Intervista a Israel Lugo di Yuma Martellanz
Porto Rico, Maggio 2017 - Al momento Porto Rico è divenuto ufficialmente il caso di bancarotta più grande della storia del mercato delle obbligazioni pubbliche americano con un debito non ancora preciso che va dai 70 ai 123 miliardi di dollari. Porto Rico è uno Stato Libero Associato degli Stati Uniti, la sua relazione è di territorio non incorporato, pertanto non gode degli stessi diritti che hanno gli altri stati e tanto meno ha la libertà di decidere il proprio destino non essendo indipendente. Alla fine di giugno 2016 è stata imposta dagli Stati Uniti una Giunta di Supervisione Fiscale Federale (JSF) composta dalle stesse persone legate alle compagnie di possessori di buoni, ai creditori o a coloro che hanno fatto parte di recenti governi. Protetti dall'immunità legale hanno la funzione di incassare il debito che il popolo portoricano ha con gli Stati Uniti. Il costo delle sue operazioni è sempre a carico dei portoricani.
I contratti governativi continuano a essere il grande punto di domanda del piano fiscale negoziato tra la Giunta e l'attuale governatore Ricardo Rossellò Nevares, in carica solo dal 2 gennaio 2017. In seguito alle manovre di austerità e alla formazione della Giunta, il primo maggio 2017 è stata indetta dal popolo una grande marcia che partendo da cinque punti della città tra cui la UPR (Università di Porto Rico, al momento occupata dagli studenti in protesta per via del taglio di 500 milioni di dollari di fondi) aveva come punto di arrivo la Milla de Oro, la zona delle banche dove risiede la Giunta. La marcia esprime il disagio dei portoricani rispetto alla manovra di austerità e manifesta la necessità di verifica, di capire come sia stato utilizzato il denaro che ha generato questo enorme debito e di cui il governo sembra non voglia dare informazione. Non è un rifiuto al pagamento ma una richiesta di trasparenza e informazione. Alla marcia si sono uniti gruppi accademici, religiosi, femministi, imprese private ed agricole (da non dimenticare che l'americana Monsanto, la più grande produttrice di semi transgenici, usa Portorico come un immenso laboratorio per sviluppare mais, soya, saggina e cotone transgenico). L'intenzione dei manifestanti era mobilitare e muovere allo stesso tempo tutto il paese, contro una crisi che non attacca solo la classe lavoratrice ma anche l'educazione pubblica e i servizi sanitari.
Nonostante i media abbiano fatto scalpore con titoli come Disastro e violenza a Porto Rico, in seguito a un singolo evento di vandalismo del quale i portavoce dei vari gruppi manifestanti si sono subito distaccati, la manifestazione è stata incredibilmente pacifica e specchio di un popolo unito che cerca risposte e non solo imposizioni coloniali. Un paese che realmente è più latino che americano e che dai tempi dello sterminio dei nativi Tainos, ha vissuto un susseguirsi di colonizzazioni prima spagnole poi americane, con un unico giorno di indipendenza tra le due. All'interno della manifestazione è emersa una nuova forma di protesta pacifica, La “Unidad de Operaciones Tacticas de los Payasos de la Policia de Puerto Rico”, un gruppo formato da attori, musicisti, giornalisti, scrittori, documentaristi e avvocati che lotta per il proprio diritto all'allegria. Esattamente si occupa di mantenere la calma tra i manifestanti e la polizia cercando tramite un atto artistico, che è una rappresentazione clownesca della polizia, di far capire che realmente sono tutti ugualmente affetti da questo debito, il cittadino come la polizia stessa e attua in situazioni di tensione nella speranza che il poliziotto cittadino si unisca a questa causa abbassando così il livello di frustrazione e violenza che si potrebbe generare.
