La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 24 febbraio 2017

Togliatti e il comunismo del 900

di Salvatore Tinè
Un nesso indissolubile lega la biografia politica di Palmiro Togliatti alla storia del movimento comunista internazionale del ’900. La stessa elaborazione della “via italiana al socialismo” che scandisce l’evoluzione dell’opera e del pensiero del dirigente comunista nel ventennio compreso tra la svolta di Salerno dell’aprile ’44 e la sua morte nell’agosto del ’64, affonda le sue radici in quel periodo, per molti versi decisivo e cruciale, della sua biografia politica che lo vede salire ai vertici dell’Internazionale comunista in una fase storica segnata dalla costruzione del socialismo nell’Urss staliniana e dall’avanzata del fascismo in Europa. Già a partire dai primissimi anni ’20 Togliatti viene maturando una concezione del processo rivoluzionario su scala mondiale che vede nell’esistenza dell’Urss il fattore principale di rivoluzionamento e di mobilitazione delle masse.
Ma la sconfitta della rivoluzione in Occidente lo condurrà presto ad una definizione più articolata e complessa della funzione di avanguardia dell’Urss nel processo di transizione al socialismo su scala mondiale. Tale funzione non poteva prescindere infatti, nella prospettiva togliattiana, dalla priorità storica degli obiettivi immediati della costruzione del socialismo in Urss, a partire dalle basi stesse della statualità e della potenza sovietiche senza le quali lo stesso ruolo di avanguardia dell’Urss nella “rivoluzione mondiale” sarebbe venuto meno. Di qui l’affermazione della necessità di una articolazione e differenziazione dell’azione dei partiti comunisti sui loro rispettivi “terreni nazionali”, in una prospettiva teorica e strategica che mantiene tuttavia ben salda l’esigenza della massima unità ideologico-politica e organizzativa del movimento comunista internazionale attorno alla funzione dirigente del partito sovietico. Alla base dell’adesione di Togliatti alla strategia staliniana e buchariniana del socialismo in un solo paese v’è una visione non economicistica e catastrofistica della “crisi generale” del capitalismo. Una visione cui non sfuggono i processi di “stabilizzazione relativa” del sistema capitalistico mondiale e i caratteri nuovi assunti dalle forme del dominio economico e politico capitalistico in risposta alla mobilitazione “rivoluzionaria” della classe operaia e delle masse popolari determinata dalla rottura della Rivoluzione d’ottobre. 
È soprattutto sul terreno dello studio e dell’analisi del fascismo che Togliatti individua le linee essenziali dei processi di ristrutturazione e di riorganizzazione capitalistica. Le Lezioni sul fascismo del gennaio ’35 rappresentano la sintesi più matura e compiuta di tale analisi. Togliatti coglie nel fascismo la capacità delle classi dominanti di coniugare forza e consenso, ovvero di portare al massimo del loro sviluppo possibile i processi di unificazione politica dei vari gruppi e frazioni della borghesia sulla base di un nuovo rapporto tra stato e masse. Il partito fascista è lo strumento fondamentale con cui la borghesia unifica sé stessa e insieme fonda il suo dominio su nuove e più ampie basi egemoniche negli strati della piccola e media borghesia urbana e rurale ma anche in settori significativi della stessa classe operaia. La lotta contro il totalitarismo fascista diventa così allora anche un momento della lotta per l’egemonia da parte della classe operaia. La rivoluzione antifascista sarà tale solo se saprà collegare strettamente il proletariato ai contadini e alle masse popolari. Il tema della politica di massa è non a caso uno dei fili conduttori del pensiero di Togliatti nel corso degli anni ’30. Esso è al centro del grande rapporto sulla lotta per la pace al VII Congresso dell’Internazionale comunista. La lotta delle masse, motore principale della dialettica della storia, è in grado di opporsi alle politiche di guerra delle classi dominanti. Il tema della pace, già al centro dell’elaborazione strategica togliattiana nella seconda metà degli anni ’20, si collega certo in modo indissolubile a quello della “difesa dell’Urss”: l’esistenza dell’Unione Sovietica rappresenta infatti per Togliatti la contraddizione principale del mondo capitalistico, il fattore più importante della sua “crisi generale”. 
