La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 17 giugno 2017

Con Montanari e Falcone per costruire una sinistra di popolo

di Stefano Fassina 
Domenica 18 giugno, al Brancaccio a Roma, grazie all'appassionata e intelligente iniziativa di Tomaso Montanari e Anna Falcone, si ritrova una parte significativa del "popolo del No" al referendum costituzionale del 4 Dicembre scorso. È evidente che, senza la molecolare mobilitazione "da sinistra", politica e civica, per la difesa e l'attuazione della nostra Costituzione, oggetto del tentativo regressivo approvato da una ristretta maggioranza parlamentare, minoranza elettorale sin dal 2013, sarebbe stato impossibile dare l'abbrivo al progetto.
Domenica, parte la fase costituente per un movimento di popolo orientato dai principi fondativi della Costituzione. Un movimento plurale, consapevole delle sue differenze, incardinato sul riconoscimento del nesso inscindibile tra questione sociale e questione democratica. Non a caso, l'appuntamento è stato collocato il giorno dopo la manifestazione promossa dalla Cgil per fermare l'ennesimo strappo alla democrazia, compiuto da un governo e da una maggioranza parlamentare trainata dal Pd, per annullare l'avanzamento sul terreno sociale ottenuto con il quesito referendario per la rimozione dei voucher. Sabato prossimo per le strade di Roma riprende parola il "No" sociale al quale punta a dare voce nelle istituzioni l' "Alleanza popolare per la democrazia e l'uguaglianza".
La proposta abbozzata da Montanari e Falcone si misura con i percorsi in atto in tutte le democrazie occidentali dove si è chiusa una lunga fase storica di "pensiero unico" e di subalternità culturale e politica della variegata famiglia socialista europea.
Siamo, infatti, a un tornante storico. La specificità di ciascun contesto è innegabile, ma è altrettanto indiscutibile la sintonia con la ricostruzione della sinistra di popolo in corso in Spagna con Podemos, in Francia con la France Insoumise, nel Regno Unito con il Labour, in Portogallo con una articolazione di sinistre, in Germania con la Linke, in Olanda con un'innovativa accoppiata rosso-verde, in Grecia con Syriza purtroppo soffocata dal dominante mercantilismo tedesco.
La scommessa di fondo è la stessa: rianimare nel contesto del XXI secolo la soggettività sociale e politica del lavoro per rivitalizzare la democrazia e promuovere la conversione ecologica dell'economia e della società. Svuotamento della democrazia e regressione delle condizioni sociali e economiche alla fase pre-welfare State sono, infatti, conseguenze della svalutazione del lavoro determinata, a sua volta, dalla deregolazione dei movimenti di capitali, di merci e servizi, dall'innovazione tecnologica giocata contro il lavoro, dal rattrappimento dell'intervento pubblico e dalla rinuncia alle leve monetarie e di bilancio dello Stato nazionale, dall'egemonia dell'individualismo proprietario, attecchito anche nella cosiddetta sinistra radicale e libertaria post-sessantottina.
È una scommessa ambiziosa: per il patriottismo costituzionale. Per affrontarla in modo credibile va approfondita l'analisi ora confinata nella dimensione politicista della distanza dal Pd e dal suo Segretario pro-tempore, interpretato erroneamente come causa, invece che protagonista ultimo della deriva plebiscitaria e dell'europeismo liberista codificato al Lingotto, versione nostrana fuori tempo massimo del liberismo soft della Terza Via.
L'analisi necessaria deve saper riconoscere le dinamiche strutturali dietro la svalutazione del lavoro, la destabilizzazione degli equilibri della natura, lo svuotamento della democrazia costituzionale. L'analisi necessaria deve saper riconoscere le contraddizioni tra i principi incardinati nella nostra Costituzione e nelle "Carte" nate dopo la II Guerra mondiale e i Trattati europei, il mercato unico e l'ordine economico e sociale dell'euro-zona.
Insomma, domenica prossima si ritrova chi si è già rimesso in cammino oltre i confini dei derivati della sinistra storica e chi vuole incominciare a camminare. Si ritroveranno, innanzitutto, le variegate liste unitarie di alternativa, presenti da tempo in tante città o appena nate, comunità plurali di partiti, movimenti per i beni comuni, energie intellettuali e civiche.
Un punto politico, un discrimine, unisce: l'argine e la controffensiva verso le forze regressive si realizza attraverso risposte efficaci, quindi necessariamente anche attraverso la conquista delle leve del governo a tutti i livelli, per curare i mali sociali radicali, diffusi e acuti anche tra le "classi medie".
Arroccarsi intorno a chi si auto-propone strumentalmente come baluardo contro "i populismi" vuol dire lasciare il popolo delle periferie economiche, sociali e culturali a quelle forze regressive tra le quali, un passo alla volta, si manifesta il vertice del M5s, in una tensione immanente con una parte della sua composita e contraddittoria constituency.
A Sabato, a Piazza San Giovanni. A Domenica, al Brancaccio.

Fonte: Huffington Post - blog dell'Autore 

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