La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 9 febbraio 2018

Germania, i sindacati strappano le 28 ore settimanali








di Lorenzo Carchini
Dopo settimane di conflitto, il sindacato IG Metall ed i datori di lavoro del settore industriale hanno raggiunto un accordo sulle retribuzioni e sull’orario di lavoro nella regione del Baden-Württemberg, nel sud-ovest della Germania. Oltre alla possibilità di eseguire 28 ore di lavoro a settimana, i dipendenti hanno ottenuto un aumento di stipendio in cambio di una maggiore flessibilità. Un accordo concluso nella notte tra lunedì e martedì che potrebbe servire da base per altre regioni della principale potenza economica europea. L’accordo è stato concluso a Stoccarda nella regione del Baden-Württemberg. Una regione densa tessuto industriale, con le molte case automobilistiche, ma anche area pilota di valore per l’intera industria dei quattro milioni di dipendenti, che dovrebbe approvare il compromesso nei prossimi giorni. Secondo Roman Zitzelsberger, leader di IG Metall nel Baden-Württemberg, l’accordo negoziato tra i rappresentanti di IG Metall e la federazione regionale dei datori di lavoro Südwestmetall prevede un aumento del 4,3% delle retribuzioni in Aprile e un aumento delle remunerazioni ripartite su 27 mesi. Oltre all’aumento di Aprile, i dipendenti riceveranno bonus mensili di 100 euro da gennaio a marzo. Dal 2019, l’accordo prevede anche un bonus annuale fisso di 400 euro e un pagamento equivalente al 27,5% delle ferie mensili retribuite. Oltre agli aumenti e ai bonus, i dipendenti saranno in grado di ridurre le ore lavorative settimanali da 35 a 28 ore per prendersi cura dei propri figli o dei genitori malati o anziani per un massimo di due anni. D’altra parte, l’organizzazione rappresentativa dei dipendenti non ha ottenuto un risarcimento finanziario dal datore di lavoro per il deficit. Per il capo di IG Metall Jörg Hofmann “l’accordo segna un’inversione di tendenza sulla questione dell’orario di lavoro”. Ha aggiunto che “per troppo tempo la flessibilità dell’orario è stato un privilegio per i datori di lavoro” e “d’ora in poi i dipendenti avranno il diritto di optare per un orario di lavoro ridotto, per loro stessi, la loro salute o la loro famiglia”. In cambio, i rappresentanti dei datori di lavoro hanno ottenuto maggiore flessibilità per gli impiegati. I gestori saranno in grado di aumentare il tempo di lavoro a 40 ore su base volontaria con tutti i rischi che ciò comporta per i dipendenti. In media, l’orario di lavoro settimanale è di 35 ore in questo settore. Secondo gli accordi firmati nel 1995, un tetto del 18% dei dipendenti della stessa azienda poteva lavorare 40 ore alla settimana. Ma con l’accordo, questo limite verrà allentato. Ora, questa maggiore flessibilità potrebbe aumentare il rischio di precarietà per questi lavoratori. È questo l’inizio di una rivoluzione nell’orario di lavoro in Germania ? Dopo diverse settimane di movimento sociale, i dipendenti dei metalmeccanici tedeschi hanno ottenuto il diritto di ridurre il loro orario di lavoro, ma questa riduzione dell’orario di lavoro può essere fatta solo per un periodo ridotto e senza compensazione: le 28 ore saranno pagate 28 ore. D’ora in poi, i dipendenti del settore (che comprende l’industria automobilistica) con almeno due anni di anzianità nella propria azienda potranno richiedere questa riduzione dell’orario di lavoro per un periodo compreso tra 6 e 24 mesi e verrà poi garantito un ritorno alla loro posizione a tempo pieno. Questa è una svolta per il sindacato della filiale IG Metall, che ha sostenuto una maggiore flessibilità per i dipendenti nella definizione del loro orario di lavoro. Tuttavia, non è riuscita ad ottenere un’altra delle sue richieste chiave: che i dipendenti interessati ricevessero contemporaneamente un parziale compenso finanziario dal datore di lavoro. Da parte sua, la federazione dei datori di lavoro di questo settore ha parlato di un “compromesso accettabile” pur contenendo “elementi dolorosi”. Gli accordi nella metallurgia tedesca sono stati storicamente un barometro per l’economia tedesca nel suo complesso. Il sindacato metallurgico IG Metall è infatti molto potente, era stato lui a lanciare la richiesta delle 35 ore lavorative nel 1995, e nelle scorse settimane aveva chiamato milioni di impiegati dell’industria tedesca a scioperare mercoledì 31 Gennaio, chiedendo aumenti di stipendio e nuovi accordi sull’orario di lavoro, mostrandosi ancora una volta all’avanguardia anche per altri settori industriali nazionali.
