La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 16 ottobre 2015

Meno tasse, meno pubblico e più mercato

di Roberto Romano
Forse la qua­dra­tura del cer­chio è stata tro­vata. Un po’ di ram­mendo da una parte, ago e filo, una toppa quando serve, ed ecco pronta la Legge di Sta­bi­lità per il 2016. Dob­biamo ancora aspet­tare il parere della Com­mis­sione Euro­pea. In ballo ci sono quasi 6 mld di mag­giore fles­si­bi­lità e il posti­cipo del pareg­gio di bilan­cio di un altro anno (2018), ma il segno di classe della mano­vra eco­no­mica è ser­vito. È il solito vestito. Non è buono per gli appun­ta­menti di gala, ma que­sta volta il governo vor­rebbe indos­sarlo per andare alla prima della scala.
Non è un bel vestito, lo dicono in tanti, ma la bel­lezza for­tu­na­ta­mente è negli occhi di chi guarda. La mano­vra è pub­bli­ciz­zata come espan­siva. Vero! I ric­chi e le imprese bene­fi­ce­ranno di un ulte­riore con­tri­buto – quasi 6 mld di euro tra taglio di impo­sta sulla prima casa, imbul­lo­nati e anti­cipo par­ziale della ridu­zione delle impo­ste sui pro­fitti. In que­sto caso pos­siamo ado­pe­rare il ter­mine meschino. Infatti, l’anticipo rispetto al calen­da­rio ini­ziale, che pre­ve­deva il taglio dal 2017, dipende però dall’ok Ue allo sfrut­ta­mento dei mar­gini sull’emergenza migranti: «Se ci sarà que­sta clau­sola, saremo ben felici di usarla per l’Ires e ulte­riori inter­venti sull’edilizia sco­la­stica». Le risorse per gli immi­grati dati agli impren­di­tori! Sto­ria già vista.
Sono poli­ti­che iper neo­li­be­ri­ste di stampo rea­ga­niano: meno tasse, meno pub­blico e più mer­cato. Un aiuto ai poveri non si nega mai a nes­suno. Cosa volete che sia? La coscienza deve pur difen­dersi dalle incur­sioni del «dia­volo». Il para­diso è solo per gli eletti. Il Mini­stro Padoan è diven­tato un para­vento per coprire le peg­giori poli­ti­che eco­no­mi­che che la repub­blica ricordi, comun­que seconda all’inarrivabile Mario Monti e For­nero. Senza entrare troppo nel det­ta­glio della Legge di Sta­bi­lità, è appena il caso di ricor­dare l’importanza delle tasse rispetto alla distri­bu­zione di red­dito che si rea­lizza nel mer­cato e la distri­bu­zione di red­dito (dispo­ni­bile) dopo il pre­lievo ficale. Dal 2000 la pola­riz­za­zione del red­dito di mer­cato, cioè prima dell’intervento pub­blico, è diven­tata insopportabile.
L’Italia asso­mi­glia sem­pre di più agli Stati Uniti, e non è un buon segnale. Solo attra­verso l’intervento pub­blico — pre­lievo fiscale e tax espan­di­ture — il red­dito dispo­ni­bile delle fami­glie migliora, ridu­cendo non di poco la pola­riz­za­zione del red­dito di mer­cato. L’indebolimento del sin­da­cato pro­vo­cato dal Jobs Act, così come la pro­po­sta di modello con­trat­tuale del pre­si­dente di Con­fin­du­stria, non fanno altro che accen­tuare la cat­tiva distri­bu­zione del red­dito. L’idea di ridurre le tasse per far ripar­tire il sistema eco­no­mico, in realtà, nasconde delle fina­lità poco nobili o, per­lo­meno, non dichia­ra­bili. La Legge di Sta­bi­lità gioca non poco con i numeri. Il governo avrebbe tro­vato quasi 17 mld da spen­dere per il 2016? Se la Com­mis­sione Euro­pea non rico­no­sce le fles­si­bi­lità di bilan­cio, cioè la pos­si­bi­lità di por­tare il defi­cit per il 2016 da 1,4 a 2,4% del Pil, il governo deve inven­tarsi qual­cosa di magico. Sul grop­pone ci sono 16,8 mld di clau­sole di sal­va­guar­dia da coprire. I risul­tati della spen­ding review sono solo una fra­zione di quello che sarebbe neces­sa­rio. Tagliare la spesa pub­blica ita­liana è vera­mente com­pli­cato per­ché è la più bassa tra i paesi euro­pei, al netto degli inte­ressi pas­sivi sul debito pubblico.
Alla fine è rima­sto molto poco da tagliare. Infatti, viene bloc­cata la spesa sani­ta­ria, pre­vi­den­ziale e dell’istruzione. Nem­meno il rien­tro dei capi­tali dall’estero e le rela­tive entrate fiscali sono esenti da cri­ti­che. Se poi con­si­de­riamo che l’uso del con­tante sale a 3 mila euro, men­tre negli altri paesi si muo­vono in senso con­tra­rio, signi­fica che il governo rinun­cia alla trac­cia­bi­lità dei paga­menti. Un bel regalo ai soliti noti. Vedremo poi nel det­ta­glio se le misure di con­tra­sto all’evasione fiscale sono quelle che sono state sug­ge­rite da alcuni con­si­glieri eco­no­mici di Renzi.
Sono misure di buon senso, ma il buon senso è merce rara nell’attuale com­pa­gine governo le mil­lan­terà come ridu­zione delle tasse. Il bonus di 80 euro sarà tra­sfor­mato in detra­zione di impo­sta. Dal punto di vista pra­tico per i con­tri­buenti cam­bia poco o nulla. Ma ciò che Bru­xel­les ha clas­si­fi­cato come un aumento di spesa pub­blica, sarà tra­sfor­mato in ridu­zione di impo­sta, anche per i cri­teri con­ta­bili euro­pei. Gli inve­sti­menti, i con­tratti pub­blici, la riforma della pre­vi­denza, la sanità e l’istruzione? Nella vita non si può avere la moglie ubriaca e la botte piena. Di cosa ci lamen­tiamo? «Ita­lia forte, Ita­lia sem­plice, Ita­lia giu­sta e Ita­lia orgo­gliosa» (Renzi).

Fonte: il manifesto 

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