La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 16 febbraio 2017

Gentiloni fa rima con Berlusconi. Ancora un'intesa con la Libia, sulla pelle dei migranti

di Giampaolo Petrucci
Un “Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere” è stato siglato a Roma, lo scorso 2 febbraio, dal presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, e dal premier libico Fayez Mustafa al-Serraj, capo del Governo di Riconciliazione Nazionale. La bozza del memorandum era stata concordata lo scorso 9 gennaio, nel corso della visita a Tripoli del ministro dell'Interno Marco Minniti. 
Nel testo, i due governi dichiarano di voler cooperare, in questa delicata fase di transizione che sta attraversando l'ex colonia italiana, per il superamento della lacerazione sociale e politica nel Paese, per contribuire ad un percorso di riconciliazione nazionale e di stabilizzazione istituzionale, nel solco dell'antica «amicizia tra i due popoli» e per dare concreto seguito ai precedenti accordi stretti tra i due Stati. In particolar modo il controverso “Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione”, siglato il 30 agosto 2008 da Silvio Berlusconi e dal colonnello Gheddafi – ratificato dal Parlamento italiano il 4 gennaio 2009 e rilanciato dal governo Monti nel dicembre 2011 – contestato da numerosi organismi laici e religiosi perché delegava il contenimento dei flussi migratori provenienti dall'Africa subsahariana ad un regime scarsamente rispettoso dei diritti umani (v. Adista Notizie nn. 67/08, 16/09). Allora come oggi, i migranti sopravvissuti e giunti in Italia attraverso il mare, raccontano di aver subito in Libia abusi e atrocità inenarrabili da milizie ribelli, ma anche dalle forze di sicurezza e dalle istituzioni locali: torture, stupri, esecuzioni sommarie, detenzione in veri e propri lager.
A distanza di anni, la classe dirigente italiana pare non aver fatto alcun passo avanti. Il messaggio dell'attuale accordo Gentiloni-Serraj è chiaro: al pari del contrabbando di carburante, del terrorismo, della tratta di esseri umani, l'immigrazione, definita «clandestina», rappresenta una delle «questioni che influiscono negativamente sulle Parti». Per risolvere il “problema” l'Italia fornirà risorse finanziarie, supporto logistico, infrastrutturale e militare, al fine di sviluppare in terra d'Africa un sistema di contenimento dei flussi migratori «illegali», che prevede il controllo dei confini Sud e delle coste, la «predisposizione di campi di accoglienza temporanea sotto l’esclusivo controllo del Ministero dell’Interno libico», le procedure di rimpatrio e di rientro volontario dei migranti nei Paesi d'origine.
Insomma, ancora una volta l'Italia paga profumatamente un governo terzo, politicamente instabile e incapace di tutelare i diritti umani sul suo territorio, per fare da gendarme dei propri confini, chiudendo un occhio sul drammatico destino cui andranno incontro tutti coloro che transiteranno in Libia, costretti – in assenza anche di un capillare sistema di corridoi umanitari invocato più volte dal Terzo settore, dai Comuni e dalle Chiese (v. Adista Notizie nn. 10/16, 17/16, 45/16, 4/17 e Adista numero speciale 22/16) – a rischiare la pelle sulla rotta del Mediterraneo per lasciarsi alle spalle guerre, persecuzioni, fame ed eventi climatici. Nessun passaggio dell’intesa, inoltre, vincola il Paese africano al rispetto dei diritti umani e, anzi, viene sottolineato con forza l'impegno italiano alla non ingerenza nelle vita politica della Libia di Serraj.
Contenimento, repressione e respingimenti: questa l'unica ricetta italiana ed europea – una benedizione sul Memorandum è arrivata dal vertice dei leader europei a Malta il 3 febbraio scorso – al fenomeno migratorio. E fa davvero sorridere il passaggio in cui le parti dichiarano di voler collaborare «per proporre, entro tre mesi dalla firma di questo memorandum, una visione di cooperazione euro-africana più completa e ampia, per eliminare le cause dell’immigrazione clandestina, al fine di sostenere i Paesi d’origine dell’immigrazione nell’attuazione di progetti strategici di sviluppo, innalzare il livello dei settori di servizi migliorando così il tenore di vita e le condizioni sanitarie, e contribuire alla riduzione della povertà e della disoccupazione».
