La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 26 novembre 2015

Due imperi e il terzo incomodo

di Alberto Negri
Le relazioni tra Mosca e Ankara non sono mai state semplici.
Diffidenza e competizione hanno sempre caratterizzato i rapporti fra i due “grandi Imperi”, soprattutto quando c’è un terzo incomodo. I tre Imperi, ottomano, zarista e persiano, non sono mai stati buoni vicini. Nei secoli nei momenti migliori si sono sopportati, in quelli peggiori la Russia prima e l’Urss poi hanno tentato di prendersi qualche pezzo di Turchia o di Iran nella storica marcia di Mosca verso i mari caldi e il Mediterraneo.
Quando poi due di loro si alleano contro l’altro, il terzo avverte un pericolo mortale. Ed è quanto è avvenuto con l’intesa tra la Russia e l’Iran sciita per sostenere Bashar Assad contro il fronte sunnita: non è forse un caso che l’abbattimento del caccia russo sia avvenuto il giorno dopo lo storico incontro a Teheran tra Vladimir Putin e la Guida Suprema Alì Khamenei.
Iran e Russia collaboravano da tempo per tenere in sella il regime di Damasco ma questo incontro deve avere fatto venire un travaso di bile al presidente turco Tayyip Erdogan che considera il confine siriano come il cortile di casa sua e se stesso come l’unico vero leader del mondo musulmano nel Levante. Non solo. Erdogan ha sempre avuto più affinità con Putin che con i leader della repubblica islamica, guardati con sospetto come concorrenti tra le masse islamiche. Lui, grande cliente del gas di Mosca, si sente tradito da Putin, come nel 2011 da Assad che a suo dire non ne seguì i consigli: il problema di questi leader è che hanno un ego smisurato e spesso non commisurato alle loro reali potenzialità. Ed è così che finiscono per coinvolgere amici e alleati nei loro disastri.
L’aspetto singolare è che Putin ed Erdogan sono due iper-nazionalisti, nostalgici dei rispettivi ex imperi, con un’opinione pubblica che aspetta da loro reazioni forti e decise. Al contrario gli iraniani si attendono che la loro leadership, dopo decenni di emarginazione, riaccrediti il Paese nella comunità internazionale. È paradossale ma il mondo visto da Teheran, nonostante sia una repubblica islamica, è più sfaccettato di come viene guardato dal Cremlino o dal megalomane palazzo di 1000 stanze che si è fatto costruire Erdogan.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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