Israel Lugo ne è il fondatore. Israel Lugo è nato a Brooklyn nel '73 e si affaccia al mondo dell'arte a sette anni come bambino ventriloquo. È un attore di teatro, cinema e televisione, produttore, regista di documentari e video musicali per vari artisti tra cui Calle 13, Nelly Furtado, Manà, Paulina Rubio. Nel 2009 fu vincitore del Latin Grammy Award come direttore insieme a Gabriel Coss del video musicale ¨La Perla¨di Calle 13. Fa parte della compagnia teatrale Agua, Sol y Sereno, è ideatore e fondatore del gruppo di “difesa della risata” dei Payasos de la Policia de Puerto Rico e ci racconta durante una colazione all'Abracadabra come il gruppo si sia formato nel 2010 durante una manifestazione davanti ai cancelli dell'Università di Portorico.
“Gli studenti stavano manifestando in protesta all'aumento della tassa di immatricolazione, erano chiusi dentro l'università e la polizia era pronta per aprire i cancelli. Utilizzammo l'immagine della Polizia dal punto di vista del clown, un personaggio tragico e nobile, volevamo umanizzare la figura del poliziotto portandola al pagliaccio e ponendolo in situazioni giocose e graziose per presentare in maniera plastica ciò che stava accadendo, portando umore e commedia per abbassare la tensione dei manifestanti e dare respiro ai poliziotti. Inizialmente la Polizia vedendoci mascherati con i nasi da pagliaccio ci guardava sospettosa perché non capiva di cosa si trattasse, che cosa volessimo fare e se ci stessimo prendendo gioco di loro, ma una volta vista la performance i poliziotti si rilassarono, alcuni si fotografarono con noi perché in qualche maniera furono sollevati dal fatto che la situazione si fosse calmata. I manifestanti smisero di proiettarsi aggressivi e loro abbassarono la linea di difesa. Il nostro proposito non è offendere ma portare allegria e abbassare la tensione. Non bisogna sentirsi offesi da un pagliaccio. I pagliacci hanno un anima nobile. Il pagliaccio ride fuori ma a volte piange dentro. Sappiamo che molti poliziotti stanno adempiendo al proprio dovere ma a loro volta sono contenti che il popolo manifesti anche per loro, per le loro pensioni, per i loro ritardi nei pagamenti, per le loro vacanze e giorni di malattia, per l'istruzione anche dei loro figli e il benessere delle loro famiglie. L'umore è uno strumento che ci ha accompagnato nelle più grandi crisi. Come la Polizia, siamo un entità di disciplina, di ordine e di rispetto per proteggere i bambini e gli adulti. Non è nostra intenzione burlarci della loro professione o mancargli di rispetto, al contrario cerchiamo di collaborare, alla fine siamo tutti portoricani. Ovviamente la percezione dipende dal punto di vista, ci sono persone che si sono offese ed altre che ci hanno ringraziati”.
Come è formato il gruppo?
Siamo attori, musicisti, giornalisti, scrittori e documentaristi. I documentaristi li chiamiamo “La Unidad de Policia Carpeteros” perché qui si dice “carpetear”, fare un archivio, un file delle persone riguardo i loro ideali politici e avere “la carpeta”, la cartella, di tale persona. È un gruppo molto ampio al quale ogni artista apporta nutrimento e contenuto per capirne la miglior forma di proiezione. Gli artisti plastici decidono le linee base della presentazione visuale a partire dai giubbotti antiproiettile di cartone, le scope, i nasi, cercano i colori e il logo. I documentaristi creano i video e ci aiutano a spiegare un po' meglio il concetto attraverso le reti sociali e i musicisti contribuiscono con le marce, il ritmo e le canzoni che sono uno strumento per dire quello che vogliamo dire. Gli avvocati servono se ci mettiamo nei problemi. C'è un gruppo di intelligence, che ci informa quando accadono le cose, a che ora, dove dobbiamo arrivare e quali sono i nostri diritti. Questo è molto importante soprattutto quando c'è un governo repressivo che cerca qualsiasi scusa per distruggere ogni iniziativa contraria al suo pensiero.
