La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 19 febbraio 2017

Domare Trump

di Jack Rasmus
Nelle settimane dopo le elezioni presidenziali USA dell’8 Novembre scorso, stanno cominciando a venire alla luce i fievoli contorni di come la presidenza Trump potrebbe svilupparsi. Trump continua ad arretrare da diversi fronti delle sue posizioni populiste di destra espresse durante la campagna elettorale mentre, allo stesso tempo, sta’ incrementando altre posizioni radicali che aveva esposto in precedenza durante la campagna. Come inquadrare queste divergenze politiche apparentemente in via di evoluzione?

Da una parte, Trump sembra spostarsi piu’ vicino alle posizioni elitarie tradizionali del partito Repubblicano riguardo alla sostanziale riduzione delle imposte per le elite corporative-investitrici e nel realizzare le richieste delle elites , presentate da lungo tempo, di diregolare il business; allo stesso tempo egli sembra moderare la sua posizione riguardo alla terza principale priorita’ dell’elite neoliberale USA- nello specifico i trattati di libero scambio- mentre pedala al contrario rapidamente dai suoi attacchi durante la campagna sugli scambi e sugli accordi di libero scambio. Allo stesso tempo Trump sembra raddoppiare le sue misure radicali sui problemi di politiche sociali come l’immigrazione (promettendo di deportare immediatamente o arrestare 3 milioni di immigranti), assumendo una posizione ancora piu’ rigida riguardo alle leggi sull’ordine e le liberta’ civili (dichiarando che coloro che bruciano la bandiera dobrebbero perdere la loro cittadinanza USA o essere incarcerati), riaffermando il suo intento di privatizzare i servizi dell’istruzione (nominando come Segretario dell’Istruzione una della linea dura che supporta in maniera strenua le scuole private e i vouchers per le scuole), attaccando i programmi ambientali e coloro che protestano (chiedendo la riapertura dei lavori per il condotto di Keystone), mentre manda segnali iniziali di muoversi piu’ vicino verso i leaders dell’elite Congressionale Repubblicana, come Paul Ryan e la proposta radicale di Ryan di rimpiazzare il sistema sanitario presente per gli anziani-Medicare- con un sistema federale di voucher che metterebbe un tetto a quanto Medicare paga ai medici e agli ospedali nel momento in cui i costi della sanita’ continuano ad aumentare.
Le Aree Ancora Vaghe: le Spese per le Infrastrutture e la Politica Estera
Meno chiare della biforcazione politica di Trump descritta sopra, sono le posizioni politiche che egli assumera’ riguardo ai problemi fiscali e monetari. Le promesse fatte da Trump durante la campagna elettorale di aumentare le spese pubbliche per le infrastrutture rimangono ancora troppo vaghe. Significheranno piu’ oleodotti e gasdotti e miniere di carbone? Piu’ riduzioni fiscali per le ditte di costruzioni ? Piu’ sussidi diretti agli industriali? E di che “importo” delle spese si sta’ parlando? Alcune indicazioni preliminari portano a pensare che il programma per le infrastrutture consista per lo’ piu’ in crediti fiscali per le industrie- e in aggiunta ai suoi enormi tagli fiscali per le corporazioni e gli investitori gia’ pianificati. Trump ha nel passato invocato un programma di 1 trilione di dollari (Clinton aveva chiesto un programma di 250 miliardi di dollari in 5 anni. E 50 miliardi di dollari sono proprio il sussidio che gli USA regalano oggi all’agro-business). E fino a oggi, per quanto riguarda l’impatto delle spese per le infrastrutture sull’economia USA, 50 miliardi di dollari all’anno sono insignificanti. La proposta di Trump durante la campagna elettorale di 1 trilione di dollari e 100 miliardi di dollari all’anno per dieci anni, potrebbero avere qualche effetto sul PIL degli USA. La crescita del PIL pero’ non si traduce necessariamente in benefici e ricchezza per tutti- come gli ultimi 8 anni hanno dimostrato chiaramente dato che il 97 percento di tutti gli aumenti del PIL sotto la presidenza di Obama sono andati all’un percento delle famiglie piu’ ricche. E le spese per le infrastrutture molto probabilmente non si tradurranno neppure nella creazione di nuovi posti di lavoro- e potrebbe risultarne specialmente in un modesto impatto positivo sui posti di lavoro se le spese per le infrastrutture sono composte principalmente da tagli fiscali, sussidi alle aziende, e progetti ad alta intensita’ di capitali che richiederebbero anni per la realizzazione. E’ molto improbabile che Trump stia parlando di un programma di lavori pubblici come quello realizzato negli anni ’30. Piu’ probabilmente si tratta di assegni rilasciati dal governo federale alle grandi compagnie di costruzione, che nel processo incasseranno margini di profitto significativi.
