La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 12 dicembre 2015

L’Argentina che sarà governata da Macri

di Raúl Zibechi
La società che riceve Macri è ben diversa da quella che ha incontrato Menem alla fine degli anni ’90. Il suo governo avrà a che fare con una nuova coscienza sociale e con migliaia di organizzazioni di base che hanno già messo un freno alla sua gestione.
La reazione dei lavoratori del giornale La Nación di fronte all’editoriale pubblicato lunedì 23 [novembre] dal titolo “Niente più vendetta”, nel quale si giustifica il terrorismo di Stato come risposta “al panico sociale provocato dalle uccisioni indiscriminate perpetrate da gruppi addestrati per una guerra sporca”, dimostra che il governo di Mauricio Macri non avrà tregua se cerca di attuare la sua politica di revisione rispetto a tutto quello che è stato fatto dal kirchnerismo.
Il testo dell’editoriale aggiunge che “l’elezione di un nuovo governo è un momento propizio per porre fine alle menzogne sugli anni ’70 e sulle attuali violazioni dei diritti umani”.
Una massiccia assemblea dei lavoratori del giornale conservatore si è schierata con fermezza contro la direzione ed ha emesso un comunicato dove si afferma che “diciamo sì alla democrazia, alla continuazione dei processi per crimini contro l’umanità e diciamo no all’oblio”. I lavoratori rifiutano, in particolare, la pretesa dell’azienda di “equiparare le vittime del terrorismo di Stato e le azioni della Giustizia in cerca di riparazione nei casi di crimini contro l’umanità con le pene a detenuti comuni e con una ‘cultura della vendetta’ “.
Due membri della commissione interna del giornale hanno spiegato a La Vaca che si è trattato di una storica assemblea di 300 lavoratori, nella quale c’erano elettori di Scioli e Macri che, come ha detto la grafica Irene Haimovichi, convivono e sentono che “ci sono cose che non devono succedere di nuovo e devono essere giudicate correttamente”. Anche anni fa la redazione si era schierata contro un editoriale che paragonava il kirchnerismo al nazismo. Antonio Soriano, della gestione commerciale, sottilenea che la massiccia assemblea è stata possibile perché “in questi dodici anni ci sono stati dei cambiamenti che vanno al di là dello stesso kirchnerismo“.
La maggior parte delle volte, i governi fanno più quello che possono che quello che desiderano. Le società sogliono stemperare o accelerare obiettivi e programmi, stabilire dei limiti o aprirsi a cambiamenti. Tanto più in un’Argentina che negli ultimi 25 anni ha attraversato situazioni traumatiche, come la crisi del 2001, che non ha lasciato nulla al suo posto.
Il paese post-dittatura
Carlos Menem salì al potere prima del previsto, l’8 luglio 1989, per la crisi terminale dell’uscente governo di Raúl Alfonsín, allontanato a seguito dell’altissima inflazione che lo constrinse ad un ritiro anticipato. Durante tutto quell’anno, il peso si deprezzò del 2.038 per cento con picchi di inflazione mensili del 75 per cento. La povertà della popolazione salì dal 25 per cento fino al 47 per cento, tra le conseguenze della crisi del debito estero che ha portato nell’aprile 1988 alla moratoria dei pagamenti.
L’iper-inflazione è stato un dramma politico, che ha portato Menem al governo, ma anche [un dramma] sociale ed economico, che ha distrutto il sistema produttivo e le economie familiari: ancora più drammatico perché il paese stava uscendo dal trauma della dittatura (1976-1983).
L’Argentina che trova Menem nel 1989, un anno chiave a livello mondiale, è una società sfilacciata, con ferite aperte e cicatrici profonde; sofferente, spaccata e disorientata. In quell’anno i partiti di sinistra e i sindacati mostrano i propri limiti e alcuni entrano in una crisi irreversibile, travolti dal disastro economico e politico.
In quella società, c’erano pochi gruppi organizzati. Le Madri di Plaza de Mayo erano il nucleo della resistenza e della riorganizzazione del movimento sociale, tuttavia tre anni prima si erano divise tra la Línea Fundadora guidata da Marta Ocampo e laAsociación guidata da Hebe Bonafini.
Nella piazza, le ronde del giovedì, che nel decennio degli anni ’80 hanno raggiunto una media di 300-400 persone, erano l’appuntamento obbligato di quelli che continuavano a lottare per la memoria. Le annuali Marchas de la Resistencia erano l’evento principale nel quale si concentrava il grosso dei militanti sociali, non solo quelli che ricordavano i 30 mila desaparecidos, bensì tutto l’insieme del panorama politico di sinistra del paese.
