La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 16 marzo 2017

Cosa racchiude quel pugno chiuso, oltre le idee

di Giovanni Paglia 
Io ho l'abitudine di salutare a pugno chiuso, quando incontro una compagna o un compagno. Canto anche Bandiera Rossa, se capita, in una delle sue tante versioni. E poi l'Internazionale, Bella Ciao, Fischia il Vento, Contessa e tutto il repertorio imparato da ragazzo, fra una manifestazione e un Primo Maggio. Perché lo faccio? Un po' per vezzo probabilmente, molto per appartenenza, ma soprattutto perché credo ancora nello spirito di quei gesti, di quelle parole, di quelle musiche. Credo ancora nel conflitto di classe, credo che esistano gli sfruttati e gli sfruttatori, che il capitalismo non sia la fine della storia, né tanto meno che sarebbe meglio che lo fosse. Capisco il valore della cosiddetta innovazione, ma non mi commuove.
Di ogni legge, di ogni costume, di ogni espressione della società mi chiedo sempre come un riflesso "pavloviano" a chi gioverà. In qualsiasi fenomeno cerco il riflesso del potere, e tendenzialmente mi colloco all'opposto, dato che il potere è sempre dei padroni in una società capitalistica. Sì. Penso ancora che esistano i padroni.
Quindi mi impedisco di essere pragmatico, di cercare soluzioni temporanee e punti provvisori di appoggio e avanzamento? Assolutamente no, dato che essere riformisti non significa negare la radice classista della realtà, ma anzi averne piena consapevolezza, e assumere di conseguenza il senso della difficoltà costante della propria iniziativa.
L'importante è non farsi illusioni e non dare per acquisito nulla. D'altra parte la storia dell'ultimo trentennio è lì a dimostrare quanto sia facile perdere pezzo a pezzo ciò che costò letteralmente sangue conquistare.
Dunque se utilizzo ancora i simboli di cui all'inizio, ciò non è dovuto alla ricerca di una coperta di Linus, ma semplicemente al fatto che li sento miei, pur appartenendo a un'altra epoca, e che se la mia generazione avesse mai immaginato una rivolta probabilmente sarebbe stata accompagnata dai Nirvana o dai RATM. Roba vintage, ormai.
Sempre a pugno chiuso, però, perché quello emerge spontaneo insieme al desiderio di rivolta. Quindi? Quindi forse ha ragione Renzi, perché se non c'è tutto questo rimane la macchietta.
Se in fondo in fondo Marchionne ha le sue ragioni, se la globalizzazione in fin dei conti male non è stata e al massimo è mancato un po' di governo, se i sacrifici sono necessari seppure tocchino sempre agli stessi, se Renzi è terribile ma gli altri sono peggio e quindi alla fine toccherà pure allearcisi, se anche il più sclerotizzato sistema di potere locale può andare bene purché siamo noi a governarlo, e via così.
Se la situazione è questa, siamo allora di fronte a una farsetta in famiglia che in effetti sarebbe meglio lasciar stare, per rispetto di chi ci ha impegnato la vita e di quelli che continuano a impegnarcela. Certi canti, segni, abbracci sono idee di rivolta e come tali destinate a non morire mai, a patto che si prendano sul serio, non come medicina omeopatica per nostalgici.

Fonte: Huffington Post - blog dell'Autore 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.