L’influenza di Trump sulle politiche monetarie in generale- e sulle quote di interesse in particolare- sara’ anche minore. Le elites USA si opporranoo a qualsiasi tentativo da parte di Trump, come promesso durante le elezioni, di riformare la banca centrale USA, la Federal Reserve. E il gatto della Federal Reserve per gli aumenti delle quote di interesse, e’ gia’ fuori dal sacco. Le quote di interesse a lungo termine sono andate aumentando rapidamente e continueranno a farlo, come fara’ pure il dollaro USA, dato che i due- le quote di interesse e il dollaro- sono legati strettamente. E la Federal Reserve e’ chiaramente gia’ sul sentiero di aumentare le quote a breve termine nel futuro prossimo. Il problema e': l’aumento delle quote di interesse-a breve e a lungo termine- scoraggeranno gli investimenti, determinando diminuzione delle assunzioni e creazione di nuovi posti di lavoro, in quelle industrie che non sono toccate direttamente dagli investimenti nelle infrastrutture? L’effetto negativo della crescita delle quote sugli investimenti e la creazione dei posti di lavoro sara’ maggiore dell’effetto positivo determinato dagli investimenti sulle infrastrutture? Gli effetti negativi diventeranno evidenti prima di quelli positivi derivanti dagli investimenti sulle infrastrutture? E il valore crescente del dollaro, associato con gli aumenti delle quote di interesse, portera’ a un’ulteriore riduzione delle esportazioni e dei posti di lavoro nei settori interessati? L’aumento del dollaro ha gia’ fatto stagnare la produzione e l’occupazione. Aumenti aggiuntivi quasi certamente risulteranno in una contrazione della produzione destinata all’esportazione e dei posti di lavoro.
“Si” e’ probabilmente la risposta a tutte le domande precedenti; il che significa che l’effetto netto della creazione di nuovi posti di lavoro da parte di Trump, durante i primi due anni di permanenza alla presidenza, potrebbe non materializzarsi. La creazione di nuovi posti di lavoro, moderata al massimo, derivante da investimenti tardivi nelle infrastrutture potrebbe essere piu’ che controbilanciata dalla perdita di posti di lavoro derivanti dalla crescita delle quote di interesse e dal dollaro USA.
L’altra area politica importante per Trump che rimane ancora vaga e’ la politica estera. A tutt’oggi non e’ chiara la vera posizione di Trump sulla NATO e la Cina. Le elites comunque sono impegnate a far si’ che Trump assuma la loro posizione e continueranno a esercitare pressioni su Trump affinche’ egli le accetti. Hanno gia’ cominciato a farlo. Non si stancheranno di premere.
L’intenzione di Trump e’ di diventare piu’ aggressivo militarmente contro ISIS nel Medio Oriente e se possibile lavorare con la Russia per farlo. Questa ultima possibilita’ sta’ causando fitte dolorose alle elites USA presenti dietro alla scena. Ritirandosi dalle provocazioni militari NATO di posizionamento di truppe nell’Europa Orientale, la politica USA-NATO odierna, mentre allo stesso tempo giudicando in maniera favorevole la ritirata dell’Europa dalle sanzioni economiche contro la Russia, potrebbe anche diventare la politica di Trump.
Le Tre Grandi Nomine MInisteriali di Trump
Se il ridirezionamento della politica estera possa avvenire durante la presidenza di Trump dipende dalle manovre di palazzo, entro l’amministrazione Trump, riguardo a nomine del gabinetto chiave e che includono il dipartimento di Stato, la Difesa, e le altre posizioni della sicurezza nazionale. L’elite vuole Romney. Le forze della Destra Populista nel campo di Trump non lo vogliono. E dietro il problema degli incarichi c’e’ la vera questione se la posizione del Segretario di Stato, sotto Trump, diventera’ solo una figura rappresentativa della politica estera decisa nella Casa Bianca da Trump e dai suoi stretti alleati come il Generale Flynn e altri.
