La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 28 novembre 2015

L’ideologia dell’imperialismo umanitario

Intervista a Jean Bricmont di Àngel Ferrero
Àngel Ferrero: Sono passati 10 anni da quando è apparso ‘Humanitarian Imperialism’ (Imperialismo Umanitario) nell’edizione in spagnolo. Che cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
"E’ cominciato come reazione all’atteggiamento della sinistra durante la guerra del Kossovo del 1999 che fu largamente accettata per motivi umanitari e per l’opposizione piuttosto debole del movimento pacifista prima dell’invasione dell’Iraq nel 2003: per esempio, molti “pacifisti” avevano accettato la politica delle sanzioni all’epoca della prima guerra del Golfo nel 1991 ed anche dopo, ed erano favorevoli a delle ispezioni nel periodo precedente alla guerra, senza rendersi conto che questa era soltanto una manovra per preparare il pubblico ad accettare la guerra (questo diventò di pubblico dominio tramite successive fughe di notizie, come i promemoria di Downing Street).
Mi è sembrato che l’ideologia dell’intervento umanitario avesse totalmente distrutto, a sinistra, qualsiasi nozione di rispetto per la legge internazionale, così come qualsiasi atteggiamento critico rispetto ai media."
Àngel Ferrero: Che cosa pensa che sia cambiato negli scorsi 10 anni?
"Un sacco di cose sono cambiate, anche se, temo, non grazie al mio libro. E’ piuttosto stata la realtà che si è affermata, prima con il caos in Iraq, poi in Libia, e ora in Siria e in Ucraina, provocando la crisi dei profughi e un quasi stato di guerra con la Russia, cosa che non sarebbe proprio un gioco da ragazzi.
Gli imperialisti umanitari sono ancora impegnati a spingerci verso nuove guerre, ma ora c’è una notevole frazione dell’opinione pubblica che è contro queste politiche; quella funzione è probabilmente più importante a destra che a sinistra."
Àngel Ferrero: Il ruolo degli intellettuali nel legittimare gli interventi e le interferenze occidentali è stato pesantemente criticato, così come le loro azioni simboliche (firmare lettere pubbliche e manifesti). Perché?
"Il problema rispetto agli intellettuali è che amanofingere di essere critici del potere, mentre in realtà lo legittimano. Per esempio, si lamenteranno che i governanti occidentali non fanno abbastanza per promuovere i “nostri valori” (tramite interventi e sovversioni), il che naturalmente rafforza l’idea che la “nostra parte” o “i nostri governi” abbiano buone intenzioni, un’idea molto sospetta, come tento di spiegare nel mio libro.
Talvolta quegli intellettuali vengono criticati, ma da chi? In generale da personaggi marginali, credo. Essi dominano ancora i media e la sfera intellettuale."
Àngel Ferrero: Un’altra delle preoccupazioni espresse nel suo libro è il degradarsi di un discorso pubblico. Pensa che la situazione sia peggiorata? Come valuta l’impatto dei media sociali?
"La discussione pubblica va di male in peggio, almeno in Francia. Questo è collegato alla costante censura, o per mezzo di cause legali o campagne di demonizzazione, di discorsi politicamente scorretti che comprendono tutti gli interrogativi di Bricmont circa la discussione dominante sui crimini dei nostri nemici e sulle giustificazioni delle guerre.
I media sociali sono la sola alternativa che è rimasta ai “dissidenti”, con l’inconveniente che là, succede di tutto, comprese le fantasie più scatenate."
Àngel Ferrero: Alcuni commentatori fanno notare che la Russia sta ora usando la sua propria versione dell’ideologia dei “diritti umani” per giustificare il suo intervento in Crimea ola campagna aerea in Siria contro lo Stato Islamico. E’ giusto?
"Non penso che la Russia dichiari di intervenire per motivi umanitari. Nel caso della Crimea si basa sul diritto di auto-determinazione di un popolo che è fondamentalmente russo, è stato unito all’Ucraina in modo arbitrario nel 1954 (in un’epoca in cui non importava troppo, dato che l’Ucraina faceva parte dell’Unione Sovietica) e aveva tutte i motivi di avere paura di un governo di Kiev fanaticamente anti-russo.
Riguardo alla Siria, essi rispondono alla richiesta di aiuto del governo di quel paese allo scopo di combattere contro i terroristi appoggiati dall’estero. Non vedo perché sia meno legittimo dell’intervento della Francia in Mali (anche questo richiesto dal governo di quel paese) o del più recente intervento degli Stai Uniti in Iraq, contro l’ISIS.
Naturalmente quelle mosse russe potrebbero dimostrarsi imprudenti e forse discutibili da un punto di vista “pacifista”. La domanda fondamentale, però, è: chi ha iniziato lo smantellamento totale dell’ordine internazionale basato sulla Carta dell’ONU e sulla premessa di uguale sovranità di tutte le nazioni? La risposta, ovviamente, è: gli Stati Uniti e i loro “alleati” (ai vecchi tempi si usava dire “lacchè”). La Russia sta soltanto reagendo a quel disordine, e lo fa in modi piuttosto legalisti."
Àngel Ferrero: Restiamo in Siria. Vari politici europei hanno chiesto un intervento militare in Siria e in Libia per ripristinare l’ordine e fermare il flusso di rifugiati vero l’Unione Europea. Che cosa pensa di questa crisi e delle soluzioni proposte dall’Unione Europea?
"Non sanno come risolvere il problema che hanno creato. Chiedendo le dimissioni di Assad come pre-condizione per risolvere la crisi siriana e appoggiando i cosiddetti ribelli moderati (l’etichetta di moderati in pratica significa che erano stati scelti da “noi”), hanno impedito qualsiasi possibile soluzione in Siria. In realtà, una soluzione politica dovrebbe essere basata sulla diplomazia e questa presuppone una valutazione realistica delle forze. Nel caso della Siria, il realismo significa accettare il fatto che Assad ha il controllo di un esercito e che ha alleati stranieri: l’Iran e la Russia. Ignorare questo è proprio un modo di negare la realtà e di rifiutarsi di dare un’opportunità alla diplomazia.
