di Eric Draitser
In piedi davanti al muro di Berlino nel giugno 1987, l’allora Presidente Reagan proclamò: “C’è un segnale che i Sovietici potrebbero fare e che sarebbe inequivocabile, che farebbe progredire moltissimo la causa della libertà e della pace…Generale Gorbaciov, se lei cerca la pace, se lei cerca la prosperità per l’Unione Sovietica e l’Europa dell’Est, se lei cerca la liberalizzazione, venga qui, a questa porta. Signor Gorbaciov, apra questa porta. Signor Gorbaciov, abbatta questo muro.” Malgrado gli argomenti di conversazione neoliberali su “libertà,” “democrazia,” e “pace,” la realtà delle vita nell’Europa dell’Est post-sovietica non è affatto ciò che era stato promesso.
Considerate i concetti astratti usati da persone come Reagan che hanno formulato la fine dell’Unione Sovietica come un evento che avrebbe dato inizio alla “pace” e alla “prosperità.” Considerate poi il fatto che né la pace né la prosperità si sono realizzate nell’Europa dell’Est e nell’ex blocco sovietico.
Considerate i concetti astratti usati da persone come Reagan che hanno formulato la fine dell’Unione Sovietica come un evento che avrebbe dato inizio alla “pace” e alla “prosperità.” Considerate poi il fatto che né la pace né la prosperità si sono realizzate nell’Europa dell’Est e nell’ex blocco sovietico.
Dal punto di vista della guerra e della pace, nessuno potrebbe dire che il periodo successivo al 1991 sia stato particolarmente pacifico, specialmente se paragonato alla relativa stabilità dell’era della Guerra Fredda. Gli Stati Uniti hanno rapidamente esteso la NATO proprio fino alla soglia della Russia, avendovi incorporato la maggior parte delle ex Repubbliche sovietiche dell’Europa dell’Est, compresi gli stati baltici di Lettonia, Lituania ed Estonia e anche la Polonia e la Georgia. A quel tempo, la NATO dichiarava molteplici feroci guerre nei Balcani, compresi i bombardamenti sulla Jugoslavia che rappresentrono numerosi crimini di guerra, come all’epoca aveva concluso Amnesty International.
La NATO ha ulteriormente tentato di attirare nella sua orbita sia la Bielorussia che
l’Ucraina: la prima rimane non-allineata e l’altra è alle prese con una guerra civile che è la conseguenza diretta del colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti contro l’ex governo alleato della Russia di Viktor Yanukovich. Il governo allineato ai neo-conservatori e appoggiato dagli Stati Uniti, di Mikhail Saakashvili in Georgia, è responsabile di avere dichiarato la guerra ingiustificata del 2008 con la Russia alle repubbliche separatiste della South Ossezia del sud e dell’Abkhazia, una guerra che è stata innegabilmente iniziata dalla Georgia, partner associata della NATO. Come ha concluso nl 2009 un rapporto indipendente, commissionato dall’UE: “Un’indagine riguardo all’ultimo anno della guerra tra Russia e Georgia ha oggi consegnato un atto di accusa schiacciante per il presidente Mikheil Saakashvili, accusando Tblisi di avere dato inizio a un indiscriminato fuoco preparatorio di artiglieria contro la città di Tskhinvali, che diede inizio alla guerra.”
A parte le guerre in Europa, l’egemonia occidentale ha anche portato morte e distruzione in Medio Oriente e in Africa, che hanno dato luogo a un esodo di rifugiati che vengono ora incolpati da nazioni devastate economicamente nell’Europa meridionale e orientale. E mentre si potrebbero comprendere i fattori socioeconomici che causano una reazione negativa contro i rifugiati, è inequivocabile che il fenomeno è più un prodotto della belligeranza di Stati Uniti e NATO che di qualsiasi altra cosa.
E, naturalmente, il più importante fattore dell’opinione pubblica è il livello di vita o qualità della vita. Inserita in questo indicatore astratto c’è qualsiasi cosa: dalle opportunità di impiego, al relativo potere di acquisto, all’accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione, e molto altro. Considerata in questo modo, gran parte dell’Europa Orientale desidera fortemente il periodo d’oro dell’Unione Sovietica e del comunismo, non perché fosser senza problemi – lungi da questo – ma perché i tipi di problemi che la gente affrontava erano notevolmente diversi da quelli che affronta oggi.
Secondo un sondaggio esauriente condotto dalla massima organizzazione americana di sondaggi, la Gallup, “c’è il doppio di probabilità che i residenti di [11 delle 15] ex repubbliche sovietiche, dicano che il dissolvimento dell’URSS ha causato più danno (51%) che beneficio ai loro paesi (24%). Pensate per un momento alla statistica: il doppio dei residenti delle ex repubbliche sovietiche pensano che il dissolvimento dell’URSS abbia fatto più danno che bene. Questa è un’accusa piuttosto devastante all’ipotetica era di libertà e di prosperità che le persone come Reagan & Co. promettevano negli anni che portavano allo scioglimento.