L’elite vuole Romney e vogliono che il loro Segretario di Stato sia indipendente. Se Romney dovesse prevalere quello sarebbe il segnale che l’elite ha prevalso. Il risultato sarebbe una biforcazione nelle direzioni di politica estera nell’amministrazione Trump che portera’, alla fine, a una rottura. Il giro recente di Obama dei paesi della NATO dovrebbe essere interpretato come un tentativo da parte delle elites di tranquillizzare gli alleati NATO che le proposte di Trump, fatte durante la campagna elettorale, di riconsiderare alcuni aspetti della NATO, non saranno le posizioni finali del regime di Trump. Il tour di Obama era, perlomeno in parte, di tenere la mano degli alleati NATO e di chiedere loro di essere un po’ pazienti- nello specifico, l’elite riportera’ Trump nella realta’. Siate pazienti. Alla fine noi domeremo Trump, questo era senz’altro il messaggio. Dopo l’Europa, Obama si affretto’ verso l’Asia, partecipando al summit economico dell’APEC, contribuendo senza dubbio simili assicurazioni agli alleati USA che Trump “ritrovera’ la sua ragione” con l’aiuto di teste fredde dell’elite che lo consigliano.
Trump sembra aver nominato il Generale “Cane Pazzo” Mattis. Petraeus, una figura appartenente di piu’ all’establishment, che veniva anche considerato, e’ fuori; o, forse, decise egli stesso di non prendere il passaggio sulla carovana dell’amministrazione Trump perche’ non sarebbe stato il passo migliore per la ricostruzione della sua carriera. Ma la nomina di Mattis lascia ancora la direzione delle politiche dell’amministrazione Trump sulla NATO, la Russia e l’Asia, in aria.
Il terzo incarico importante e’ quello del Segretario del Tesoro. Qui il gruppo per la transizione di Trump sembrava favorire inizialmente il CEO della banca USA piu’ grande, Jaime Dimon della Chase (Manhattan Bank). I segretari del tesoro, nei decenni recenti, sotto il Neoliberalismo USA, da Regan in poi, sono sempre stati i rappresentanti di alcune grandi istituzioni finanziarie. E, nei decenni recenti, i Segretari del Tesoro, sono stati gli alunni della grande banca di investimento, Goldman Sachs. E cosi’ e’ anche Mnuchin, continuando cosi’ la tendenza del settore bancario ombra di intrallazzi che domina ancora il Tesoro.
Insieme con Wilbur Ross, nominato come Segretario del Commercio, anch’esso un “bancario ombra” e l’ex proprietario della Private Equity Firm, il team Mnuchin-Ross determinera’ le politiche economiche e bancarie durante l’amministrazione di Trump. Il loro target iniziale sara’ senza dubbio lo smantellamento di cio’ che e’ rimasto dello scheletro della legge che regola le banche , la Dodd-Frank.
Gli aspetti politici degli scambi economici hanno dimensioni sia economici che politici. L’elite USA si trova adesso di fronte a una grossa sfida., avendo perso temporaneamente il TPP e con il TTIP con l’Europa diventato problematico, dato l’anno di intensa instabilita’ politica all’orizzonte in Europa. Le elite allora si concentreranno sul mantenere vivi i prospetti per ora. Allo stesso tempo, la spinta e’ di prevenire il deterioramento del NAFTA, CAFTA e altri accordi bilaterali di libero scambio firmati durante l’era di Bush e di Obama. L’obiettivo sara’ di fermare Trump dall’apportare qualsiasi cambiamento al NAFTA nel breve termine, e nell’assicurarsi che qualsiasi altro cambiamento sia solamente cosmetico nel lungo termine.
Riuscire a domare Trump potrebbe dimostrarsi difficile per quanto riguarda il Libero Scambio, tuttavia, specialmente quando rapportato agli sforzi di Trump di imporre gli obiettivi delle elites su questioni di tagli fiscali e de-regolamentazione. Le posizioni di Trump durante le elezioni erano fortemente contro il LIbero Scambio. Ebbe un’ enorme importanza nella sua vittoria delle elezioni e chiaramente negli stati chiave di Pennsylvania, Michigan e Wisconsin. Sara’ piu’ difficile per lui rinnegare e fare il voltafaccia sulle questioni del Libero Scambio. Domare Trump sara’ piu’ difficile.
