La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 13 giugno 2017

Evviva il selvaggio Corbyn

di Michele Prospero 
I giornali e i siti riportano beffardi alcuni giudizi dati dai politici e dai commentatori italiani in occasione della conquista della leadership laburista da parte di Corbyn. Il catalogo delle castronerie pronunciate in modalità seriali è proprio gustoso. Tra lo stupore della stampa inglese, nella direzione del Pd del 21 settembre del 2015 il segretario e presidente del consiglio Renzi attacca a testa bassa Varufasik che si era appena dimesso da ministro (“per usare un tecnicismo, anche ‘sto Varoufakis se lo semo tolti”) e soprattutto insulta Corbyn (“ai laburisti piace perdere”).
Secondo le sofisticate categorie politiche di Renzi, il nuovo leader laburista, che intona Bandiera rossa e neppure “canta l’inno” di sua maestà britannica, è un perfetto masochista che trova il suo “godere nel perdere” le elezioni. Attingendo alla sua profonda cultura politica, il leader del Pd paragona il Labour Party, caduto nelle brutte mani callose di Corbyn, alla disastrosa squadra di basket americana che incamera batoste a raffica.
Profetico nelle sue valutazioni (“credo che la vittoria di Corbyn ha reso felice Cameron”), Renzi, cioè il gran capo che ha espugnato la Liguria, Roma, Torino, trafitto gli avversari nel plebiscito trionfale di dicembre, mette a punto il fondamento della sua filosofia politica: “non si tratta di capire se si è blairiani o anti-blairiani, si tratta se si va alle elezioni come alle olimpiadi, cioè per partecipare, o se si pensa che si possano anche vincere”.
A ridosso di cotanto esperto di vittoria, il direttore Sergio Staino, anche lui punto dalla zanzara della profezia, graffia: “e così Corbyn il Rosso si è preso il Labour Party. Chi sarà più felice, Ken Loach o Cameron?”. Con una non minor spruzzata di ironia, il condirettore del giornale apocrifo, Andrea Romano, sentenzia: “spazio libero all’autolesionismo di ritorno di un grande partito che potrà dedicarsi a coltivare in solitudine le fantasiose ricette di Corbyn”. 
Penne meno note, sempre dalle colonne dell’apocrifo quotidiano, si dedicano ad una rassegna mortuaria: “Dopo il partito socialista francese, un altro grande partito della sinistra europea rischia di scomparire”. E pensatori della grandezza di Nicodemo, Ascani, Quartapelle non resistono alla tentazione di liquidare un leader odiato con sentenze scolpite in 140 caratteri. 
Giornalisti di mondo, come Gianni Riotta, sputano, sull’ultimo dei politici con letture marxiste alle spalle, la definitiva condanna: “Corbyn è stato eletto da chi si illude nel sogno di un Labour selvaggio e invece perderà a manetta”. Uno spettro si aggira oltre Manica, il selvaggio, il perdente, l’autolesionista, l’irresponsabile, il rosso Corbyn.

Articolo tratto dalla pagina Facebook dell'Autore

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