La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 21 febbraio 2017

Hamon in viaggio, a lezione di sinistra in Europa

di Lorenzo Carchini
Benoît Hamon è il primo candidato all’Eliseo a muoversi anche sul panorama internazionale, con un viaggio nella sinistra europea al governo, in particolare l’esperimento portoghese, dove convivono socialisti, comunisti e sinistra radicale, ma potrebbe protrarsi anche in una visita nella Grecia di Tsipras. Il vincitore delle primarie socialiste è arrivato venerdì scorso a Lisbona per una visita di trentasei ore per incontrare e conoscere la “geringonça”, la coalizione “sgangherata” arrivata a governare il paese dal novembre 2015, guidata dall’ex sindaco della capitale e ora primo ministro Antonio Costa, che la delegazione di Hamon ha poi incontrato sabato pomeriggio.
Il Portogallo, in Europa, rappresenta un vero e proprio laboratorio per una sinistra unita, come quella che il candidato transalpino vorrebbe proporre non solo per le elezioni del 2017, ma come modello di ricostruzione del partito socialista in una “gauche plurielle”. “Bien sûr que c’est symbolique: pour notre premier déplacement international, on ne va pas aller voir Madame Merkel à Berlin mais plutôt un gouvernement de gauche”, ha detto il co-organizzatore e deputato parigino Pascal Cherki. Inoltre, Hamon è ben consapevole delle speranze che solo cinque anni fa erano state riposte dai paesi de mediterranei in Hollande, una per un ri-orientamento dell’Europa al di là delle politiche di austerity. Speranze andatesi esaurite, via via che la Francia si avvitava sul tema immigrazione, lavoro e sicurezza.
Nel corso della visita, Hamon ha incontrato anche i sindacati portoghesi ed alcuni componenti storici della sinistra lusitana come Marisa Martins, ex eurodeputata e candidata del Bloco de Esquerda, e le associazioni investite nella lotta contro la dipendenza e la legalizzazione della cannabis, in un paese che in materia ha già intrapreso questo cammino da ben sedici anni – unico caso in Europa.
Tanti i temi, dunque, senza tralasciare la possibilità – per la verità remota – di un viaggio nella Grecia di Tsipras, sebbene l’entourage del candidato abbia assicurato che i propri “missi dominici” stiano viaggiando in tutto il continente per incontrare i vari partner.
Il viaggio “di studio” in Portogallo, è servito anche per raccogliere le forze ed i consensi per rilanciare il dialogo con le varie anime della sinistra francese, nominalmente Jean-Luc Mélenchon e Yannick Jadot. Mentre con quest’ultimo l’accordo potrebbe essere formalizzato già lunedì (lo stesso Jadot ha confermato “al 90%”), più complesso sarà il rapporto col candidato de “La France insoumise”.
Tra i due ex compagni di partito, infatti, non esiste ancora un dialogo vero e proprio e la distanza tra i due personaggi va indietro fino ai primi anni ’90. Altri i leader e le anime della sinistra, allora. Era il tempo del confronto latente fra François Mitternad e Michel Rocard. Allora Jean-Luc era solito additare Hamon come un “rocardien ripliné, mais il reste rocardien”. Secondo i tanti esperti e conoscitori della realtà socialista dell’epoca, fra i due c’era tutti i crismi di uno scontro anche generazionale ed un rapporto che non è maturato nel tempo, mantenendosi su una sostanziale sfiducia. Troppo interno al partito l’uno, eccessivamente “romanzesco” l’altro.
Se questa situazione dovesse proseguire nelle prossime settimane, inevitabilmente Hamon dovrebbe fare i conti con una sua prima “sconfitta”: non essere riuscito a far confluire Méluche in una Gauche unita. Anche l’ex ministro Lionel Jospin, intervenuto ultimamente, vede il pericolo di una faida che precluderebbe l’accesso al secondo turno elettorale, a tutto vantaggio di Macron e Le Pen.
Eppure le “deux gauches irréconciliables” le aveva annunciate Valls, lo sconfitto, ormai in secondo piano e ebbro di macronisme – e tanti saluti alla disciplina di partito. Hamon deve oggi andare oltre quell’idea di “peuple de Gauche”, vincente alle primarie, dove non tutti erano di sinistra, ma insufficiente ad identificare alcunché nel rapporto con chi di sinistra lo è, e annuncia di esserlo “da più tempo di lui”.
La questione non è destinata a fermarsi con le elezioni presidenziali. La scelta fatta dagli elettori socialisti si inquadra in un panorama più vasto e su tempi più lunghi. Il dibattito Mélenchon-Hamon non può essere soltanto sulle “proposte”, ma sulla capacità della sinistra di parlare ai cittadini e riconquistare una serie di temi (crisi, declino, globalizzazione) diventati combustibile ideologico ed elettorale degli avversari. Podemos lo ha capito, così come Corbyn. Hamon non può permettersi di perdere di vista il duplice obiettivo prefissatosi: conquistare la centralità nel PS e nella sinistra. Mélenchon, da par suo, ha l’urgenza di costruire una forza politica radicale trasversale, che gli permetta di espandere la propria base, superando il patrimonio organizzativo e simbolico della sinistra, che poi è la vera motivazione dietro il nome di “France insoumise” e la nuova strategia comunicativa volutamente “populista di sinistra”. Se la vittoria di uno dovesse infine passare per la sconfitta dell’altro, allora avranno perso entrambi, privando la Francia di una strategia vincente e sostenibile.

Fonte: sinistraineuropa.it

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