Ecco Come Potrebbe Avvenire
Non si potranno azzerare in breve tempo tutti gli effetti peggiori di NAFTA. Le elite hanno a disposizione molti modi e mezzi per rallentare e bloccare i suoi sforzi. E’ possibile che alcuni negoziati su NAFTA, come regalino, vengano portati a termine, con il risultato di aggiustamenti superficiali. Allo stesso tempo, comunque, Trump puo’ guadagnare pubblicita’ e placare la sua base su questo punto ottenendo “vittorie” che scoraggiano industrie specifiche dall’abbandonare piani per trasferire le produzioni in Messico o all’estero. Eventi recenti che hanno riguardato la Ford Autos e la compagnia Carrier costituiscono un esempio di quale possa essere la direzione della politica a breve termine di Trump riguardo agli scambi.
Per quanto riguarda i trattati multilaterali di libero scambio, Trump ha dichiarato che fermera’ il TPP, l’accordo Transpacifico di Partnership ASIA-USA. L’accordo pero’ era gia’ morto nel Congresso. E la controparte USA-Europa al TPP, il TTIP, sara’ impossibile nel 2017, nel momento in cui si assiste a un’accelerazione dell’instabilita’ politica in Europa e il dipanarsi dell’Eurozona, dopo le elezioni della settimana scorsa in Italia (il referendum Ndt.) e Austria, e con le elezioni vicine in Francia, Olanda e Germania previste nel 2017.
Che aspetto avra’, allora, la politica a lungo termine di Trump riguardo al libero scambio?E’ importante capire che Trump non e’ contro il libero scambio. Egli e’ opposto a programmi unilaterali che erano al centro degli obiettivi dell’elite neoliberale USA. La politica sul libero scambio di Trump sara’ di rinegoziare gli accordi di scambio nazione-per-nazione. La rinegoziazione del libero scambio fara’ sembrare come se egli li stesse smantellando. Il processo pero’ richiedera’ un tempo molto piu’ lungo, certamente non succedera’ in uno o due anni. L’elite USA puo’ probabilmente accettare tutto questo. Il loro obiettivo di “domare Trump” consiste nell’assicurare che questi non prenda delle decisioni in maniera precipitosa contro i trattati di libero scambio, che accantoni queste decisioni, e che si accontenti di una politica di rinegoziazione in tempi molto piu’ lunghi. Nello stesso tempo, per far vedere che sta’ facendo qualcosa sulla questione, dovra’ basarsi su azioni personali altamente visibili come gli accordi con la Ford e la Carrier.
Tutto questo significa che, eccetto che per alcune compagnie simbolo portate a esempio come la Ford e la Carrier, gli accordi di libero scambio continueranno. L’elite USA otterra’ di continuare le sue priorita’ politiche neoliberali di libero scambio, solamente in forma un po’ diversa che enfatizza cambiamenti lenti e simbolici agli accordi esistenti e ai nuovi accordi bilaterali di scambio. Comunque, libero scambio bilaterale e’ sempre libero scambio. E la perdita di posti di lavoro e la compressione dei salari, le due consequenze maggiori degli accordi di libero scambio, continueranno. Si tratta solo di libero scambio sotto una forma un po’ diversa.
Trump sta’ scommettendo sul fatto che la mancanza di creazione di posti di lavoro, che lui aveva promesso durante le elezioni derivanti dal riportare posti di lavoro persi per via degli scambi, sara’ compensata dalla creazione di posti di lavoro creati con i nuovi investimenti nelle infrastrutture.. Allo stesso tempo, egli puo’ e lo fara’, pretendere che sta’ salvaguardando posti di lavoro perche’ sta’ alzando la voce con Ford, Carrier e altre compagnie. Nel frattempo, parallelamente a tutto questo gli accordi di libero scambio bilaterali andranno avanti.
Massicci Tagli delle Imposte e Deregolamentazione del Business
Le altre due priorita’ piu’ importanti per l’elite USA sono i tagli fiscali per gli investitori delle grosse corporazioni e la deregolamentazione. Qui Trump ha fatto capire di essere in completa sintonia con l’elite. Non c’e’ nessun bisogno di ammaestrare Trump per queste cose. Queste politiche arriveranno quasi immediatamente durante il nuovo regime di Trump.
