La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 27 novembre 2015

Armi

di Giovanni De Mauro 
Parlando di guerre, stragi, sparatorie, esplosioni, massacri e carneficine, può valere la pena di ricordare ancora una volta da dove vengono le armi usate dai terroristi e dagli eserciti, e chi ci guadagna nel produrle e venderle. Cominciamo con i grandi sistemi d’arma: aerei, artiglieria, sottomarini, missili, carri armati eccetera. Il rapporto del Sipri di Stoccolma dice che tra il 2010 e il 2014 il volume d’affari a livello mondiale è aumentato del 16 per cento rispetto ai cinque anni precedenti. Oggi i principali esportatori sono: Stati Uniti, Russia, Cina, Germania e Francia. Insieme controllano il 74 per cento del mercato.
I cinque principali importatori sono: India, Arabia Saudita, Cina, Emirati Arabi Uniti e Pakistan (a proposito di Arabia Saudita: dalla Sardegna partono ormai regolarmente forniture di bombe prodotte nello stabilimento sardo dell’azienda tedesca Rwm Italia e destinate ai sauditi, che le usano per bombardare lo Yemen).
Passiamo ora alle armi leggere: pistole, fucili eccetera. L’ultimo rapportodell’Archivio disarmo dice che nel mondo ne circolano 875 milioni, di cui il 75 per cento è nelle mani di civili. Il mercato globale di queste armi vale 8,5 miliardi di dollari all’anno, a cui vanno aggiunti i profitti, impossibili da calcolare, dell’enorme traffico illegale. L’Italia è tra i principali esportatori mondiali: nel 2014 il valore delle esportazioni ha raggiunto i 452.713.932 euro. Una cifra leggermente inferiore a quella dell’anno precedente, ma superiore alla media delle esportazioni del decennio.
Ovviamente terroristi e criminali troverebbero comunque il modo di farsi saltare in aria o di massacrare persone in giro per il mondo, e altrettanto ovviamente se pure l’Italia decidesse di non produrre né esportare più armi di nessun tipo (possibilmente riconvertendo le industrie e salvando i posti di lavoro) ci sarebbero altri paesi pronti a prendere il suo posto. Ma queste non possono essere buone ragioni per continuare a riempire di armi il pianeta.

Fonte: Internazionale 

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