La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 31 luglio 2015

Renzi-Verdini-Azzollini. Una nuova maggioranza per le "riforme"


di Mauro Barberis
Apparentemente, il voto dell’Aula del Senato, dove il PDR (il Partito Di Renzi), ha salvato Antonio Azzollini dagli arresti domiciliari, è solo l’ennesimo episodio di una serie nera iniziata con le amministrative di primavera. Da allora, se ci pensate, il Presidente del Consiglio e Segretario del Pd ha perso molta della sua naturale baldanza ed è tornato fra noi umani, con conseguente dimezzamento nei sondaggi, almeno a confrontarli con quelli delle Europee dell’anno scorso. Ulteriore conseguenza di questa perdita di sicurezza, non gliene è più andata dritta una.
Su tutte le questioni importanti che hanno agitato la politica interna e internazionale di questi mesi, in effetti, Renzi ha sempre fatto figure del genere vorrei-ma-non-posso. Sulla crisi greca, avrebbe pure voluto dare una mano a Tsipras, non foss’altro per tener botta sulle politiche anti-austerity, e invece ha dovuto limitarsi ad assistere allo schiaffeggiamento tedesco. Sul caso Crocetta, avrebbe voluto liberarsi al più presto del vulcanico, è il caso di dire, presidente siciliano, ma ha dovuto abbozzare dinanzi allo sgonfiamento della bolla mediatica prodotta da intercettazioni dubbie.

Sul caso Roma, analogamente, avrebbe voluto mollare il chirurgo-sindaco, onesto ma incapace di fronteggiare il degrado di una capitale diventata una burletta sulla grande stampa internazionale, ed è riuscito a farsi scavalcare persino dal presidente dei Dem, l’ex giovane turco Matteo Orfini. Infine, mentre i suoi uomini difendevano tagli alla sanità che fanno il paio con la controriforma della scuola, è tornato alle berlusconate d’antan, promettendo tagli delle tasse. Cosa volete che sia, di fronte a tutto questo, il salvataggio dagli arresti dell’ennesimo NCD?
Eppure, non si tratta solo di un incidente di percorso: c’è una logica dietro questa apaprente follia. La spiegazione si trova in un’altra sigla, ALA (Alleanza Liberalpopolare Autonomie), il gruppo degli scissionisti di Forza Italia capitanato dall’immarcescibile Denis Verdini per riavvicinarsi all’NCD e a un altro immortale, Pier Ferdinando Casini. Pure qui, apparentemente si tratta di grandi manovre, si fa per dire, per rifondare un centro moderato, in realtà di dare una mano a Renzi quando dovrà combattere, al Senato, la Madre di Tutte le Battaglie, quella sulla riforma costituzionale, contro una sinistra dem ormai invelenita.
Ora, si pensa troppo male, e si ipotizza che anche il salvataggio di Azzollini rientri in queste manovre per un appuntamento cui sono appese le sorti  della legislatura? Se così fosse non ci sarebbe da stare allegri: perché ci si troverebbe di fronte a un cattivo mezzo impiegato a un fine ancora peggiore, la riforma della Costituzione affidata al trio RAV, composto non da De Gasperi, Togliatti e Nenni, ma da Renzi, Azzollini e Verdini.

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