La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 5 maggio 2017

Due facce della stessa truffa

di Gilbert Mercier
E’ triste che una nazione caratterizzata da una grande rivoluzione, sia arrivata a questo: la docile imitatrice di una lotta pseudo-ideologica che si gioca altrove tra globalismo e nazionalismo. E’ triste che nel paese di Danton, Mirabeau, Montesquieu e de Gaulle, milioni di persone siano diventate rassegnate al loro fato e remissive come animali da fattoria. E’ triste quando i leoni si comportano come le pecore, ma in Francia don deve andare in questo modo. Il sistema elettorale francese e la sua elezione presidenziale in due turni, ha dato ai cittadini un sacco di opzioni per il loro oggetto prezioso. Tuttavia, dopo il primo turno, sia per impulsi dettati da rabbia e paura, o da qualche contorto calcolo bizantino, i francesi si sono ancora una dati la zappa sui piedi e hanno accettato la loro sottomissione collettiva al vecchio adagio: più quello cambia e più è la stessa cosa.
Sembra che, indipendentemente dal paese, la manciata di persone influenti dell’élite finanziaria globale trovi le strade per raggirare la cittadinanza affinché faccia scelte che non lasciano via d’uscita, strade per coltivare uno status quo eterno che serve ai loro interessi e mette i loro politici servili in apparenti posizioni di potere. In un sistema economico globale dove otto uomini possiedono tanto quanto possiede una metà della popolazione mondiale, il reddito e la ricchezza sono stati aspirati verso l’alto a un ritmo allarmante. Il banchiere Nathan de Rothschild una volta ha detto schiettamente: “Non mi interessa quale burattino venga messo sul trono di Inghilterra per governare l’Impero Britannico sul quale non tramonta mai il sole. L’uomo che controlla l’offerta di moneta della Gran Bretagna controlla l’Impero Britannico, e io controllo l’offerta di moneta britannica.”
L’uomo anti-establishment di Rotschild
Una delle chiavi del successo di Emmanuel Macron nel primo turno dell’elezione presidenziale francese, è sta quella di porsi come outsider politico. Teniamo bene a mente che è stato membro del Partito Socialista e anche Ministro dell’Economia e delle Finanze per due anni nella impopolare amministrazione Hollande. In realtà, si era formato alla esclusiva École Normale d’Administration (ENA) che è il marchio di quasi tutti i cosiddetti massimi funzionari francesi. Fingere di essere un outsider è stato il miglior trucco della sua campagna elettorale. Nel 2016, Macron ha scaltramente fatto un inganno e ha iniziato il suo proprio partito En Marche!, per allontanarsi da Hollande. Non si può fare a meno di notare l’ironia orwelliana del nome del partito di un ex impiegato di banca di Rothschild che riecheggia un verso e l’umore dell’inno rivoluzionario: “La Marsigliese”.
Come è stato espresso dal movimento dell’anno scorso Nuit Debout (La notte in piedi), la Francia, come la maggior parte dei paesi in tutto ilo mondo, e stufa della sua classe politica convenzionale. I termine francese ras le bol (esasperazione) fa capire questa idea nel modo migliore e implica anche che, a ogni dato punto, si verificheranno degli eccessi sotto forma di agitazioni sociali.
Molti giornalisti della stampa internazionale, per amore di analogia e di semplificazione, paragonano Emmanuel Macron a Hillary Clinton e Marine Le Pen a Donald Trump, ma in effetti, la traiettoria di Macron è simile a quella di Trump nel senso di fare finta di essere contrario all’establishment e di non appartenere alla classe politica convenzionale. Come Trump, la ricetta di Macron per il successo è il fascino inventato del finto outsider politico. Naturalmente Macron è semplicemente uno strumento dell’establishment, un uomo dell’azienda, proprio come Trump, e sarà il prossimo presidente della Francia, selezionato dalla famiglia Rothschild.
Il sistema politico del paese è moribondo e la democrazia non è molto di più che una truffa. Un esempio: indipendentemente dal destino dei francesi, il mercato finanziario globale stava già salivando dopo il primo turno alla prospettiva di una vittoria di Macron.