Oltre alle Madres, c’era una manciata di iniziative che da poco cominciavano a spuntare. Nell’inverno del 1989 un gruppo di studenti universitari avevano costituito la FM La Tribu, in quello che era un centro culturale alternativo. Durante il governo Menem la radio ha subito un attacco con bombe molotov che non ha provocato vittime o feriti. Ben presto è diventata uno dei principali punti di riferimento di una nuova generazione di attivisti, poiché ricorreva a modi di agire ben diversi da quelli dei partiti e dei gruppi studenteschi.
Nell’Ospedale Neuropsichiatrico Borda, Radio la Colifata, è stata, dall’agosto del 1991, la prima radio al mondo fatta dai pazienti. Ha attirato l’attenzione di giornalisti e studenti ed è stata per lungo tempo un punto d’appoggio per esperienze alternative nel campo della psichiatria.
Una società organizzata
I primi anni ’90 sono stati anni di crisi delle vecchie forme di organizzazione (verticali e patriarcali) e del tentativo di trovare nuovi modi di agire. Nel 1985, ogni cento organizzazioni popolari, 46 erano partiti di sinistra e le rispettive organizzazioni giovanili, oppure sindacati. Meno del 5 per cento erano gruppi di donne o di omosessuali, e altrettanto erano i collettivi di quartiere. Le associazioni studentesche (17 per cento) erano in maggioranza legate ai partiti.
Nel 1998, in occasione dell’Incontro delle Organizzazioni Sociali, il panorama risulta ben diverso: il 24 per cento sono associazioni studentendesche autonome, il 19 per cento sono collettivi di quartiere, il 17 per cento sono mezzi d’informazione alternativi, quasi il 10 per cento gruppi culturali, e gli altri sono cooperative, gruppi per i diritti umani come HIJOS, gruppi di donne, dell’infanzia e della salute, disoccupati e qualche associazione sindacale di base.
Questa grande varietà è quella che ha dato vita alle giornate del 19 e 20 dicembre 2001, che hanno rovesciato il governo di Fernando de la Rúa e hanno aperto spazi per l’era kirchnerista. In un decennio, la cultura politica nel mondo popolare si è modificata in forma radicale. Una delle novità è la capacità di agire in forma autonoma, senza dipendere dallo Stato o dai partiti. È questa cultura che ha ispirato i lavoratori de La Nación a rispondere alla direzione dell’impresa, senza la mediazione di dirigenti politici.
La prima fabbrica recuperata nasce negli anni ’90. Tra il 2003 e il 2007 passano da una manciata a più di cento. Oggi sono più di 350 quelle gestite dai loro operai e impiegati, ma la cosa notevole è che la maggioranza di esse è stata recuperata tra il 2007 e il 2011, nel momento di maggior crescita economica, fatto che evidenzia come la gestione operaia sia diventata un sentire comune della cultura popolare.
Dal 2007, nei quartieri e in alcune fabbriche recuperate, sono stati aperti decine di licei popolari, legati a movimenti sociali locali. Nei 20 anni successivi alla nascita deLa Tribu e de La Colifata, sono state create più di 4000 radio comunitarie (molte commerciali e religiose), buona parte di esse non regolarizzate, che dimostrano l’impulso di una società organizzata e mobilitata.
Dal 2010, quando il Parque Indoamericano è stato occupato da migliaia di senzatetto, questo movimento si è ripreso e si è rinnovato. Solo nel 2015, a Buenos Aires, 300 mila persone hanno preso parte alla manifestazione Ni una menos; 65 mila, ad ottobre, al 30° Encuentro de Mujeres svoltosi a Mar del Plata; e più di 20 mila alla 9^ Marcha de la Gorra contro la repressione, che si è tenuta a Córdoba.
Macri dovrà vedersela con questo arcipelago. Una galassia di isole e scogli che gli renderanno difficile la navigazione, gli imporrà cautela e tempi diversi da quelli che lui vorrebbe imporre al suo governo. Se li sfida, se pretende di annichilirli, deve pensare ad una lunga e profonda tradizione che attraversa la storia del paese, dalla Semana Trágica del 1919 fino al Cordobazo del 1969. Gli argentini de abajohanno coniato il concetto di pueblada, per designare una pratica trasformata in azione collettiva contro l’autoritarismo.

Articolo pubblicato anche su Brecha e su Rebelion
Traduzione per Comune: Daniela Cavallo
Fonte: comune-info.net

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