La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 24 febbraio 2017

Una sinistra per il welfare. Intervista a Jeremy Corbyn

Intervista a Jeremy Corbyn di Enrico Franceschini 
"Vinceremo con i social network". Detto dal leader 67enne che è accusato di riportare il Labour al socialismo di ieri può sembrare un paradosso: eppure Jeremy Corbyn parla sul serio. Nonostante i sondaggi gli assegnino un distacco di 15 punti nei confronti della premier conservatrice Theresa May, a dispetto di contestazioni interne (respinte vincendo due volte le primarie) e difficoltà del presente (rischia di perdere due seggi nelle suppletive di questa settimana), colui che era considerato la "primula rossa" della sinistra britannica guarda al futuro con ottimismo. Promettendo di evitare il peggio della Brexit, capovolgere l'ondata populista e unire i progressisti in nome dei comuni valori.
Come together, uniamoci, conclude nel suo ufficio affacciato al Tamigi, di fianco al Parlamento di Westminster. Solo dopo si rende conto che è una citazione dei Beatles. "Peccato", soggiunge, "che sia la loro ultima canzone".
Onorevole Corbyn, quando di recente la Camera dei Comuni ha approvato l'articolo 50 del Trattato di Lisbona che dà il via ai negoziati per l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europa, lei ha commentato: "La lotta alla Brexit comincia adesso". Cosa intende?
"Che lotteremo per i diritti dei residenti europei di restare qui, per buone relazioni commerciali con la Ue, per mantenere le leggi per l'ambiente e impedire quello che minaccia la May in caso di mancato accordo con Bruxelles, la trasformazione di questo paese in un paradiso fiscale".
La premier scozzese Nicola Sturgeon commenta che è poco e tardi accusandola di non essersi opposto abbastanza alla Brexit nella campagna per il referendum.
"Mi sembra ingiusto. Ho attraversato in treno questo paese per l'equivalente di un viaggio da New York a San Francisco facendo campagna per restare nella Ue. Anche se la mia posizione era 'rimanere e riformare', perché non tutto mi va bene dell'Europa, troppa deregulation e privatizzazioni ".
Perché ha ordinato ai suoi deputati di votare per l'articolo 50, anziché concedere libertà di voto?
"Perché il Labour vive un dilemma. Da un lato il 75% dei nostri iscritti, dei nostri elettori e la stragrande maggioranza dei deputati hanno votato per restare nella Ue. Dall'altro due terzi dei nostri parlamentari rappresentano regioni in cui ha prevalso la Brexit. La mia posizione è che è necessario accettare il risultato di un referendum nazionale, ma fare tutto il possibile per porvi condizioni che lo rendano una scelta migliore".
Se la Camera dei Lord, dove i conservatori non hanno la maggioranza, approverà emendamenti alla Brexit, cosa farete quando la risoluzione tornerà ai Comuni?
"Li appoggeremo, in particolare su due punti: un voto parlamentare autentico sull'accordo finale di uscita dalla Ue; e la garanzia ai 3 milioni di europei residenti in Gran Bretagna del diritto incondizionato a restarci".
L'immigrazione nel Regno Unito è troppo alta?
"Non ne faccio questione di numeri. E ribadisco che senza il contributo degli immigrati europei il nostro sistema sanitario pubblico e le nostre scuole non funzionerebbero ".
Eppure ha dichiarato che accetta il principio di controlli all'immigrazione.
"Mi riferisco al fenomeno dei lavoratori stranieri, reclutati in paesi dell'Europa orientale, per impiegarli con contratti a termini e bassa paga nelle costruzioni e nell'agricoltura. Non sono per i controlli all'immigrazione, ma per i controlli allo sfruttamento".
La Brexit ha portato a un aumento della xenofobia?
"Non c'è dubbio. Il nostro messaggio è che l'Ukip, il partito populista che più attacca gli immigrati stranieri, sa soltanto scaricare la colpa su capri espiatori che non c'entrano niente".
Di chi è la colpa del disagio che ha prodotto la Brexit?
"Della crescente ineguaglianza. Dei bassi salari: 6 milioni di britannici vivono con meno del reddito minimo. E dei tagli fiscali che avvantaggiano i ricchi".
Dalla Brexit a Trump, come fermare il populismo?
"Gli americani che hanno votato Trump si renderanno presto conto dell'ipocrisia delle sue promesse di aiutare i poveri. Certo, bisogna allarmarsi per l'ascesa della destra in Europa. Ma in Occidente c'è anche l'ascesa di una nuova sinistra che lotta contro la soluzione data alla grande recessione del 2008, consistita nel salvare le banche facendo pagare il prezzo della crisi alla gente".
Una sinistra che, nel caso del Labour, arranca nei sondaggi. Pensa ancora di poter vincere le elezioni?
"Sì, le vinceremo. Abbiamo un forte sostegno tra coloro che prendono informazioni dai social network, andiamo meno bene tra chi riceve le news dai giornali. Il futuro è con noi. Il nostro messaggio in difesa della sanità pubblica, del welfare, dei lavoratori, sarà premiato".
Si appresta a riunirsi a Londra con l'Internazionale Socialista, ma la sinistra europea è sempre più divisa. In Italia il Pd ha appena consumato una scissione.
"Davvero? Non posso crederci. Dobbiamo e possiamo unirci nel nome della giustizia sociale, della lotta al razzismo, del diritto al lavoro per i giovani, della difesa dei diritti umani. Sono tanti i valori che ci tengono uniti. Alla sinistra di tutto il mondo dico, come together!, uniamoci".

Fonte: La Repubblica 

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