La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 12 dicembre 2015

La criminalità vera è ai vertici delle banche

di Claudio Conti
Non è facile trovare su un giornale un articolo così tranchant nei confronti dei poveri disgraziati che hanno accettato di trasformare i propri soldi sul conto corrente in “obbligazioni subordinate” delle quattro banche salvate dal governo, perdendo tutto.
Poi si guarda meglio, si vede che il giornale in questione è La Stampa – organo di casa Fiat, con grandi punti di contatto con IntesaSanPaolo – e ci si rende conto che questo articolo è una difesa a spada tratta del diritto di una banca a prendere per i fondelli i propri clienti.
Sul caso ci siamo già espressi, e se fossimo dei cretini potremmo limitarci a dire – come fa mr. Manacorda - “v'è piaciuto giocare con la finanza? Ben vi sta”.

Cos'è che non funziona in una posizione del genere? In primo luogo il fatto che accetta tutti i presupposti fasulli che il capitale stesso propone. Ossia che tutti i soggetti in campo siano sullo stesso piano, possiedano tutte le informazioni indispensabili e agiscano dunque nella piena consapevolezza dei propri interessi e dei relativi rischi.
Basta guardare i protagonisti della vicenda per capire che così non è mai, né in questo caso, né in altri. In cima a tutti stanno i dirigenti delle banche, gli stessi che le hanno fatte fallire concedendo a se stessi e a pochi altri clienti “pregiati” prestiti milionari trasformatisi in “sofferenze”, insomma soldi che non tornano indietro. Costoro hanno deciso freddamente di “promuovere” presso tutti i correntisti la trasformazione dei liquidi in obbligazioni emesse dalla stessa banca. Prima in obbligazioni ordinarie, poi – al rinnovo – in obbligazioni subordinate, ovvero rimborsabili solo eventualmente, dopo aver soddisfatto altri soggetti con diritti superiori. Un po' come avviene nei fallimenti, dove si usa distinguere tra creditori privilegiati e “chirografari”. I primi ricevono qualcosa dalla svendita degli asset, i secondi – in genere – nulla.
In mezzo ci sono gli impiegati della banca, quelli che hanno ricevuto un incentivo monetario – tanto più appetibile dopo il sostanziale blocco degli aumenti contrattuali in atto da quasi un decennio – per suggerire ai clienti “la dritta” giusta, presentando l'investimento in termini assolutamente sicuri, con guadagni facili.
Sotto a tutti, come si dice in borsa, il “parco buoi”. Ossia persone di cultura e competenza diversissima, dal piccolo commerciante al pensionato ottuagenario, attirati con la promessa verbale di piccole cedole annuali. Ovvio che nel parco buoi ci sia qualcuno che ha gli strumenti per comprendere cosa sia un'obbligazione subordinata, mentre la maggior parte in questi casi sente parlare una lingua aliena.
Ma in ogni caso tra i tre livelli non c'è alcuna parità. Nè formale, né – tantomeno – sostanziale. Diciamo che siamo al limite, ed oltre, della circonvenzione di incapace.
Dunque i dirigenti di tutte le banche che abbiano rifilato ai correntisti le proprie obbligazioni – è prassi comune, generalizzata, non tipica di quelle quattro banche – andrebbero perseguiti penalmente, espropriati di ogni avere per rimborsare almeno in parte i turlupinati (capiamo che questo ridurrebbe di molto il patrimonio futuro di Maria Elena Boschi, il cui padre era vicepresidente di Banca Etruria, ma ci sembra che possa reggere la botta, no?).
Non arriva a tanto Jonathan Hill, commissario Ue ai servizi finanziari, ma ci si è avvicinato dicendo che quelle banche "hanno venduto prodotti inappropriati a persone che forse non sapevano cosa compravano". E non sembra una approvazione della formula del "salvataggio" scelta dal governo Renzi...
Se un intero sistema bancario è arrivato al punto di saccheggiare i conti correnti dei clienti, vuol dire che siamo un po' oltre i crimini ordinari delle banche. E che tutti i discorsi sulla “solidità” del sistema stesso, così come quelli che considerano i piccoli risparmiatori alla pari con i dirigenti delle banche, sono propaganda da rapinatori.

Fonte: contropiano.org 

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