Trump ha proposto di tagliare le imposte alle corporazioni anche di piu’ rispetto a quanto proposto dalla fazione di Ryan-Partito Repubblicano al Congresso. Egli ha proposto di ridurre le tasse dal tasso corrente del 35 percento al 15 percento mentre Ryan e amici si sarebbero accontentati del 20 percento. Tutti e due sono d’accordo di ridurre la quota fiscale per i loro amici ricconi dal presente 39.6 percento al 33 percento. La tassazione sui Capital gains, adesso del 23.8 percento, verrebbe ridotta al 20 percento da Trump e al 16.5 percento dal Congresso. Sia Trump che Ryan vogliono abolire le tasse sulle grandi proprieta’, riducendo l’imposizione su quelle che valgono 7 milioni di dollari ( che adesso costituisce la soglia), completamente. Tutti e due sono forti sostenitori di misure per far rientrare le corporazioni multinazionali USA tecnologiche, farmaceutiche, bancarie e altre, perche’ rimpatriino 2.5 trilioni di dollari in tasse che queste societa’ continuano ad accumulare in profitti oltreoceano per evitare di pagare il 35 percento di tasse, pagando semplicemente il 10 percento. La sopratassa del 4.8 percento sui piu’ ricchi per pagare Obamacare quasi certamente scomparira’. E’ anche degno di interesse notare che le tasse nette sulla classe media aumenteranno sotto tutte e due le proposte e gli inghippi, innumerevoli, per gli investitori, continueranno. Si deve anche notare che questi tagli massicci delle imposte ammontano a 4.3 trilioni di dollari, secondo Trump. Secondo pero’ il Tax Policy Center, gruppo di ricerca, ridurra’ le entrate federali di 6.2 trilioni di dollari. L’un percento piu’ ricco guadagnerebbe una riduzione del 13.5 percento nelle sue tasse, mentre il resto delle famiglie vedrebbe un aumento del 4.1 percento nelle loro tasse.
Questi 4.3 o 6.2 trilioni di dollari vanno ad aggiungersi a un altro taglio delle imposte di 5 trilioni approvato da Obama, Democratici e Repubblicani nel Congresso che avvenne all’inizio del 2013, come parte dell’allora falsa bancarotta da crisi fiscale. Questo ando’ ad aggiungersi a un alto taglio fiscale di 800 miliardi di dollari spinto da Obama alla fine del 2010, in cui Obama prolungo’ i tagli fiscali precedenti di Bush per altri due anni e poi altri ancora. Prima di questo c’era stato un altro taglio di 300 miliardi di dollari nelle tasse apportato da Obama nel 2009, durante il programma iniziale di ripresa. E il tutto arrivo’ dopo che George W. Bush aveva tagliato approssimativamente 3.4 trilioni di dollari nel 2001-2004, l’80 percento del quale ando’ alle famiglie piu’ ricche e alle industrie. Cosi’, sotto Obama-Bush, le tasse per i ricchi e le loro corporazioni ammontarono approssimativamente a 9.5 trilioni di dollari e adesso la proposta di Trump-Ryan vorrebbe riddurre di un ulteriore 4.3-6.2 trilioni di dollari, arrivando a un totale di piu’ di 15 trilioni di dollari totale.
E le corporazioni e le loro lobby non aspetteranno per le leggi che tagliano le tasse. Stanno gia’ facendo pressione su Trump perche’ annulli le misure messe in atto dall’amministrazione di Obama, durante lo scorso anno, intese a rallentare gli imbrogli fiscali- di inversione- rampanti, attuate dalle grosse multinazionali tecnologiche, farmaceutiche e bancarie che hanno evitato le imposte stabilendo le proprie sedi legali oltreoceano sulla carta. Le corporazioni hanno evitato di pagare centinaia di miliardi di dollari in tasse solo nei tre anni scorsi, attraverso gli inbrogli di inversione. Trump non ha bisogno di aspettare per il Congresso, se volesse aprire le dighe per far fuoriuscire enormi tasse delle corporazioni attraverso parziali inversioni fiscali di nuovo. Grosse industrie con lobby per le armi, come la Business Roundtable, la American Bankers Association, e la National Association of Manufacturers stanno gia’ apparentemente chiedendo a Trump di rimuovere tutte le restrizioni sulle inversioni.
