La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 16 marzo 2017

Tassa sulle transizioni finanziarie, è tempo di passare dalle parole ai fatti

di Roberto Barbieri 
La tassa europea sulle transazioni finanziarie (Ttf) si riaffaccia prepotentemente nel dibattito pubblico italiano. Dal palco torinese del Lingotto, in piena kermesse pre-congressuale del Partito Democratico, il ministro Maurizio Martina ha infatti dichiarato pubblicamente il proprio sostegno alla misura. Gli ha fatto eco il vicecapogruppo del Pd alla Camera, Matteo Mauri. Si tratta di un dibattito particolarmente rilevante in questo momento, poiché l'adozione di questa misura a livello europeo non è materia da programmi politici per elezioni nel medio termine, bensì una possibilità concreta e attuale.
Lo scorso ottobre il nostro Paese e gli altri 9 Stati membri dell'Unione europea - che sulla tassa europea sulle transazioni finanziarie hanno avviato un negoziato nel 2013 - hanno infatti raggiunto un accordo quadro sugli elementi base dell'architettura dell'imposta nell'ambito di una procedura di cooperazione rafforzata.
Un'iniziativa che ha permesso di superare la mancanza di consenso unanime alla misura in ambito comunitario, ma che al tempo stesso ha lasciato la porta aperta all'adesione di altri Stati membri nel prossimo futuro. Il negoziato dovrebbe portare alla formulazione di una direttiva europea, valida per i dieci paesi in questione, che introdurrà la Ttf rendendo le amministrazioni fiscali nazionali direttamente responsabili della raccolta del gettito.
Noi di Oxfam sosteniamo da anni l'adozione della Ttf, assieme alla coalizione ZeroZeroCinque, che riunisce oggi 60 soggetti della società civile italiana, tra cui le più importanti sigle sindacali, molte organizzazioni non governative, reti di consumatori, associazioni cattoliche e di movimento. Un movimento che ha animato numerose campagne europee ed internazionali note come le Robin Hood Tax campaigns.
La Ttf europea rappresenta un piccolo prelievo - a un'aliquota, diversificata per tipologia di titolo, fra lo 0.01% e lo 0.1% - sulla singola compravendita di titoli finanziari, capace di disincentivare, se costruita efficacemente, le operazioni speculative sui mercati (in particolare il trading ad alta frequenza). Un provvedimento in grado di ridare stabilità ai mercati, prevenire future crisi come quella che ha sconvolto l'Europa e il mondo nel biennio 2007-2008, e riportare, in ultima istanza, la finanza al suo compito originario: operare a effettivo servizio dell'economia. 
Oltre a una forte connotazione anti-speculativa, la Ttf europea potrebbe inoltre potenzialmente generare consistenti introiti per le casse degli Stati. La Commissione europea ha stimato lo scorso giugno in 22 miliardi di euro all'anno le entrate tributarie per i 10 Paesi Ue, secondo lo schema dell'imposta che si sta profilando nel negoziato.
Un contributo che la stessa Commissione e il Parlamento europeo giudicano congruo ed equo, poiché proveniente da un settore che ha usufruito negli anni della crisi di ampi piani di salvataggio, costringendo i bilanci pubblici europei a marcate contrazioni. Le potenziali entrate per l'Italia, secondo le stime della Commissione e dell'istituto di ricerca economico tedesco Diw, oscillerebbero tra i 3 e i 6 miliardi di euro all'anno.
Negli ultimi anni autorevoli esponenti parlamentari e governativi del Partito Democratico hanno espresso il proprio supporto alla misura, lavorando per il potenziamento della Ttf italiana e per la promozione della misura in Europa. Quasi sei anni fa, nel 2011, l'ex presidente del Consiglio e allora sindaco di Firenze, Matteo Renzi, inseriva la Ttf tra i 100 punti del suo WikiPd in una delle prime edizioni della Leopolda.
Considerando questo impegno e la presenza di una ravvicinata e concreta opportunità, e valutando i benefici che deriverebbero dall'introduzione di questa misura, crediamo quindi opportuno che il principale partito di maggioranza che sostiene l'attività del nostro governo possa e debba esprimersi favorevolmente e in modo unanime nel dare sostegno al disegno della Ttf europea che sta emergendo dal negoziato in corso auspicando il raggiungimento finale dello stesso entro l'estate 2017.
Chiediamo inoltre alla leadership del Partito Democratico e al primo ministro Paolo Gentiloni un impegno pubblico a destinare il gettito dell'imposta a misure di lotta alla povertà in Italia, a programmi di cooperazione internazionale allo sviluppo e a interventi di contrasto al cambiamento climatico.
Si tratta di richieste sostenute da oltre un milione di cittadini, in maggioranza europei, che hanno sottoscritto nel 2015 una petizione rivolta ai leader dei paesi che hanno preso parte al negoziato a sostegno della misura e a una sua allocazione a sostegno delle fasce più svantaggiate della popolazione.
Sono gli stessi cittadini che considerano l'introduzione della Ttf europea come un segnale dirimente di attenzione alle istanze della cittadinanza e un esempio di iniziative che i Paesi europei devono promuovere convintamente affinché l'Unione europea possa rafforzarsi in modo equo e democratico, rappresentando un solido punto di riferimento per i suoi cittadini.

Fonte: Huffington Post - blog dell'Autore 

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