La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 12 dicembre 2015

Le parole come arma La violenza e l'ignoranza di Donald Trump

di Matteo Cresti
Donald Trump, non si scusa delle sue parole contro i mussulmani, anzi le ribadisce. Almeno gli va dato atto di coerenza. Dopo la strage di San Bernardino aveva proposto il divieto d’entrata negli Stati Uniti per tutti gli islamici, la chiusura di internet, colpevole di essere un mezzo usato dall’islam violento, e una nuova corsa alle armi (“se al Bataclan avessero avuto delle armi non sarebbe morta tutta quella gente”).
Sarebbe semplice smontare le proposte di Trump, basterebbe ricordargli che gli assassini di San Berardino e di Parigi non erano affatto dei neo-immigrati, ma erano stati cresciuti e allevati nelle stesse scuole delle loro vittime, e che se una soluzione radicale deve essere trovata, questa sarebbe l’espulsione piuttosto che il divieto di immigrazione.
Internet poi è solo un mezzo, vietarlo sarebbe come vietare le penne, perché usate dai mafiosi per scrivere i pizzini.

Da ultimo, riguardo alla facilità di acquisto delle armi, bisognerebbe ricordare che quello di cui hanno bisogno i cittadini è la protezione dalle armi, non con le armi. In uno stato solido e sicuro, nessuno dovrebbe aver bisogno di andarsene in giro con un revolver in tasca.
Ma si sa che in politica le argomentazioni non contano. Si mira diritto alla pancia della gente, colpisci forte, colpisci duro. Poi c’è sempre tempo per ritrattare e arrivare alla pancia di qualcun altro. Altro che reintrodurre le emozioni nell’agone politico, come sostiene qualche teorico, ce ne sono fin troppe, e vediamo i danni che producono.
Per fortuna le affermazioni di Trump sono così prive di senso politico e di valore democratico che le critiche non sono di certo mancate. Il New York Daily News, che da un po’ di tempo prende di mira Trump, a giugno aveva fatto una bellissima copertina con il magnate truccato da pagliaccio titolando “Clown runs for prez”, ora ha titolato con il rifacimento di una poesia anti-nazista di Martin Niemoeller “Quando Trump è venuto per i messicani, io non ho detto niente, perché non ero un messicano, quando è venuto per i musulmani io non ho detto niente, perché non ero musulmano, poi è venuto per me…” e sotto una vignetta con Trump che decapita la statua della libertà.
Ma già il giornale non era stato dolce con il candidato, dipingendolo un fascista, un ignorante e un violento (è stato una manna dal cielo per i vignettisti). Anche il New York Times non è stato certo clemente con Trump, in passato come adesso. Molto divertente era un quiz, che il giornale aveva costruito, dove veniva data un’affermazione stravagante e si doveva segnare chi l’aveva detta se Trump o Berlusconi (sic).
Ma l’ilarità e lo sdegno, le dichiarazioni e le prese di distanza non sono sufficienti. Perché un sondaggio svela come i due terzi dell’elettorato repubblicano vedano favorevolmente le tesi di Trump. Una buona fetta dei cittadini statunitensi concorda con tesi razziste e liberticide.
Nulla di nuovo, verrebbe da dire, gli americani, che tanto si vantano della democrazia e della libertà, sono gli stessi che hanno prodotto le leggi raziali, il segregazionismo, e il KKK. Non per caso ancora oggi la questione raziale è ancora aperta. Non stupisce che in un paese dove si spara a neri disarmati, e dove i neri e gli ispanici non hanno le stesse possibilità dei bianchi, affermazioni razziste e xenofobe abbiano un largo consenso.
Ma gli americani dimostrano anche di avere qualche sintomo di amnesia. Pochi giorni prima della strage di San Bernardino, era avvenuto un altro fatto di sangue.
A Colorado Springs un uomo era entrato in una clinica che praticava aborti uccidendo tre persone e ferendone molte altre. Ma sarebbe potuto andare molto peggio, per fortuna la clinica si era trasferita in uno stabile più attrezzato, proprio perché temeva di essere oggetto di attacchi di questo tipo.
L’assassino non era un islamico, il suo grido di battaglia era “No more baby parts”, nessun bambino morirà più. Il killer era un estremista cristiano convinto di stare facendo un azione meritoria agli occhi di Dio (lo stesso Dio di Trump e dei padri pellegrini), colpendo a morte medici e pazienti (per lo più delle classi basse e povere) che erano lì non solo per interrompere una gravidanza, ma soprattutto per ricevere contraccettivi o fare screening e pap-test.
Non è il primo gesto di “odio cristiano”; lunga è la lista. Per citare solo i più rilevanti: nel marzo del 1993, il dottor David Gunn venne ucciso durante una protesta, dopo che dei volantini in formato “wanted” con la sua foto erano stati fatti circolare nell’estate precedente.
L’anno successivo vennero uccisi il dottor John Britton e James Barrett, una guardia giurata, fuori dall’ospedale dove lavoravano, da un reverendo: Paul Jennings Hill (condannato a morte per questo gesto). La stessa clinica è stata poi oggetto di numerosi attacchi dinamitardi, modello ripreso in varie parti degli Sates. Nell’ottobre del 1998 James Kopp, già probabilmente responsabile di altre sparatorie contro medici abortisti, freddò con un fucile il dottor Barnett Slepian, all’interno della sua abitazione.
Se andiamo a guardare l’elenco degli Hate Groups (i gruppi e le sette che fomentano l’odio) troviamo un folto numero di chiese e congregazioni religiose. Contro gli ebrei, contro gli omosessuali, contro l’aborto, contro qualsiasi cosa che sia etichettabile come “il diverso”.
Perché Trump e i conservatori sono così tanto guerci? Perché l’odio cristiano va bene e quello islamista no? Se un’epurazione deve essere fatta, allora sarà contro tutti coloro che incitano all’odio e alla morte, non contro un gruppo a scopi propagandistici.
La violenza ideologica sta tornando prepotentemente nelle nostre strade e nelle nostre vite. Pensavamo fosse estinta, o relegata a qualche angolo sperduto fuori dai confini dell’occidente. Invece no, esiste. E per di più non proviene solo dall’islam integralista. Forse sarebbe l’ora di incominciare a chiedersi davvero perché una parte dei nostri concittadini decida una strada che rappresenta l’esatto opposto dei valori con cui sono stati cresciuti.

Fonte: Caratteri liberi

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