E’ poi arrivata la crisi dei rifugiati: probabilmente non la si aspettava, ma è accaduta in un periodo in cui i cittadini europei sono sempre più ostili all’immigrazione e a una “costruzione europea”. La maggior parte dei governi europei affronta quelli che chiamano “movimenti populisti”, cioè movimenti che chiedono maggiore sovranità per i loro paesi. Il flusso dei rifugiati non poteva arrivare in un momento peggiore, dal punto di vista dei governi europei.
Quindi cercano di sistemare il problema come possono: fare costruire a paesi periferici come l’Ungheria dei muri (che essi denunciano in pubblico ma di cui sono probabilmente felici in privato), introdurre di nuovo i controlli ai confini, pagare la Turchia perché si tenga i rifugiati, ecc.
Naturalmente ci sono anche richieste di intervenire in Siria per risolvere il problema “alla fonte”. Ma che cosa possono fare adesso? Maggiore appoggio ai ribelli con una zona vietata ai voli, e correre il rischio di uno scontro diretto con i Russi? Aiutare l’esercito siriano a combattere i ribelli, come fanno i Russi? Ma questo significherebbe ribaltare anni di propaganda e politiche anti-Assad.
In sintesi, vengono rovinati dal loro complotto, cosa che è sempre una situazione spiacevole."
Àngel Ferrero: Perché pensa che i Verdi e la nuova sinistra siano così ostinati nel difendere gli interventi umanitari?
"In sostanza, si deve fare un’analisi di classe della “nuova sinistra”. Mentre la vecchia sinistra era basata sulla classe operaia e i suoi leder provenivano da quella classe, la nuova sinistra è quasi interamente dominata da intellettuali della piccola borghesia. Questi intellettuali non sono né la “borghesia” nel senso dei proprietari dei mezzi di produzione né sono sfruttati da questi ultimi.
La loro funzione sociale è di fornire un’ideologia che può servire come nobile giustificazione di un sistema economico e di un insieme di relazioni internazionali che sono fondamentalmente basate sulla forza bruta. L’ideologia dei diritti umani è perfetta, da quel punto di vista. E’ sufficientemente ‘”idealistica” e impossibile da mettere in pratica costantemente (se si dovesse fare una guerra contro ogni trasgressore dei diritti umani”, si sarebbe rapidamente in guerra con il mondo intero, compresi noi stessi) per permettere a quei difensori l’occasione di apparire critici rispetto ai governi (non intervengono abbastanza). Ma, deviando l’attenzione dai veri rapporti di forza esistenti nel mondo, l’ideologia dei diritti umani offre anche a coloro che detengono il potere reale una giustificazione morale delle loro azioni. E quindi gli intellettuali piccoli borghesi della “nuova sinistra” possono sia servire il potere che fare finta di essere sovversivi. Che cosa si può chiedere di più a un’ideologia?"
Àngel Ferrero: Nelle conclusioni del suo libro lei raccomanda una specie di pedagogia per il pubblico dell’Occidente, in modo che accettino la fine dell’egemonia occidentale e la comparsa di un nuovo ordine nelle relazioni internazionali. Come possiamo contribuire?
"Come ho detto prima, è la realtà che costringe il pubblico occidentale a cambiare. E’ stata sempre una pura follia pensare che i diritti umani sarebbero stati favoriti da guerre senza fine, ami ora vediamo con i nostri occhi le conseguenze di quella follia. Ci dovrebbe essere un radicale nuovo orientamento delle priorità della sinistra negli affari internazionali: lungi dal cercare di sistemare i problemi degli altri paesi tramite gli interventi illegali, questo dovrebbe chiedere un serio rispetto della legge internazionale da parte dei governi occidentali, una pacifica collaborazione con altri paesi, in particolare con Russia, Iran e Cina, e lo smantellamento delle aggressive alleanze militari come la NATO."
Àngel Ferrero: Vorrei chiederle dell’altro libro che l’ha reso famoso al grande pubblico: Fashionable Nonsense (Assurdità di moda). Questo libro, scritto insieme ad Alan Sokal, è una critica al postmodernismo. Quale è oggi l’influenza del postmodernismo tra gli studiosi e nell’opinion pubblica? Si affievolisce o è ancora viva e vegeta?
"E’ difficile per me rispondere a questa domanda, perché richiederebbe uno studio sociologico che non posso intraprendere non avendone i mezzi. Direi però che il postmodernismo, come la svolta verso gli interventi umanitari, è un altro modo con cui la sinistra si è autodistrutta, sebbene questo aspetto abbia avuto conseguenze meno drammatiche delle guerre e il danno sia stato limitato a circoli intellettuali d’élite.
Se, però, la sinistra vuole creare una società più giusta, deve avere l’idea della giustizia: se adotta un atteggiamento relativista rispetto all’etica, come può giustificare i suoi obiettivi? E se deve denunciare le illusioni e le mistificazioni del discorso dominante, sarebbe meglio fare affidamento su un’idea di verità che non sia semplicemente una “costruzione sociale”. Il postmodernismo ha largamente contribuito alla distruzione della ragione, dell’oggettività e dell’etica della sinistra e questo lo porta al suicidio."

Questa intervista è stata condotta da Àngel Ferrero per il giornale spagnolo: Publico.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: Counterpunch
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.