Esistono altri gruppi come il vostro?
Non ci sono altri gruppi come Los Payasos de la Policia però esiste un gruppo che si chiama i Pallasos en Rebeldia, li scoprimmo qualche tempo dopo in internet. Questi fanno parte del teatro gallego e si sono formati in Chiapas, usano la risata come strumento per la liberazione dei popoli oppressi, sono un collettivo artistico internazionale che appoggia la lotta per la sopravvivenza dei popoli originari in un mondo globalizzato, accompagnano il popolo Saharaui nel suo ritorno a un Sahara libero e indipendente, difendono la fine della occupazione sionista in Palestina e formano parte del movimento di solidarietà alla rivoluzione Zapatista. Ultimamente sono intervenuti nei campi profughi a Melilla e Indomeni. Ce ne sono poi altri che si chiamano The Clown Army, nati a Londra in seguito alla visita di George W. Bush e attivi in Inghilterra, Irlanda, Paesi Bassi, Belgio, Francia, Danimarca, Germania e Israele soprattutto contro globalizzazione e guerre. Loro non lavorano come un plotone ma individualmente, arrivano nelle zone di conflitto e si mobilizzano per tutta la manifestazione. Non vanno come gruppo ma hanno lo stesso nostro team. Ci sono poi I Payasos sin Fronteras che attuano nelle zone di conflitto, per il momento non ne ho visti altri.
Durante l'ultima manifestazione a cui avete partecipato, avvenuta il Primo Maggio, avete raggiunto l'obiettivo che vi eravate prefissati?
Credo che questo sia l'inizio. L'obiettivo di quel giorno credo sia stato raggiunto. Era marciare durante tutta la manifestazione costruendo l'immagine, portando messaggi ed arrivare fino al Seaborne, l'edificio dove si riunisce la Giunta che era protetto da una quantità considerevole di poliziotti, arrivare lì e fare la presentazione finale. Ci siamo riusciti e siamo soddisfatti pero sappiamo che è solamente l'inizio, che le manifestazioni continueranno e che la polizia continuerà a difendere lo Stato. La nostra idea è che ogni volta che si attiva la forza antisommossa noi vorremmo essere lì tra i manifestanti e la polizia per fare il nostro spettacolo e vedere in che modo possiamo essere un veicolo per evitare che accadano situazioni violente, speriamo di riuscirci.
Qual è la tua percezione del presente e la tua visione del futuro di Puerto Rico?
Per via del mal governo, dell'uso improprio delle risorse e delle leggi che favoriscono principalmente i grandi interessi, Porto Rico è entrato in uno stato di crisi economica, convertita in crisi sociale e umanitaria. La firma della legge “Transformacion y Flexibilidad Laboral” (4-2017) toglie diritti ai lavoratori ed è una riforma del lavoro completamente disegnata per dare il passo alle grandi corporazioni come Walmart, Keymart, farmacie come Wallgreen, inoltre l'alleanza pubblico/privata crea un panorama o un terreno per privatizzare i servizi. Tutto questo a radice del debito che il governo ha accumulato lasciandosi ingannare dai trucchi dei banchieri che già conoscevano la situazione di indebitamento enorme del paese. La Giunta di Supervisione Fiscale Federale è una giunta composta dalla stessa gente che partecipò a questo processo, essi stessi si accomodarono lì, un gruppo di persone che ha il potere di amministrare il denaro di Porto Rico senza poter essere accusato in futuro, con il fine ultimo di incassare il denaro che si deve. La Giunta è assegnata per 10 anni ed è ben difficile poter pensare a cosa possa succedere, faranno tutto il possibile per far pagare il debito creato dai possessori di buoni, i bonistas, con misure di austerità. Pochi giorni fa hanno annunciato la chiusura di 100 scuole e i servizi sanitari sono fortemente minacciati. Io ti potrei dire solo come mi piacerebbe vederlo il futuro del nostro Paese. Mi