Il Congresso di Trump e Ryan non e’ meno in sincronia per quanto riguarda la terza politica prioritaria delle elite USA- la deregolamentazione. Trump e l’elite USA, come gli investitori e corporazioni che chiedono piu’ tagli fiscali, sono d’accordo quando si tratta di deregolamentare. In testa a questa agenda sta il fare a pezzi l’ Affordable Care Act (Obamacare). Trump non avra’ bisogno di rigettarlo e non lo fara’. Sara’ ucciso da 1.000 tagli e gli si permettera’ di collassare. Gia’ con grossissimi problemi, in quanto incapace di controllare i costi delle assicurazioni private o i costi delle medicine che stanno arrivando alle stelle, le provisioni dell’ACA come l’acquisto obbligatorio dell’assicurazione e il 4.8 percento di sovratassa sui ricchi per aiutare a pagare per i sussidi molto probabilmente scompariranno velocemente. Una deregolamentazione analoga sara’ molto probabilmente la legge che controlla le banche, la cosiddetta Dodd-Frank, i cui artigli sono gia’ stati smussati dal momento della sua approvazione nel 2010. Un bersaglio principale sara’ certamente l’Agenzia di Protezione Finanziaria dei Consumatori. Per aumentare la sua immagine pubblica riguardo alle sue promesse elettorali, Trump nel 2017 e quindi immediatamente cerchera’ di annullare quanti piu’ Ordini Esecutivi emanati da Obama. Le misure sull’immigrazione riceveranno sicuramente il pugno piu’ duro, come la Legge sul Sogno (Dream Act), e numerose leggi sull’Ambiente. Sicuramente il capo dell’EPA (Environmental Protection Agency), nominato da Trump, annullera’ immediatamente le leggi che riguardano l’inquinamento da impianti industriali appena votati o ancora allo stadio di proposte. Per quanto riguarda questioni lavorative: le leggi per il pagamento degli straordinari e le pensioni private costituiscono a loro volta dei bersagli. Trump annullera’ immediatamente, nel 2017, tramite Ordini Esecutivi, tutte i regolamenti che puo’. Questi includeranno il Dream Act per i figli degli immigrati nei primi 100 giorni di insediamento e altri nuovi Ordini Esecutivi che aumenteranno i poteri per la detenzione e l’arresto per gli ufficiali della polizia e di confine. Gli sforzi da parte delle citta’ e delle universita’ di difendere gli immigrati clandestini risulteranno in azioni economiche pesanti e altre azioni contro le stesse istituzioni. Altre decisioni recenti minime da parte del National Labor Relations Board che favoriscono i lavoratori sindacalizzati saranno annullati molto velocemente.
L’elite USA, nel Congresso e oltre, tollerera’ larga parte di questa deregolamentazione, come pure assalti significativi contro l’immigrazione, per la legge e l’ordine, la repressione poliziesca di comunita’ etniche, le deportazioni, limiti alle liberta’ civili, tagli ai programmi sociali, e proposte di privatizzazione attraverso tutto lo spettro inclusa l’istruzione, Medicare e la cura della salute. La loro priorita’ e’ l’approvazione di politiche nell’area dei tagli fiscali, la deregolamentazione e il frenare qualsiasi azione potenziale che possa mettere in pericolo gli accordi gia’ esistenti di libero scambio.
Costringere Trump a indietreggiare rispetto alle sue promesse elettorali- per esempio il suo populismo di destra- nelle aree di politica estera e di correzione degli scambi sono anch’esse priorita’ delle elite. Non e’ mai stato necessario domare Trump per quanto riguarda le tasse o le questioni di deregolamentazione. E gli si permettera’ di procedere con quegli elementi del suo populismo di destra che coinvolge gli attacchi contro l’ambiente, la legge e l’ordine, le liberta’ civili, e l’immigrazione- almeno fintanto che l’immigrazione riguarda quella illegale, a basso costo dall’America Latina e non interferisce con i 500.000 lavori, pagati molto bene, nell’industria ad alta tecnologia dati legalmente a immigranti Cinesi e Indiani con visti di tipo HI-B e L-1/2. E almeno fino a quando egli non agisca in modo scoordinato take da causare proteste sociali eccessive. Gli sara’ detto :”va’ piano”. Niente troppo estremista. E assicura che le tasse, la deregolamentazione, gli scambi e la politica estera siano prioritarie e vengano portate a termine prima di tutto. L’elite USA abbandonera’ Trump se egli non gioca la palla sulle tasse, la deregolamentazione, se non va piano sugli scambi internazionali, e se squilibra le direzioni delle politiche estere, in atto da lungo tempo, troppo radicalmente. Le elite lo faranno andare a correre freneticamente sulle questioni dell’immigrazione, delle liberta’ civili, legge e ordine, ambiente e la privatizzazione dei programmi sociali. Allora, come e quando l’elite potrebbe domare Trump se necessario? Le preparazioni, solo per essere sicuri, stanno gia’ avvenendo. Ecco alcuni dei modi in cui si stanno preparando per controllarlo.
