La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 16 ottobre 2015

Catalogna: indipendenza da chi?

di David Marty
Il 27 settembre, i separatisti della Catalogna hanno ottenuto la maggioranza dei seggi nelle elezioni parlamentari regionali, anche se con uno strettissimo margine e soltanto grazie ai 10 seggi del partito anticapitalista, la Candidatura d’Unitat Popular (CUP), il cui sostegno è appeso appena a un filo.
La campagna ora è terminata e possiamo fare uno o due passi indietro per analizzare la situazione politica in Catalogna, le principali differenze tra i partiti principali che costituiscono Insieme per il Sì, ma forse, ciò che più conta, quello che sembra unirli oltre alla loro posizione sulla secessione della catalogna dalla Spagna e il loro rapporto verso l’Unione Europea e gli Stati Uniti.
Insieme per il Sì
Il principale vincitore in queste elezioni, la Coalizione per l’indipendenza catalana denominata Junts pel Sìche in catalano significa Insieme per il Sì, durante l’estate del 2015 ha presentato un programma politico. Dopo aver fatto un attento esame di questo, sembra difficile collocarlo nel tradizionale spettro politico di destra/sinistra, come ci si potrebbe aspettare da una formazione costituita dal partito Convergenza Democratica della Catalogna (neoliberale), da quello denominato Sinistra Repubblicana della Catalogna (socialista) e dal Movimento di Sinistra (una coalizione nella coalizione, di partiti di sinistra molto più piccoli).
In realtà, malgrado la voluminosità della sua versione stampata (125 pagine), quello che sembrava prevalere nella campagna e nel programma di Junts era il loro appello all’indipendenza, un argomento che ogni formazione politica ha tentato di sostenere prima di unirsi alla coalizione. Stanno ora conducendo quella battaglia lontano dalle discrepanze ideologiche sui problemi economici e politici. E’ perciò comune trovare tutti i tipi di proposte ideologicamente diverse, nel programma di Junts: dai riferimenti alle politiche progressiste, ognuna di queste con una sonora retorica socialista, come “ la responsabilizzazione dei quartieri” (p. 72), e fino alle altre proposte, forse più in favore delle aziende, come è dimostrato, per esempio, dall’accettazione del dogma del libero mercato (p. 24), o dall’onnipresenza del termine “affari”(esattamente 15 volte, una ogni pagina), tanto per nominarne alcune.
Junts e l’Unione Europea: indipendenza o in dipendenza da?
Sembra che un punto del loro programma sia stato chiarito più di altri, sia ripetendolo che esprimendolo con affermazioni chiare: “Faremo richiesta di restare nell’UE, nell’Eurozona e nell’Ecosistema delle banche centrali” (p. 51).
Qui c’è la principale contraddizione logica tra le affermazioni di indipendenza da Madrid e dall’interferenza dei non-catalani negli affari della Catalogna in nome della sovranità e dell’autodeterminazione da una parte, e il desiderio inequivocabile di restare dentro l’UE e che ogni norma dell’UE in ogni trattato resti ancora effettiva e indiscussa.
Dato che la maggior parte, se non tutte le politiche aspramente criticate da Junts come un’imposizione illegittima di estranei (cioè Madrid) sono reali attuazioni di politiche e di raccomandazioni dell’UE (spesso queste equivalgono a ordini, date le realtà istituzionali), perché Junts vuole con tanta veemenza rimanere nell’UE? E se l’autodeterminazione e la democrazia sono di primaria importanza per loro, perché non lasciare quella questione a un futuro referendum?
Verso il federalismo europeo
Considerando i numerosi legami tra ognuno dei candidati sulla lista di Junts e i gruppi di esperti e le organizzazioni europee che raccomandano un’Unione Europea federalista (intendendo un modello in cui gli stati nazione scomparirebbero allo scopo di promuovere quelle che vengono comunemente definite euroregioni che difenderebbero i loro interessi direttamente a Bruxelles), sarebbe facile illustrare il punto che il movimento per l’indipendenza in Catalogna è di fatto parte di una più vasta forza che agisce a livello europeo e che lo è stata già da vari decenni. Tuttavia, se dobbiamo fare soltanto un esempio di questa relazione tra Junts e federalismo europeo, forse potrebbe bastare il caso del suo leader, Raul Romeva.
