La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 26 gennaio 2018

A noi c’ha rovinato la candidatura









di Fausto Anderlini
Provo il più acuto disagio di fronte alle modalità di formazione della lista di LeU, ma anche di fronte alle rimostranze, alle grida di dolore, alle prese di cappello che ovunque si levano. Anch’io ho detto la mia a proposito di Bassolino, ma poi la storia finisce lì. Anche perchè fortuntamente non sono candidato ad alcunchè e nella godevole condizione di essere amico di tutti e al seguito di nessuno. In sintesi la questione è questa: un boccone imperfetto e largamente imperfettibile. Che però non ha alternativa ad essere deglutito. E dunque meglio fare di necessità virtù. Per quel che si può. Sempre quando si fanno liste entrano in gioco la lotta fra ‘uscenti‘ ed incumbent entranti, il centro e le periferie, l’alto e il basso, le novità trascendenti e l’equilibrio delle componenti, la circolazione e la persistenza, lo ‘spirito di servizio‘ e la ‘brama di potere‘, assieme a tanti altri contrasti fra cose ‘belle‘ e cose ‘brutte‘ … Senza contare che ogni stato d’animo personale della base militante, attese, timori, insicurezze, trova in questo momento cruciale il recapito sul quale sfogarsi. Con amare considerazioni sul destino cinico e baro, sugli ideali mandati alle ortiche, sul senso di una scelta andata a ramengo per causa di tizio al posto di caio.
In realtà guardando lo stato dell’arte non c’è nessuno dei sistemi a disposizione che ci rassicuri. Voto di preferenza (che non c’è), almeno il voto disgiunto (che non c’è), liste bloccate (che ci sono), primarie (che piacciono sempre meno), ecc. ecc. Molti invocano, per bypassare la cruna, un ‘partito’ di iscritti che deliberano nelle calde sedi delle comunità locali. A parte che quando ce l’avevamo, non funzionava comunque come nelle attese teoriche, resta il fatto che questo ‘partito’ non c’è. Solo una invocazione. LeU è un mix in divenire, una lista di componenti e un partito in fieri di ancora ignota configurazione. Inoltre la coperta è cortissima. Pochi posti per un’offerta di candidati anche troppo pletorica, Nella sinistra, poi, per sua intima costituzione, il range di variazione fra dirigenti e ‘diretti’ è strettissimo. La partecipazione dal basso è alta e qualificata. Quasi tutti hanno i titoli per sostituire al meglio i titolati, e forse non sarebbe stato male procedere per sorteggio, per decimazione o altro metodo casuale automatico (ma nessuno ci ha pensato, sia mai …) Difficile poi, in fin di tutto, portare a sintesi con qualcosa di accettabile che non sia la cucina che il convento ci passa a un mese esatto dalle elezioni, con la lista partorita alla luce solo qualche settimana orsono.
Sono un idealista cinico e rassegnato, confesso. Qualsiasi cosa vien fuori mi va bene. A Bologna,ad esempio, sarà ‘paracadutata‘ la Falcone e sebbene il Brancaccio mi fece rabbrividire farò campagna al seguito. A Bologna, tra l’altro, c’è un mucchio di ceto radical-riflessivo che sarà contento. Cerchiamo di prendere più voti che si può nelle condizioni date, che è la condizione per porci gli interessanti esperimenti che seguiranno. Simplex sigillum veri. L’alternativa è andare tutti nel bosco a farci i cazzi nostri mentre malediciamo i comandanti che ci han rovinato portandoci in ‘guera‘. Senonchè nel bosco ce li ritroveremo al nostro fianco. E dunque tanto vale stare insieme a questionare sull’arengo.

Fonte: largine.it

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