Spaventoso
La condanna dell'associazionismo laico e religioso e senza appello. Un «patto spaventoso, ingiusto e disumano, un patto che ferisce il dovere di accoglienza previsto dalla Costituzione italiana e il diritto di asilo sancito dalle leggi Ue e internazionali», accusano Guido Barbera (presidente di Solidarietà e Cooperazione Cipsi, coordinamento di 30 associazioni di solidarietà internazionale) e Nicoletta Teodosi (presidente del Cilap, Collegamento Italiano di Lotta alla Povertà, sezione italiana della rete europea European Anti Poverty Network) in un comunicato congiunto del 7 febbraio. Questo Memorandum altro non è che «una maxi operazione di polizia contro l’immigrazione “irregolare”, in un Paese, come la Libia, né civile né democratico», denunciano i due. «Il memorandum Italia-Libia mette un tappo alle coste libiche per non far affluire i migranti. È un memorandum “contro” le persone che cercano una vita migliore e che riceveranno in cambio: rimpatrio obbligatorio spacciato per volontario, centri di detenzione ai confini meridionali della Libia, assenza di garanzie di attuazione dei diritti umani».
Ipocrita
«Il fatto che l’Europa abbia accolto con favore questo accordo, senza compiere nessun tentativo di aumentare gli impegni della Libia per la tutela dei migranti», ha dichiarato anche il direttore dei programmi in Italia di Oxfam Alessandro Bechini, «dimostra ancora una volta l’ipocrisia del vecchio continente sulla politica migratoria nel Mediterraneo. Dopo che per una settimana i leader europei si sono dichiarati scandalizzati per le aberranti decisioni prese dall’amministrazione Trump in materia di immigrazione, decidono di fatto di seguire la stessa logica».
Scellerato
Di «patto scellerato» ha parlato anche p. Alex Zanotelli, missionario comboniano a Napoli, in un messaggio del 4 febbraio scorso. Dopo la rotta dei Balcani, l'Europa tenta ora di chiudere quella del Mediterraneo. Lo scorso anno, ha aggiunto Zanotelli, sono arrivati dalla Libia 160mila rifugiati, per questo ora il governo italiano, «a nome della Ue», cerca di correre ai ripari, scendendo a patti con la Libia, «un Paese oggi frantumato in tanti pezzi», a causa della «guerra assurda che abbiamo fatto contro Gheddafi» nel 2011. L'obiettivo dell'Unione, ha proseguito p. Alex, è stringere «accordi con i vari Stati da cui partono i migranti. Per ora la Ue ha scelto cinque Paesi chiave: Niger, Mali, Senegal, Etiopia e Nigeria, promettendo tanti soldi per lo sviluppo». «Che ipocrita quest’Europa che offre soldi» ai Paesi africani, aggiunge Zanotelli, «per impedire i flussi migratori, mentre li strozza economicamente», con gli Epa (gli Accordi di Partenariato Economico che eliminano le barriere doganali e consentono all'Europa di invadere i mercati africani), con il land grabbing e con la «macchina infernale del debito». Insomma, prima «strangoliamo questi popoli» e poi sbattiamo loro le porte in faccia quando provano a fuggire. «E se riusciranno ad arrivare in Europa, troveranno muri, filo spinato, campi profughi e lager», come i Cie che vorrebbe moltiplicare il ministro Minniti in tutte le Regioni d'Italia.
«Mi sconcerta il silenzio della Conferenza Episcopale Italiana», ha denunciato il missionario, ma altrettanto mi sorprende il silenzio degli Istituti missionari: finora non c’è stata una presa di posizione unitaria e dura su quanto sta avvenendo, che ci tocca direttamente come missionari. Non possiamo più tacere: è in ballo la vita, la vita di milioni di migranti, che per noi sono “la carne di Cristo”», ha poi concluso citando papa Francesco. 

Fonte: Adista.it 

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