La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 17 novembre 2016

Dove vanno ora i democratici

di Bernie Sanders 
Milioni di Americani hanno fatto registrare, martedì 8 Novembre, un voto di protesta, esprimendo la loro feroce opposizione a un sistema economico e politico che pone gli interessi e la ricchezza delle imprese al di sopra dei loro. Ho fermamente appoggiato Hillary Clinton, facendo una seria campagna per lei, nella convinzione che ella rappresentasse la scelta giusta. Ma Donald J. Trump ha conquistato la Casa Bianca perché la sua retorica ha incontrato con successo una rabbia reale e giustificata, una rabbia che molti Democratici tradizionali sentono. Sono rattristato, ma non sorpreso, del risultato. Non mi impressiona il fatto che milioni di persone abbiano votato per Mr. Trump perché sono stanchi dello status quo economico, politico e dei media.
Le famiglie dei lavoratori vedono che i politici ricevono dai miliardari e dalle imprese finanziamenti per le loro campagne - ignorando i bisogni degli Americani comuni.
Negli ultimi 30 anni, troppi Americani sono stati liquidati dai capi delle loro aziende.
Lavorano più ore per salari più bassi e vedono che i posti di lavoro con paga decente vengono trasferiti in Cina, Messico o altri paesi a basso costo del lavoro.
Sono stufi di avere direttori che guadagnano 300 volte più di loro, con il cinquantadue percento del reddito prodotto che va all’uno per cento più ricco.
Molte delle loro bellissime città rurali si sono spopolate, i negozi del centro hanno chiuso, e i ragazzi vanno via perché non c’è lavoro – tutto mentre le imprese drenano la ricchezza delle loro comunità per schiaffarla in conti all’estero.
I lavoratori Americani non riescono a procurare cure adeguate ai propri figli.
Non riescono a mandarli all’università, e quando arrivano alla pensione non hanno niente in banca.
In molte zone del paese il prezzo delle case è per loro eccessivo, così come lo è il costo dell'assicurazione sanitaria.
Troppe famiglie vivono nella disperazione, così aumenta l'uso di droghe, alcol, e aumentano anche i suicidi.
Il Presidente eletto Trump ha ragione: gli Americani vogliono un cambiamento.
Ma che tipo di cambiamento gli offrirà?
Avrà il coraggio di affrontare le persone più potenti del paese che sono i responsabili del disagio economico che tante famiglie di lavoratori avvertono, o dirotterà la rabbia della maggioranza contro le minoranze, gli immigrati, i poveri e gli indifesi?
Avrà il coraggio di affrontare Wall Street, lavorare per spezzare il potere delle istituzioni finanziarie “troppo grandi per fallire” e pretendere che le grandi banche investano per creare posti di lavoro nelle città dell'entroterra?
Oppure, nominerà un'altro banchiere di Wall Street al Dipartimento del Tesoro affinchè tutto continui come prima?
Affronterà davvero, come promesso in campagna elettorale, l'industria farmaceutica per abbassare i prezzi dei farmaci da ricetta?
Sono profondamente afflitto nel sentire storie di persone intimorite e assillate dalla vittoria di Mr.Trump, e sento i lamenti di famiglie che hanno paura di essere penalizzate.
Siamo un paese che ha fatto grandi progressi nel combattere le discriminazioni.
Non torneremo indietro. Di certo non ci possono essere compromessi sul razzismo, il bigottismo, la xenofobia e il sessismo. Li contrasteremo in tutti i modi, quandunque e ovunque riemergessero.
Sarò disponibile a valutare quali proposte Mr. Trump farà e in quali casi si potrà lavorare insieme.
Avendo perso alla conta del voto popolare, comunque, farebbe bene a prestare attenzione alle idee dei progressisti.
Se il presidente eletto ha seriamente intenzione di attuare politiche per il miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie dei lavoratori, gli espongo delle concrete proposte sulle quali avrebbe il mio supporto.
Ricostruiamo le nostre cadenti infrastrutture e creiamo milioni di posti di lavoro ben pagati.
Innalziamo a un livello dignitoso il salario minimo, aiutiamo gli studenti a iscriversi all'Università, diamo sussidi alle famiglie, aiuti per la sanità e espandiamo la Sicurezza Sociale.
Riformiamo un sistema economico che consente ai miliardari come Mr. Trump di non pagare un nichelino di tasse federali sul reddito.
E soprattutto, poniamo fine alla possibilità per i ricchi finanziatori di campagne elettorali di comprarsi le elezioni.
Prossimamente, penserò anche a una serie di riforme per rinvigorire il Partito Democratico.
Credo fermamente che il partito debba rompere i legami con l'establishment delle imprese e, di nuovo, essere un partito di solide radici con la gente che lavora, gli anziani e i poveri.
Dobbiamo aprire le porte del partito e dare il benvenuto agli ideali e alle energie dei giovani e di tutti gli Americani che lottano per la giustizia economica, sociale, ambientale e razziale.
Dobbiamo avere il coraggio di aggredire l'avidità e il potere di Wall Street, le compagnie farmaceutiche, le compagnie di assicurazione e l'industria dei carburanti fossili.
Quando la mia campagna per le presidenziali è giunta al termine, ho promesso ai miei sostenitori che la rivoluzione politica sarebbe continuata. Ora, più che mai, ciò deve avvenire. Siamo la nazione più ricca di tutta la storia del mondo. Se siamo uniti e non lasciamo che i demagoghi ci dividano su questioni di razza, genere, o origini nazionali, non c'è niente che non possiamo ottenere. Dobbiamo andare avanti, non retrocedere.

Articolo pubblicato su New York Times il 11/11/2016
Traduzione di Sergio Farris per facciamosinistra! 

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