I Conflitti d’Interesse di Trump
Trump possiede 111 imprese in 18 paesi. Non e’ possibile mettere tutte queste imprese neanche in una fiduciaria cieca, come hanno fatto altri presidenti precedenti che avevano degli interessi imprenditoriali. L’elite potrebbe raccogliere tutte le evidenze incriminanti a disposizione per rivelare i suoi conflitti di interesse, se necessario, ad un certo punto. Essi minacceranno Trump, in maniera pacata all’inizio, di rivelare e procedere contro di lui e, se non dovesse accontentarli su qualche questione o politica, faranno partire il processo di sputtanamento della sua reputazione e credibilita’ nei mass media e con l’opinione pubblica. Mantenere il fuoco sotto al culo sara’ compito dei mass media piu’ diffusi e condizionanti come il New York Times e il Washington Post, assieme ad altre fonti e canali TV importanti. Non sara’ molto difficile scoperchiare un po’ di marcio.
Le Accuse di Nepotismo e della Fondazione Trump, le Dichiarazione delle Tasse di Trump
La Fondazione Trump, come quella di Clinton e quelle di molti altri super ricchi, e’ la fonte potenziale di un enorme scandalo. L’incriminazione o persino l’insinuazione di possibili investigazioni verra’ fatta partire in maniera tranquilla, e poi, se necessario, verra’ resa pubblica. Trump ha gia’ mostrato di preferire il coinvolgimento di membri della sua famiglia nella sua amministrazione. Questo apre la porta ad accuse di nepotismo. Che diventa il nesso per accusare Trump di usare la presidenza per arricchire se stesso in maniera indiretta attraverso i contatti della sua famiglia. Trump forse non ha reso pubblici le sue dichiarazioni delle tasse e forse lo ha fatto per buone ragioni. Pochissimi, nel mercato commerciale immobiliare- con affari sottobanco- sono completamente puliti quando consideriamo l’evasione fiscale e persino le frodi. L’aspetto peggiore delle sue dichiarazioni fiscali verra’ recapitato, in maniera silenziosa, al New York Times e ad altri mass media. Potranno essere rivelati al momento opportuno, se Trump non “gioca la palla nel modo voluto” con le elite sulle questioni di politica che queste ultime considerano strategiche.
Gli Attacchi alle Nomine di Trump e alla sua Famiglia
Trump puo’ subire danni e la sua figura puo’ essere indebolita dagli attacchi alle sue nomine e ai membri della sua famiglia. I bersagli favoriti sarnno gli ultra’ come Steve Bannon di Breitbart che e’ stato portato nella Casa Bianca di Trump come consigliere. Il genero di Trump potrebbe rappresentare ul altro bersaglio favorito. Lo stesso potrebbe accadere anche al suo consigliere nominato per la sicurezza nazionale, Generale Flynn. Servizi giornalistici rilevanti su Bannon sono gia’ apparsi sul Times e altri giornali. I mass media continuano a mantenere in vita i supposti punti di vista pro-Russia e contatti di Flynn. Allo stesso tempo esperti interlocutori TV continuano ad apparire sulla stampa TV principale come la CNN, MSNBC, CBS e altri e continuano a esercitare pressioni sui temi di Trump, gia’ presenti durante le elezioni, riguardanti la personalita’ di Trump e i pericolosi tratti personali. L’elite continuera’ a tenere queste questioni sulla razionalita’ e la volatilita’ di Trump di fronte agli occhi del pubblico, fino a che Trump gira intorno alla boa e adotta le politche dettate dalle elite, specialmente sulla politica estera, gli scambi e altre questioni.