piacerebbe vedere che Portorico avesse la capacità di essere indipendente, di non dover rispondere alla Legge di Cabotaggio degli Stati Uniti (è una legge che impedisce l'entrata nel Paese di navi che non hanno equipaggio, bandiera e fabbricazione statunitense e che risulta avere conseguenze negative per la già deteriorata economia locale). Vorrei la possibilità di avere una nostra costituzione reale perché ce l'abbiamo ma è puramente simbolica dato che alla fine sono i federali che decidono cosa dobbiamo fare. Io aspiro a un Portorico che sia libero, che possa vivere in armonia e possa relazionarsi indipendentemente con tutti gli altri paesi dell'America Latina visto che siamo un paese Latinoamericano. Questo non significa che non abbiamo relazioni a livello culturale con gli Stati Uniti o con i 4,7 milioni di portoricani che vivono lì o seminati per il mondo, ma che dovremmo avere la libertà di decidere con chi avere relazioni commerciali, di avere una nostra propria politica, di poter immaginare un paese indipendente dove non siamo obbligati a mandare i nostri soldati a combattere le guerre degli Stati Uniti. Non possiamo poi nemmeno votare alle elezioni presidenziali americane ma non è questo a cui io aspiro. Abbiamo la capacità intellettuale e le risorse umane per essere indipendenti, siamo in un punto strategico, abbiamo risorse naturali incredibili e molta gente ben preparata che ha dovuto andarsene dal Paese, difatti la UPR è considerata una delle migliori università dell'America Latina. Vedo Porto Rico senza la Giunta e con un futuro deciso dai propri portoricani.
Come si inserisce il vostro lavoro nella storia di Porto Rico?
La nostra è una storia di eterni colonizzati. Con gli spagnoli arrivò l'Inquisizione oltre a tutte le malattie di cui patirono gli Indios, i Tainos. Li sterminarono tutti. In seguito portarono gli schiavi africani per l' industria della canna da zucchero e fecero man bassa delle risorse portandosi via tutto l'oro. Nel 1898 nell'ambito della guerra Hispano-americana gli americani invasero Portorico con l'idea che ci stessero aiutando a raggiungere l'indipendenza dalla Spagna. Si fondò così un governo militare in parallelo con Cuba, Haiti, Repubblica Dominicana. C'è una figura molto importante di questa epoca che è Ramon Emeterio Betances, padre del movimento indipendentista portoricano, lo chiamano “El Antilllano”, un medico che studiò in Francia e che lottò per l'indipendenza dalla Spagna. Fu lui che generò tutto il movimento rivoluzionario per liberare le Antille. Portorico non riuscì a farlo dato che lì c'erano tutte le barche spagnole e la forza militare. Poco dopo arrivarono gli americani e da allora in poi siamo stati territorio degli Stati Uniti. Nel 1868 abbiamo avuto “El grito de Lares” che fu un grido di indipendenza che durò un unico giorno, immediatamente i gringos misero a tacere il movimento. Sorse così lo Stato Libero Associato di Porto Rico, con un accordo che raggiunse Luis Muñoz Marin, un governatore eletto dal popolo, con il quale si dava la cittadinanza ai portoricani in cambio della loro partecipazione negli esercizi militari e nelle guerre che stavano combattendo gli Stati Uniti. Era una questione d'interesse. Oltre al fatto che Porto Rico era in una posizione militare strategica durante la Guerra Fredda, come sappiamo Cuba era alleata con 'Unione Sovietica e si rumoreggiava che ci fossero armi nucleari, fu così che gli Stati Uniti rinforzarono le basi militari a Porto Rico, portarono sottomarini, aerei e si utilizzò come un bastione. Ci fu poi una rivoluzione industriale e già non si dipendeva più dalla canna da zucchero ma dall'industria. Nel 1976 arrivò poi la legge 936, una legge per la quale gli investitori americani, con una politica