La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 2 giugno 2016

L'Fmi e la miseria pianificata del neoliberismo

di Benjamin Dangl 
La settimana scorsa una sezione di ricerche del Fondo Monetario Internazionale è venuta fuori con un articolo che ha ammesso che il neoliberismo è stato un insuccesso. L’articolo, intitolato “Neoliberismo: lodato eccessivamente?” è sperabilmente un segnale della morte dell’ideologia. Sono arrivati solo quarant’anni in ritardo. Come ha twittato Naomi Klein riguardo all’articolo: “Dunque tutti i miliardari che ha creato ridaranno indietro i loro soldi, giusto?” Molto di quanto rilevato dall’articolo, che colpisce al cuore l’ideologia, fa eco a quando sono andati dicendo per decenni critici e vittime del neoliberismo. “Invece di realizzare crescita”, l’articolo spiega che le politiche neoliberiste di austerità e riduzione delle regole riguardanti i movimenti di capitale hanno in realtà “aumentato la disuguaglianza”. Questo disuguaglianza “potrebbe essa stessa erodere la crescita …” In conseguenza l’articolo afferma che “i decisori della politica dovrebbero essere più aperti alla ridistribuzione di quanto siano”.
Tuttavia l’articolo tralascia alcuni punti notevoli della storia e dell’impatto del neoliberismo.
Il FMI suggerisce che il neoliberismo è stato un insuccesso. Ma ha funzionato benissimo per l’1% globale, cosa che è sempre stata l’intento del FMI e della Banca Mondiale. Come ha scritto in precedenza quest’anno l’Oxfam, l’1% più ricco al mondo oggi dispone di tanta ricchezza quanto il resto della popolazione del pianeta messa insieme. (Analogamente la giornalista d’inchiesta Dawn Paley ha dimostrato nel suo libero Drug War Capitalism [Capitalismo della guerra alla droga] che, lungi dall’essere un insuccesso, la Guerra alla Droga è stata un enorme successo per Washington e per le multinazionali).
L’articolo del FMI cita il Cile come caso di studio del neoliberismo, ma non cita nemmeno una volta il fatto che la visione economica è stata applicata nel paese mediante la dittatura, sostenuta dagli USA, di Augusto Pinochet, una grossa omissione che non è stata una svista casuale dei ricercatori. In tutta l’America Latina il neoliberismo e il terrorismo di stato sono andati solitamente mano nella mano.
L’intrepido giornalista argentino Rodolfo Walsh, in una lettera aperta del 1977 alla giunta militare argentina, denunciò l’oppressione di quel regime, una dittatura che aveva orchestrato l’assassinio e la sparizione di più di 30.000 persone.
“Questi eventi, che commuovono la coscienza del mondo civilizzato, non sono, tuttavia, la maggiore sofferenza inflitta al popolo argentino, né la peggior violazione dei diritti umani che voi avete commesso”, scrisse Walsh delle torture e delle uccisioni. “E’ la politica economica di questo governo in cui si scopre non solo la spiegazione dei crimini, bensì un’atrocità più vasta che punisce milioni di esseri umani con la miseria pianificata … Dovete solo passeggiare per la più vasta Buenos Aires per un paio d’ore per controllare il ritmo con cui tale politica trasforma la città in una ‘baraccopoli’ di dieci milioni di persone”.
Questa “miseria pianificata, come dimostra vividamente ‘La dottrina dei disastri’ di Naomi Klein, è stata il programma neoliberista promosso per decenni dal FMI.
Il giorno dopo aver spedito la lettera alla giunta Walsh fu catturato dal regime, ucciso, bruciato, e gettato in un fiume, uno dei milioni di vittime del neoliberismo.

Da ZNetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo
Traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

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