La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 8 luglio 2016

La Grecia e il Piano X, un anno fa

di James K. Galbraith
I legami della mia famiglia con la Grecia risalgono all’amicizia tra mio padre e Andreas Papandreou, colleghi e professori di economia negli Stati Uniti negli anni cinquanta. Nel 2010 sono arrivato ad Atene per offrire supporto morale in un momento difficile a George Papandreou, poi rieletto. Ho incontrato Yanis Varoufakis nel 2011 e l’ho aiutato ad organizzare il suo soggiorno di due anni presso l’Università del Texas, ad Austin, agli inizi del 2013. Durante quel periodo, inoltre, ho stretto amicizia con Alexis Tsipras e i membri del suo circolo.
Questi legami, insieme ad una crescente preoccupazione per gli effetti della tragedia della Grecia sull’Europa e sul mondo, hanno portato al mio coinvolgimento – come volontario e amico – con il Ministro delle Finanze da inizio febbraio fino ad inizio luglio 2015.
Sapevamo sin dall’inizio che il nuovo governo Syriza avrebbe affrontato una sfida difficilissima nel persuadere istituzioni intransigenti, ministri delle finanze ostili e sospettosi, capi di Stato diffidenti nel modificare un programma economico fallimentare, che era stato imposto non per aiutare la Grecia ma per salvare le banche francesi e tedesche.
La missione del ministro delle finanze era sopratutto politica e diplomatica e il mio ruolo consisteva principalmente nell’aiuto che potevo dare scrivendo e parlando in pubblico, alla stampa internazionale e tenere informati amici e simpatizzanti negli Stati Uniti.
Welcome to the Poisoned Chalice (Accogliamo il Calice Avvelenato) (Yale, 2016) è una raccolta di miei scritti, interviste e discorsi sulla Grecia dal 2010 fino all’estate del 2015. La maggior parte degli scritti fu pubblicata allora. Insieme costituiscono un assaggio dei primi mesi di SYRIZA così come li ho vissuti io, insieme ai miei giudizi sulla situazione economica e politica.
Come riportato nel libro, nel marzo del 2015 Yanis Varoufakis mi chiese di aiutarlo in un compito delicato, la preparazione di un piano preliminare richiesto dal Primo Ministro per affrontare il caso in cui la Grecia fosse stata spinta fuori dall’Euro.
Sapevamo che gli eventi sarebbero culminati verso la fine di giugno. Non sapevamo – nè avremmo potuto sapere – che forma nello specifico avesse assunto questo culmine. Era necessario prepararsi per il peggio.
Insieme ad un piccolo gruppo ho lavorato circa cinque settimane a questo piano e ho trasmesso un memorandum – “Il memorandum per il Piano X” nei primi giorni di maggio. Il nostro lavoro era disegnato sull’esperienza finanziaria e legale del nostro team, sulla letteratura accademica relativa alle trasformazioni dei sistemi monetari, su un numero contenuto di conversazioni private con esperti di fiducia e sulla nostra conoscenza della situazione economica e sociale della Grecia.
Speravamo di offrire uno schema per delle misure che avrebbero dovuto essere prese e dei problemi che si sarebbero potuti presentare.
Eravamo consapevoli delle difficoltà che la Grecia avrebbe incontrato se fosse stata espulsa dall’euro e anche dei pericoli che ne sarebbero seguiti, se il nostro lavoro fosse stato divulgato. Per queste ragioni, lavorammo in silenzio, per la maggior parte del tempo lontano da Atene. La maggior parte del governo greco, fuori o dentro il Ministero delle Finanze, non fu coinvolto.
Le questioni che gravitavano attorno ad una uscita forzata dall’euro erano spaventose: spaziavano dagli aspetti legali nelle relazioni con l’Unione Europea, alla creazione e gestione di una nuova banca centrale e i meccanismi per fornire disponibilità liquida con brevissimo avviso, al possibile appoggio esterno per una nuova moneta, alla conversione dei depositi bancari e debiti privati, fino alle quelle essenziali come il mantenimento delle forniture di beni primari come il cibo, carburante e medicine.
Non potevamo sapere come le forze politiche e sociali greche avrebbero reagito. Il nostro lavoro era quello di valutare tutte queste considerazioni nella massima ampiezza possibile, ampiezza che spesso era limitata. Non era nostro compito dare raccomandazioni e non ne abbiamo redatte; ci stavamo preparando ad uno scenario che tutti speravamo di evitare. A fine giornata Yanis Varoufakis, Ministro delle Finanze, discuteva il nostro lavoro con il Primo ministro e il Primo Ministro ha poi preso le sue decisioni, come tutti sanno.
Questo era il giudizio che doveva esprimere il Primo Ministro. Ho lasciato la Grecia il 7 luglio 2015 con emozioni confuse. Da un alto, avevo sperato in un risultato migliore per il popolo greco, per un sostegno più vigoroso dagli amici greci, per un minimo di flessibilità da parte dei creditori, che non sono mai apparsi. Dall’altro lato, ero contento per aver reso un servizio per una buona causa. E sicuro del fatto che il mio amico, il ministro delle finanze Yanis Varoufakis, aveva assolto le proprie responsabilità con lode.

Fonte: diem25.org 

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