A contribuire a questo risultato, però, non solo stati solo i tre giorni di stop alla produzione per Daimler, Siemens, Airbus ed altre (si parla di circa 500mila dipendenti), né la spinta dell’opinione pubblica. Bensì l’atteggiamento stesso delle nuove generazioni di lavoratori, schiacciati da una società tedesca certo più dinamica della nostra, ma che avverte anch’essa lo schiacciamento tra le necessità del lavoro e una società più anziana. Possibile che oggi i giovani vedano carriera e lavoro in modo diverso dalle generazioni precedenti? Lo slogan dell’IG Metall “Il lavoro che si adatta alla vita” riflette un atteggiamento nei confronti della vita che va ben oltre l’industria del metallo o l’elettronica. E questa è la sfida che viene lanciata ai datori di lavoro. Il tempo è il nuovo denaro. Non sorprende che dopo i modelli pionieristici dell’industria chimica, il rientro del tema dell’orario di lavoro abbia raggiunto anche l’industria metalmeccanica ed elettronica. Il sindacato è ben organizzato e può esercitare grande pressione sui grandi nomi del settore. Inoltre, la maggior parte delle aziende è in salute. Quindi dove, se non qui, e quando, se non ora, dovrebbero essere implementati nuovi modelli di orario di lavoro che corrispondano all’atteggiamento della nuova generazione di lavoratori sulla vita? Tuttavia, questa nuova generazione non lavora solo per le aziende metalmeccaniche. E chi si trova fuori da questo settore difficilmente potrà vivere una settimana lavorativa di 28 ore in breve tempo, vedendo crescere il divario nel mercato del lavoro tra industria e fornitori di servizi, che già si manifesta in termini di salari e stipendi e da oggi prosegue con l’orario di lavoro. Secondo professori ed esperti del settore, la richiesta di IG Metall è legittima non solo per ragioni di conciliazione tra lavoro e famiglia, ma anche per aiutare il mercato del lavoro. L’appello era stato recentemente firmato da oltre 60 personalità, tra sociologi, ricercatori, economisti, scrittori e artisti. Il loro appello faceva riferimento ai 2,5 milioni di disoccupati nel paese e le quasi 1,9 miliardi di ore di lavoro straordinario fatte nel 2017. Il tutto mentre digitalizzazione e produttività forzate rischiano di portare a “licenziamenti di massa” nei settori industriali. Così una riduzione a livello nazionale del normale orario di lavoro diventa “una misura di prim’ordine della politica sociale e del mercato del lavoro”. Non solo, ma l’accordo, prevedendo il reintegro a tempo pieno dopo due anni, permette alle donne di uscire dalla cosiddetta “trappola del part-time”, rendendo il settore più attraente ed aperto a nuova forza lavoro. Inoltre non bisogna dimenticare la funzione pivotale del metallo nel mondo del lavoro tedesco. La flessibilità dell’orario proviene da lì, così come i negoziati cruciali che in passato hanno finito per modellare l’intero mercato del lavoro, sia privato che pubblico. A parte la regola delle 28 ore, è ipotizzabile che la discussione porti a trovare modelli anche diversi a livello aziendale. Un esempio potrebbe essere il modello di “orario di lavoro elettorale”, in cui i lavoratori stabiliscono il proprio orario di lavoro con un certo tempo di consegna e per un certo periodo di tempo. In generale, questa conquista è figlia di un periodo di forte sviluppo economico e di un numero di nuovi lavoratori – Millennial – in una situazione di contrattazione abbastanza favorevole, migliore rispetto a vent’anni fa.

Fonte: sinistraineuropa.it

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