Il candidato numero uno per Junts, Raul Romeva, è membro del Partito Verde in Catalogna (è considerato ”indipendente” all’interno della coalizione Junts) ed è stato membro del Parlamento europeo tra il 2004 e il 2014. Durante i suoi anni al Parlamento europeo, Romeva ha promosso l’idea non soltanto di una Catalogna indipendente, ma anche di un’Unione Europea federalista, firmando, tra le altre cose, il manifesto del Gruppo Spinelli, uno dei più importanti movimenti federalisti in Europa.
Quello che i federalisti raccomandano è un unione europea in cui gli stati-nazione come Francia, Spagna o Italia, per nominarne alcuni, cederebbero la maggior parte della loro sovranità (oltre a quello che sta già accadendo con i Trattati dell’Unione Europea) da una parte a delle regioni– come la Catalogna, o la Bretagna (in Francia) – e alle istituzioni dell’UE a Bruxelles dall’altra. I federalisti promuovono l’idea che queste regioni – chiamate anche euro-regioni – si estendano oltre quelli che sono noti ora come confini francesi, spagnoli o italiani. Il fatto è che l’attuale Unione Europea sta lentamente muovendosi verso questo modello attraverso varie politiche e riforme come quella delle regioni in Francia o la promozione delle lingue regionali (vedere lo Statuto regionale per le lingue regionali o di minoranza), o, ciò che più conta, attraverso ogni nuovo trattato che trasferisce più sovranità dagli stati-nazione a Bruxelles, da una parte, e agli enti regionali dall’altra.
La CIA e il Movimento Federalista
Il movimento Federalista (fondato nel 1943) è uno dei primi e più importanti promotori in Europa dell’idea di un Europa integrata. Il suo testo fondante, cioè il manifesto di Ventotene, fu scritto principalmente da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel 1941. In seguito Altiero Spinelli divenne un forte difensore del federalismo nell’ambite dell’istituzione europea quando divenne un euro-deputato e preminente commissario dell’UE per 6 anni. Il gruppo di Spinelli creò nel 2010 il suo manifesto ispirato da Spinelli e che rappresenta il federalismo moderno.
Il finanziamento del movimento Federalista arrivava esclusivamente dal Comitato Americano per un’Europa Unita (ACUE – American Committee for a United Europe), una facciata della CIA con scarso o nessuno sforzo di apparire come qualsiasi altra cosa: il suo consiglio di amministrazione era composto da preminenti membri dei servizi segreti statunitensi, compresi gli ex capi dell’OSS (Office of Strategic Services-Ufficio dei Servizi Strategici) e poi della CIA: il generale W.J. Donovan, Allen Dulles e W.B. Smith…
Conclusione
Evidentemente questa faccenda complicata richiederebbe un’ulteriore indagine e si potrebbero facilmente ignorare i legami tra i federalisti e gli Stati Uniti considerandoli datati e irrilevanti. Tuttavia sarebbe interessante osservare i gruppi di esperti più influenti in Europa che sono all’epicentro della politica di Bruxelles e chiederci perché nella maggior parte dei casi i finanziamenti arrivano principalmente da grosse aziende e istituzioni statunitensi (Lockheed Martin, JP Morgan o dalla Open Society Foundation di George Soros, tanto per nominarne alcune). Inoltre, se supponiamo che gli Stati Uniti abbiano agito e agiscano oggi nel loro proprio interesse, perché vorrebbero niente altro che un’Europa federalista? I lupi non masticano attentamente il loro cibo prima di ingoiarlo?

Pubblicato su www.znetitaly.org
Originale: teleSUR English
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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