Le Violazioni della Legge
L’inclinazione di Trump di comunicare con tweets potrebbe causargli danni legali seri. Cosi’ pure potrebbe qualsiasi incitamento precipitoso degli elementi radicali e delle azioni che risultano dalle sue dichiarazioni pubbliche. O qualsiasi Ordine Esecutivo che risulterebbe over-esteso. Nel 2008 Barak Obama si presento’ alle elezioni presidenziali con un programma che, in un certo qual modo, era chiaramente populistico. All’inizio del 2008, facendo il suo ingresso tardivo nelle primarie presidenziali, i consiglieri di Obama riuscirono a farlo nominare quale candidato Democratico, sei mesi piu’ tardi, impiegando una strategia che era costantemente alla sinistra degli altri candidati Democratici, Hillary Clinton e John Edwards. Obama appariva come il candidato popolare della sinistra. Molti elettori furono tratti in inganno. Subito dopo essere stato eletto, pero’, Obama procedette a nominare consiglieri e ministri che rappresentavano chiaramente l’industria bancaria e gli interessi degli industriali in generale. Le politiche neoliberali furono dipinte con un “colore di sinistra” mentre Obama legiferava su questioni chiave di politiche economiche, di importanza primaria per le elite, da posizioni di centro-destra- per esempio nel salvataggio delle banche e delle grosse industrie dalla bancarotta, assicurando che i mercati azionari e dei buoni del tesoro continuassero a ingrossarsi a dismisura, premendo per gli accordi di libero scambio, andando a rallentatore e minimizzando la regolamentazione sulle banche, assicurandosi che la riforma della sanita’ non includesse l’opzione pubblica o persino considerare l’espansione di Medicare e dando in mano i posti di lavoro e le politiche sugli scambi a figure come Jeff Immelt, CEO di General Electric. Le compagnie dei mutui immobiliari furono favorite riguardo alla possibilita’ di aiutare i proprietari di case in difficolta’ che si trovavano di fronte al sequestro della case e alle quote di proprieta’ negative. I latini furono deportati in numero record, agli studenti fu permesso di accumulare piu’ di un trilione di debiti, la creazione di nuovi posti di lavoro riguardo’ principalmente lavori con bassi salari, lavori di servizio di contingenza, le pensioni furono portate al collasso, i risparmi degli anziani evaporarono mentre gli investitori beneficiarono di otto anni di quote di interesse vicino allo zero percento e la legislazione progressiva del lavoro fu archiviata velocemente. Cio’ che era iniziato come una speranza per un risorretto populismo di sinistra marci’ velocemente e in maniera progressiva in un programma complessivo che ando’ a regalare il 97 percento di tutti i guadagni all’un percento delle famiglie piu’ benestanti. Gli elettori scelsero un presidente nero nel 2008 perche’ volevano un cambiamento. Non gliene fregava niente della sua razza. Non l’ebbero. Nel 2016 essi votarono di nuovo per il cambiamento. Questi elettori non sono diventati razzisti negli ultimi otto anni, anche se il candidato che hanno appena votato lascio’ intendere in molti modi che egli era razzista e misogino, per menzionare solo alcuni dei sue difetti personali. Quegli elettori che nel 2008 scelsero un populismo di sinistra che si rivelo’ poi falso, hanno scelto di nuovo nel 2016 un populismo di destra. Cio’ che pero’ essi otterranno non sara’ un populismo ma un’altra delusione.
Esattamente come il regime di Obama, il regime di Trump si ritirera’ in un regime di elite USA neoliberale. Sara’ praticamente un “Neo-liberalismo 2.0″. Una nuova forma, evoluta, di neoliberalismo basata sulla continuazione delle politiche economiche pro-investitori, pro-corporazioni, pro-ricchi- con un sovraccarico di politiche sociali ancora piu’ repressive che coinvolgeranno l’immigrazione, la legge e l’ordine, le privatizzazioni, i tagli nei programmi sociali, aumentata repressione poliziesca delle comunita’ etniche, riduzione delle leggi per l’ambiente, limiti sulle liberta’ civili, piu’ insicurezza e piu’ paura. Questa e’ la nuova forma di neoliberalismo, necessario per continuare le sue dimensioni economiche intensificando le sue forme di repressione sociale e di controllo.
Posso predire che Trump concedera’ alla elite neoliberale le politiche sugli scambi e eventualmente la politica estera, come egli sta’ gia’ facendo riguardo alle preferenze politiche dell’elite sull’imposizione fiscale e la deregolamentazione. Se non lo fa, gli interessi dell’elite stanno aspettando nelle ali, raccogliendo le evidenze e le munizioni per attaccarlo piu’ direttamente, se necessario, se egli non dovesse sottomettersi. Cosi’, fino a quando egli gioca la partita con essi, questi manterranno il fuoco con le loro armi pronte. Essi prenderanno la mira, toglieranno la sicura e caricheranno il fucile, pronti a dargli un segnale.
Trump rispondera’. Egli fara’ il giro della boa intorno alle loro richieste. Dopo tutto egli ha molto di piu’ da perdere personalmente di quanto avesse Obama. La finta sinistra viene rimpiazzata dalla finta destra nella politica Americana.

Da Z Net Italy- Lo Spirito Della Resistenza e’ Vivo
www.znetitaly.org
zcomm.org/magazine/taming-trump
Traduzione di Francesco D’Alessandro
©2017 ZNetItaly-Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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