Tuttavia proprio attorno al cruciale tema della pace vengono maturando nella riflessione di Togliatti alcuni tratti essenziali della sua interpretazione della strategia unitaria dei Fronti popolari, una nuova concezione dell’unità politica della classe operaia e del fondamentale ruolo di quest’ultima nella lotta per la difesa e l’ampliamento della democrazia. Non v’è dubbio che la strategia dell’avanzata verso il socialismo nella democrazia e nella pace che Togliatti verrà via via definendo nel ventennio successivo alla seconda guerra mondiale affondi proprio nella strategia dei Fronti popolari della metà degli anni ’30 le sue radici più profonde. Un tenace filo rosso lega il tema, centrale nel rapporto al VII Congresso, della lotta per la pace con la riflessione sulla “evitabilità della guerra” e la politica sovietica di “coesistenza pacifica” che scandisce l’evoluzione del pensiero e dell’elaborazione strategica di Togliatti a partire dalla svolta del XX Congresso del PCUS e che troverà nel discorso di Bergamo del 1963 su Il destino dell’uomo la sua formulazione più complessa e matura. Alle soglie della morte, Togliatti sviluppa il tema della pace fino a dichiarare mutata, nell’era atomica, la natura stessa della guerra e il suo rapporto con la politica. Così la lotta per la pace diventa uno dei terreni principali su cui è destinato a svilupparsi il processo di avanzata del socialismo su scala mondiale. 
​Tali nuovi e originali sviluppi del pensiero di Togliatti riflettono una fase più avanzata, rispetto a quella degli anni ’30, della storia del movimento comunista mondiale. Non più isolata dal resto dell’Europa e del mondo, l’Urss è diventata con la grande vittoria contro il nazismo il perno del “sistema mondiale del socialismo”, l’avanguardia di un vasto schieramento internazionale composto da popoli e Stati in grado di controbilanciare il campo imperialista egemonizzato dagli USA. Ma proprio gli sviluppi della lotta tra il campo socialista e quello imperialista hanno reso la struttura del mondo sempre più multipolare e policentrica. L’interpretazione togliattiana della politica sovietica di “coesistenza pacifica” si caratterizza così per una percezione particolarmente acuta dei nuovi caratteri dei processi di unificazione e integrazione economica e politica mondiali nell’ambito di una “struttura del mondo” che pure resta ancora ampiamente condizionata dalla rigida divisione in due blocchi politico-militari contrapposti. Già all’indomani delle rivelazioni di Krusciov al XX Congresso sugli errori e i “crimini” di Stalin, Togliatti nell’intervista a Nuovi argomenti pone la questione di una nuova articolazione politica ed organizzativa del movimento comunista mondiale di tipo “policentrica”: la stessa funzione di avanguardia dell’Urss e del partito sovietico non significa che l’unità del campo socialista e anti-imperialista presupponga uno stato-guida e un partito-guida. È di fatto una nuova concezione del comunismo inteso come processo di emancipazione e di unificazione del genere umano, sempre aperto a nuove avanzate e sviluppi che Togliatti viene definendo. “La conquista del potere – scrive in articolo del 1959 sulla storia dell’Internazionale comunista – la costruzione di un primo Stato socialista e i suoi progressi vittoriosi hanno reso il mondo più unito, hanno avvicinato uomini e popoli, nella lotta, per ora, in attesa del giorno che l’unità del mondo potrà poggiare sopra una unica base reale e su universali rapporti di fraterna collaborazione.” Come nella fase della costruzione del socialismo in un solo paese, anche in quella segnata dalla trasformazione del socialismo in un “sistema mondiale” la dimensione nazionale del pensiero e dell’opera di Togliatti si salda strettamente con la prospettiva universalistica e internazionalistica della lotta politica.
La denuncia al XX Congresso del PCUS degli errori e dei limiti che hanno contraddistinto la pur grandiosa esperienza rivoluzionaria di costruzione del socialismo nell’Urss negli anni ’20 e ’30 mette di nuovo al centro la questione del rapporto tra democrazia e socialismo. Ricollegandosi alla strategia antifascista dei Fronti popolari, Togliatti individua nel tema della democrazia come costruzione di uno stato e di un potere di tipo nuovo il nucleo stesso del processo di transizione al socialismo. L’analisi delle trasformazioni del capitalismo nei paesi industrialmente più avanzati in una fase in cui la sua crisi generale non impedisce lo sviluppo di processi di “espansione monopolistica” è la base di una concezione della transizione al socialismo come processo graduale e insieme come rottura rivoluzionaria del potere economico e politico dei gruppi monopolistici del grande capitale.

Fonte: palermo-grad.com 

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