall'altro il ritorno nostalgico, pericoloso e in definitiva impossibile ai nazionalismi novecenteschi, cavalcato dai populismi di destra.
Per poter far rivivere il progetto europeo le forze progressiste devono avere una visione ambiziosa che vada oltre i sistemi intergovernativi e implementi un vero e proprio metodo comunitario. Questo si traduce in una serie di proposte pratiche che riguardano tutti i punti di caduta dell'idea d'Europa così come si è configurata in questi decenni di dominio culturale del programma neoliberista: centralità degli investimenti per creare lavoro, democratizzazione delle istituzioni europee, revisione dei trattati in senso solidale, politiche di accoglienza dei rifugiati, lotta all'evasione fiscale e al riciclaggio di denaro, governo dei processi di globalizzazione e un cambio radicale dalle politiche di austerità a una transizione ecologica che sancisca il predominio dei diritti sociali, dei beni comuni e una visione condivisa di sviluppo sostenibile.
Contro l'alternativa fra lo status quo e il nazionalismo, è nostro compito, al di là delle distinzioni fra gruppi, ambientalisti, radicali e socialisti, mettere in campo un nuovo progetto d'Europa. Nella storia secolare della sinistra europea molte proposte sono nate come utopia e si sono invece realizzate.
È accaduto quando le forze progressiste hanno saputo porre al centro della propria visione i reali bisogni dei popoli. Oggi i popoli europei non hanno bisogno di muri o di recinti burocratici posti a protezione dell'establishment, ma di una rete di valori al servizio dell'interesse collettivo. Senza di questo l'Europa rischia di disintegrarsi alla prossima inevitabile crisi.

Firmano il post anche Guillaume Balas (Mep, S&D), Eva Joly (Mep, Greens/Efa), Florent Marcellesi (Greens/Efa), Emmanuel Maurel (Mep, S&D), Dimitrios Papadimoulis (Mep, Gue/Ngl), Georgi Pirinski (Mep, S&D), Ernest Urtasun (Mep, Greens/Efa)

Fonte: Huffington Post 

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