Patriota di Vichy
Dopo cinque anni della presidenza finanziaria e tecnocratica finto-socialista di François Hollande, molti in Francia speravano che Jean-Luc Mélenchon sarebbe arrivato al secondo turno contro Marine Le Pen per dare al paese un’opzione politica di sinistra reale. Ma Mélenchon è arrivato quarto, dietro Fillon, Le Pen e Macron che sono stati rispettivamente terzo, secondo e primo. Quello che è stato notevole sul primo turno delle presidenziali francesi, è che i quattro primi candidati sono arrivati con un margine di meno nella fascia del 4% nei sondaggi in uno spazio compreso tra il 19% e il 23% dei voti. Il leader di La France Insoumise (La Francia ribelle), Mélenchon che ha denunciato il fatto che le elazioni sono state una farsa e ha detto che la Francia era sulla strada per diventare una repubblica delle banane, ha mancato di sostenere Macron ma ha detto che avrebbe votato al secondo turno e che non sarebbe stato in nessun caso un voto per la Le Pen. E’ già successo prima in Francia: una specie di union sacrée (unione sacra), sta prendendo forma per impedire che venga eletto il candidato del Fronte Nazionale.
Molti francesi hanno la sensazione di avere adesso una democrazia moribonda, almeno per quanto riguarda il ramo esecutivo del parlamento che è stato ridotto allo scenario del minore dei due mali che è fin troppo familiare agli elettori americani. E’ un’incredibile ironia che Marine Le Pen di recente copia il Generale De Gaulle ed ha anche chiamato patrioti i suoi sostenitori, dopo aver sfacciatamente cercato una qualche forma di appoggio straniero sia da Mosca che da Washington.
I fan della Le Pen in Russia e negli Stati Uniti e anche i suoi sostenitori francesi talvolta creduloni, dovrebbero ricordarsi che l’antenato del Fronte Nazionale che si chiama Action Française, è stata la forza ideologica che era dietro l’ascesa del fascismo in Germania e in Italia negli anni ’30. Le generazioni più anziane dei francesi non dimenticheranno che il padre della Le Pen, ex leader del Fronte Nazionale, Jean-Marie Le Pen, era dalla parte della giunta militare che voleva far cadere la Repubblica Francese con un colpo di stato durante la guerra in Algeria.
Marine Le Pen ha detto che “Macron è il candidato dell’oligarchia e io sono la candidata del popolo.” Ha ragione riguardo a Macron, ma ha torto nel suo caso, dato che rappresenta ancora La France aux Français, (La Francia ai frances) un’idea con un retrogusto di Vichy chiaramente nocivo. La fondamentale xenofobia della Le Pen, la rende un candidato da escludere in un paese che diventato un crogiolo di razze e, in una certa misura, di culture, introdotto sotto forma di giustizia poetica di colonialismo in senso inverso. Un’occhiata alla squadra nazionale francese di calcio, in gran parte composta di giocatori che hanno radici etniche africane o nord-africane, sono una dimostrazione della realtà multi-razziale della Francia. La Le Pen può nascondersi sotto il tricolore patriottico, ma emana ancora la puzza del governo di Vichy della II Guerra Mondiale, che era favorevole alla Germania.
Truffa ideologica: globalismo contro nazionalismo
L’elezione presidenziale francese sta ottenendo attenzione in tutto il mondo, come mai prima l’aveva ricevuta nessun altra elezione francese. Il motivo è che questa oppone superficialmente il globalista Macron “garantito” da Rothschild alla nazionalista Le Pen. In quello che sembra essere il dibattito politico universale dei nostri tempi, la destra alternativa nazionalista che ha appoggiato Trump e ora sostiene la Le Pen, non riesce a comprendere che si può soltanto essere anti-globalisti se si è anche anti-capitalisti, o, almeno imperialisti contrari alle multinazionali. Negli Stati Uniti i restanti sostenitori di Trump fanno il tifo per la Le Pen e attaccano Macron. Questa è una distrazione comodamente esotica dal fatto che Trump ha pienamente accettato l’ideologia globalista neoconservatrice dei suoi predecessori e sta quindi ottenendo ottimi voti da persone come John McCain e Paul Wolfowitz. E’ straordinario che cosa possono fare per la popolarità di un presidente poche bombe fatte cadere a casaccio sulla Siria e sull’Afghanistan!
La vittima della truffa globale è la democrazia stessa, una possibilità elettorale per la vera sinistra. I nazionalisti dell’estrema destra sono in aumento in tutto il mondo perché hanno adottato un discorso anti-globalista in parte rubato alla sinistra e anche perché il dominio globale della finanza è diventato così estremo che è ora una forma di dittatura. Macron, che sarà eletto presidente della Francia, è un servitore di questo imperialismo economico globale, ma è così anche Trump malgrado la sua originale retorica nazionalistica e non interventista di presunto “estraneo”. Plus cela change, plus c’est la même chose (In francese nel testo), Più questo cambia e più è la stessa cosa, fino a quando la France Insoumise decide di dimenticare l’urna elettorale e di portare la sua rivolta nelle strade.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: News Junkie Post
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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