E mentre molti apologeti neoliberali sostengono il fatto che le generazioni più giovani sono più positive riguardo al futuro, questo fatto è un po’ una distorsione, dato che parte del motivo di questi sentimenti è la capacità dei giovani di lasciare semplicemente i loro paesi natali. Come hanno concluso gli economisti Michael Hudson and Jeffrey Sommers, dopo aver studiato la situazione in Lettonia:
“L’austerità neoliberale ha creato perdite demografiche che hanno superato le deportazioni di Stalin negli anni ’40 (anche se senza le perdite di vite provocate da quelle). Dato che i tagli del governo nel campo dell’istruzione, dell’assistenza sanitaria e in altre fondamentali strutture sociali minacciano di minare lo sviluppo a lungo termine, i giovani stanno emigrando per migliorare la loro vita invece che soffrire in un’economia senza avere lavoro. Più del 12% della popolazione totale (e una percentuale molto più alta della sua forza lavoro) ora lavora all’estero.”
In sostanza, le politiche neo-liberali delle ex repubbliche sovietiche allineate ora all’UE, hanno creato profonde crisi in quasi ogni aspetto della vita sociale ed economica. Dai tassi di natalità che sono precipitati, a una popolazione di orfani che sta crescendo rapidamente, l’idea di un futuro più luminoso dovrebbe certamente rendere incerto qualsiasi osservatore. In aggiunta, il periodo post-sovietico ha dato luogo a una pericolosa ondata di politica etnica in cui i governi di questi paesi sono spesso composti della maggioranza etnica che è allineata al Consenso di Bruxelles e di Washington, e che demonizza le minoranze etniche, specialmente i Russi.
Di fatto, il declino economico e i suoi inevitabili effetti sulla società si sono visti i quasi ogni nazione dell’ex blocco sovietico. In Romania, per esempio, un paese che è entrato nell’UE nel 2007, “i distretti più fiorenti sono punteggiati una quantità di edifici incompleti abbandonati da costruttori che sono falliti. E la piccola zona ristretta di prosperità è circondata da aree urbane di 3 milioni di persone che sono poco cambiate rispetto allo squallore fatiscente dell’era di Ceausescu.”
E questo è un paese che ha ricevuto un salvataggio dal Fondo Monetario Internazionale simile al grosso peso intorno al collo della Grecia. La Romania ha sperimentato l’austerità neo-liberale imposta che ha visto tagliati i salari del settore pubblico, un massiccio aumento delle imposte sul valore aggiunto e i tagli ai sussidi di disoccupazione, maternità e disabilità. Una situazione simile esiste in quasi ogni paese dell’Europa Meridionale e dell’Europa Orientale, come anche nella stessa Germania dove milioni di persone hanno nostalgia dei tempi della Germania Est prima che innumerevoli professionisti e accademici tedeschi venissero lasciati senza lavoro e senza sussidi.
Un’impressionante disuguaglianza di reddito e tensioni etniche infuocate, possono aver portato un sentimento di stile americano nell’Europa Orientale, ma è chiaramente non ciò che la maggior parte delle persone vuole. Aggiungete a questo l’aumento dei partiti fascisti di estrema destra che sfruttano al meglio le difficoltà economiche , e il completo fallimento della Sinistra di sfidare il consenso neoliberale; non dovrebbe affatto sorprenderci il fatto che oggi l’Europa Orientale affronti un momento storico molto pericoloso che potrebbe avere grosse implicazioni per il suo futuro a lungo termine.
E così, ugualmente prevedibile è il fatto che una porzione significativa delle persone delle ex repubbliche sovietiche, guardi con nostalgia ai giorni precedenti la caduta dell’Unione Sovietica. Ricordano tutte le difficoltà, a mancanza dei beni di consumo, lo stato di polizia, e altro. Ricordano però ugualmente le vacanze estive di un mese con la famiglia, il lavoro e il reddito garantiti, l’assistenza sanitaria e l’istruzione gratuite per tutti, ecc. Questi sono gli aspetti della vita in Unione Sovietica che sono stati sistematicamente cancellati dalla narrazione esposta dall’Occidente dove il capitalismo regna supremo e deve restare incontrastato, come se fosse proprio la parola di Dio.
No, il capitalismo non è un toccasana per i mali della vita. Il capitalismo di stile occidentale (neoliberalismo) ha imposto alla gente dell’Europa Orientale un nuovo tipo di difficoltà iniziato dagli anni successivi al crollo dell’Unione Sovietica. I beni di consumo non sono più limitati da un apparato statale aggressivo, ora soni disponibili a tutti coloro che se li possono permettere; sfortunatamente la vasta maggioranza delle persone non può.
Devono invece lavorare di più e con minore guadagno, nella speranza che i loro figli non dovranno fuggire dal loro paese in cerca di migliori opportunità. Questa è la realtà del Sogno Americano nell’Europa post-sovietica.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale : Telesur
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
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