La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 11 marzo 2016

Il QE di Draghi e il QE che serve a noi

di Gianluca Graciolini
Mario Draghi ha dunque dato fondo alla cassetta di munizioni in dotazione alla BCE, portando i tassi di rifinanziamento fino in territorio negativo e portando il Quantitative Easing dai 60 attuali agli 80 miliardi di euro al mese (SÌ: 80 MILIARDI DI EURO AL MESE), estendendo l'acquisto dei bond anche a quelli emessi dalle imprese private non bancarie e garantendo un altro grande prestito alle banche, a condizioni di estremo favore, ben diverse da quelle pretese a suo tempo, per esempio, alla Grecia, costretta a rivolgersi al mercato privato dei prestiti bancari, a tassi da usura, per pagare gli interessi sul suo debito pubblico.
Smaliziamoci un pò: per rendere l'idea di quanto sia assurda e fallace una politica economica ridotta a puro ed esclusivo monetarismo e di quanto siano anomale ed asimmetriche queste ingentissime creazioni dal nulla di denaro basterebbe raffrontarle al fantomatico Piano Juncker col quale la Commissione Europea avrebbe dovuto finanziare una specie di Industrial Compact continentale.
Hanno finto di programmare  315 miliardi (4 mesi e mezzo del nuovo QE), racimolandone in realtà solo 21 e demandando agli Stati il cofinanziamento del resto, rattoppando a mo' di collage tutta una serie di interventi già previsti. Risultato? Una cornice propagandistica per un bluff perfetto.
Cosa succederà ora, con quest'ultima grande iniezione di liquidità nei mercati finanziari? Le borse oggi gongolano, i titoli volano e per qualche tempo avremo forse un pò di stabilità sulle piazze finanziarie. È evidente che le misure straordinarie  e non convenzionali annunciate da Draghi abbiano fatto tirare un sospiro di sollievo all'Eurozona, in quanto diminuiranno la spesa pubblica per il servizio del debito attraverso l'incremento dell'acquisto dei titoli pubblici e perché  continueranno a "salvare"  le banche immettendo ulteriore liquidità in quei grandi buchi neri che sono i loro bilanci. È però grave che lo si faccia senza alcuna prospettiva di  riforma radicale del sistema e senza alcuna volontà di introdurre correzioni nella struttura del capitalismo finanziario vigente, con l'unico paletto rappresentato dal consueto invito ad allentare a discrezione degli istituti la stretta creditizia. Così, le banche continueranno  a fare, nè più nè meno, quanto han fatto fin qui: il bello e il cattivo tempo e il brutto gioco non ha mai fine.  
Ed invece, per tutto ciò che giunti a questo punto dovrebbe contare ed interessare di più,  nell'economia reale, contro le diseguaglianze, nella lotta alla disoccupazione, nel sostegno alla domanda, nella lotta alla deflazione, che effetti concreti avranno queste misure straordinarie di grande e ipercreativa ingegneria finanziaria? Nessuno, o meglio ne avranno, ma di segno ulteriormente negativo, in perdurante assenza di politiche economiche espansive e perseverando nell'austerità, perché avranno solamente ingrassato la bestia finanziaria causa ultima della crisi ed avranno allargato a dismisura la forbice delle grandi disuguaglianze. Dovrebbe infatti restare chiaro a tutti che una simile manovra non porta alcunché alle classi popolari, stritolate dalla crisi perdurante e dalla deflazione salariale, nel mentre dà, a taglio sempre più grosso, anche le ultime fette di culo dell'Europa alle banche, ai centri finanziari e, in ultima istanza, agli operatori del mercato dei titoli.
L'unica nota paradossalmente positiva che si potrebbe scrivere sulle azioni varate dalla BCE riguarda la smentita delle narrazioni politiche fondate sugli ottimismi d'accatto e di propaganda, quelli alla Renzi o alla Hollande, per intenderci: lo stato di depressione delle economie europee doveva essere ben grave se Draghi si è deciso a quest'ultimo passo; dev'essere davvero il principe dei gufi. Ma questa è una magrissima consolazione.
Al contrario, oggi, in Europa e con la decisione della BCE, hanno prevalso ancora una volta l'ideologia sulla necessità di una svolta radicale di politica economica, e il trucco monetario sul semplice buonsenso. E non ci si venga a dire di gioire, stanti i nein di alcuni settori dell'economia e della politica tedesche, perché i presunti nemici dei nostri nemici sono nostri amici: austerity  e ordoliberismo continueranno ad imperare.
Muoviamo da ben altre preoccupazioni rispetto a quelle di Schauble o degli stessi noeurini di casa nostra. Pensate solo a questo: se 80 miliardi al mese venissero immessi nell'economia reale ed utilizzati a sostegno di programmi di spesa pubblica, per investimenti in innovazione, conversione ecologica, welfare, istruzione, ricerca, infrastrutture ecc. quanti benefici immediati se ne ricaverebbero in termini di posti di lavoro, di giustizia sociale, di miglioramento delle condizioni dell'ambiente? E quanti altri se ne ricaverebbero nel medio e nel lungo periodo?
È, in sostanza, ciò che Jeremy Corbyn ha chiamato il Quantitative Easing per il popolo. È la direzione che la storia stessa si è incaricata di indicarci, quando ci ricorda il New Deal o le altre soluzioni adottate a fronte delle grandi crisi finanziarie del secolo scorso. 
La BCE, oggi, avrà salvato ancora una volta l'Euro e nessuno tra chi detiene realmente le redini del potere economico e finanziario vorrà più uscire da questo Bengodi di liquidità. Ma attenti: a perpetuare le follie e le conseguenze di una simile politica economica l'Europa va in rovina ed anziché morire sul suo capezzale e sotto l'altare dei suoi dogmi finanzcapitalisti, in tanti potrebbero decidersi ad avverare quelle famose parole: la parola più eroica in tutte le lingue è rivoluzione. Ed allora, caro Draghi, anche l'Euro sarà ricordato come una barbara reliquia.
Per il momento, come qualche giorno fa invitava a fare il giovane economista Thomas Fazi e magari prima di aprire bocca su debito pubblico, crisi economica, soldi che non ci sono, fabbriche che chiudono, emergenze migranti e posti di lavoro che si perdono, consoliamoci facendo almeno questo esercizio da asini gabbati e smemorati,  "da ripetere in ginocchio sui ceci tutte le mattine: la BCE crea dal nulla 80 miliardi di euro al mese..., la BCE crea dal nulla 80 miliardi di euro al mese...,  la BCE crea dal nulla 80 miliardi di euro al mese..."

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