del fare un prodotto locale, misero la propria industria nell'isola con il permesso di non dover pagare tasse. Ovviamente offrirono molti posti di lavoro e apportarono movimento economico nei paesi dove si stabilirono però ancora una volta era qualcosa che favoriva solo gli interessi degli Stati Uniti. Tra la fine degli anni '80 e primi del '90 si eliminò la 936 e a partire da questo evento iniziarono altri problemi, non ci fu un piano di sviluppo per il paese, iniziammo ad indebitarci per pagare la spesa pubblica che avevamo. Diciamo che il 50% se non un po' di più dell' “empleomania” del Paese era nel Governo e nei sui uffici. Fu così che già nel 2006 il debito era così grande che arrivarono i “Buitres”, gli avvoltoi, che sono gli obbligazionisti e che sanno esattamente quando i Paesi hanno il credito più basso per iniziare ad alzare gli interessi. Il panorama economico si complicò e così iniziarono a deteriorarsi tutte le strutture, i governatori ad utilizzare la demagogia e la confusione del popolo per accaparrarsi il potere ed ottenere benefici dagli interessi che avevano gli obbligazionisti.
Cos'altro vorresti aggiungere?
Qualcuno mi domandò “Che diritto hanno gli artisti a vestirsi da poliziotti? che cosa ci guadagnano?”. Pensandoci arrivai e questa conclusione: l'arte ha sempre una funzione nella società che è quella di plasmare, di presentare una visione o una prospettiva di questo gruppo attraverso il lavoro artistico per promuovere la diffusione, il pensiero critico e il dialogo. Un opera d'arte potrebbe causare disagio, empatia o apatia però la sua funzione principale oltre al suo posizionamento culturale è sempre quella di creare coscienza, di creare immaginario che a volte non si raggiunge semplicemente con l'informazione che ci arriva attraverso le notizie o un oratore. L'arte in generale ha per me questa funzione, che serva come strumento, che alzi l'interesse delle persone nel dialogare e nel questionare. C'è arte buona e c'è arte cattiva, ci sono canzoni molto belle e canzoni molto brutte, c'è arte che esiste solamente come elemento plastico, noi almeno cerchiamo di fare e perché la chiamiamo arte? Perché c'è un concetto, un interesse filosofico e c'è una messa in scena che ha il suo valore culturale ed essendo culturale è sociale e politico. Non necessariamente va a impiantare un'opinione specifica ma ad aprire la mente della gente. Per queste persone che si chiedevano a che cosa serva, l'arte serve per mobilitare, per muovere i neuroni del cervello e per registrare in qualche forma momenti di interesse. In questo caso a Porto Rico stiamo vivendo un momento storico nel quale le persone sono già più coscienti riguardo a come ci pregiudicano tutte queste leggi che si sono implementate e che più che per un miglioramento sono state istituite per creare una situazione politica deteriorata e che non ci da maniera di vedere un futuro possibile. Credo che tu sia stata partecipe di un esperienza che per noi è stato un avvenimento storico. La maggioranza della gente non è d'accordo con gli atti di violenza che son stati fatti però capiamo perché siano accaduti e che sono conseguenze di tutto ciò che è accaduto. Noi aspiriamo che ci siano sempre meno atti violenti. Per esempio qui a Porto Rico c'è un'isola, Vieques, dove gli americani facevano esercizi militari, tiravano bombe per praticare, distruggendo la barriera corallina e il paesaggio mentre l'isola era abitata. Tramite la disobbedienza civile e gli atti pacifici si riusciti a mandar via la marina da Vieques. Per noi questo è un modello di lotta non violenta e se riusciamo ad emularlo e ad ottenere ciò che vogliamo ottenere senza violenza, lo faremo.
Fonte: alfabeta2.it
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