La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 8 aprile 2016

Cattiva scuola, trivelle, Italicum e Jobs Act: la parola torna ai cittadini

di Marina Boscaino
Non è illusorio pensare ad un risveglio delle coscienze e della mobilitazione nei confronti della “Buona Scuola”. Dopo quasi un anno di tentativi di affermazione/imposizione della legge 107, caratterizzato da un giro di vite autoritario da parte dei dirigenti, in particolare dell’Anp, ma non solo (mancati passaggi attraverso gli organi collegiali; rifiuto secco di contrattare il bonus premiale;imposizioni arbitrarie, che creano disagio e divisioni nelle scuole); della mancata elezione in quasi metà degli istituti scolastici del comitato di valutazione; del tentato sequestro di persona di studenti costretti a svolgere le ore obbligatorie di alternanza scuola lavoro in condizioni precarie e completamente dequalificate, sottraendo ore, per partecipare a progetti improvvisati e pedestri (specie nei licei), al tempo scuola e allo studio individuale; dopo tutto questo, sabato e domenica 9 e 10 aprile inizierà la raccolta di firme su quattro quesiti referendari contro la "cattiva scuola" del governo Renzi, due per salvare l'ambiente da trivelle e inceneritori e una petizione popolare per ritirare il decreto Madia, che – disconoscendo clamorosamente l’esito del referendum del 2011 – tenta nuovamente la privatizzazione dei servizi pubblici: la parola ritorna ai cittadini, quelli che hanno sancito il principio che l’acqua è un bene comune.
Referendum “sociali” che si collocano in una cornice ancor più ampia, che terrà dentro i 3 quesiti della Cgil contro il Jobs Act e i due quesiti contro l’Italicum, per una vera primavera della democrazia, dopo anni di ostinata sottrazione della parola al popolo sovrano. Intanto tutti a votare sì domenica 17 aprile: una risposta compatta a un governo che intreccia a comportamenti bonapartisti conflitti di interesse sempre più palesi e inaccettabili.
In concomitanza, inizia la tradizionale “stagione Invalsi”. Lo svolgimento delle prove INVALSI 2016 si articolerà secondo il seguente calendario: 4 maggio 2016: prova preliminare di Lettura (II primaria) e prova d’ Italiano (II e V primaria); 5 maggio 2016: prova di Matematica (II e V primaria) e Questionario studente (V primaria); 12 maggio 2016: prova d’Italiano, prova di Matematica e Questionario studente (II secondaria di secondo grado); 17 giugno 2016: prova d’Italiano, prova di Matematica (III secondaria di primo grado – Prova nazionale all’interno dell’esame di Stato).
I Cobas hanno indetto per i giorni 4 e 5 maggio due giorni di sciopero nella scuola primaria ("alle elementari – precisa il portavoce Piero Bernocchi – ogni lavoratore/trice sceglierà il giorno tra i due in cui il proprio sciopero risulterà più efficace per il boicottaggio dei quiz").
Nelle secondarie la mobilitazione Cobas è prevista invece per il 12 maggio. Ma qualcosa bolle in pentola, e non è impensabile immaginare uno sciopero più esteso, con il coinvolgimento di altri sindacati per quella giornata.
In questo contesto è utile ricordare una storia solo apparentemente periferica; in realtà molto significativa del clima che si respira nelle e intorno alle scuole. Sabina Piccinini è una docente di Modena, ricorsa al giudice del lavoro proprio contro i test Invalsi, uno degli strumenti su cui il Miur crede di poter controllare la qualità dell’insegnamento nelle scuole e comprimere al tempo stesso pensiero critico analitico.
Nel 2011, quando Sabina era in servizio presso una scuola media, partecipò alla “kermesse valutativa” in maniera evidentemente non compatibile con l’induzione al Pensiero Unico cui molti dirigenti vorrebbero comprimere la libertà di insegnamento e la libertà di espressione dei docenti, al punto che – con un ordine di servizio – il Dirigente Scolastico le impose la somministrazione, cui la docente si adeguò, riservandosi di presentare ricorso.
La pedagogia autoritaria – imposta dalle prove Invalsi, nonostante numeroseevidenze didattiche e pedagogiche in senso contrario, il diffuso dissenso della scuola, l’arretramento di paesi che molto prima di noi hanno sperimentato metodologie valutative sulle quali i test Invalsi si basano – invade le scelte didattiche dei singoli docenti, dei dipartimenti, dei collegi. Il principio della libertà di insegnamento viene scavalcato oltremodo dal dirigente “leader educativo” promosso dalla legge 107/15 (la “Buona Scuola”), che a colpi di ordini di servizio ed eventualmente di sanzioni disciplinari – come nel celebre caso del maestro Flavio – invade largamente le prerogative previste dalla Costituzione.
Sabina ha mantenuto la promessa e giovedì 7 aprile, sostenuta da FlcCgil, avrebbe dovuto partecipare all’udienza fissata per quel giorno. Per la terza volta, però, il tribunale di Modena ha rinviato – l’udienza è ora fissata per il 13 settembre – a riprova che la questione è controversa e dibattuta; ma anche che la assunzione di responsabilità e la non acquiescenza da parte dei docenti molto può contro il tentativo costante di chi da tempo pensa che la scuola debba essere una azienda di riproduzione di consumatori acritici, lavoratori precari e sfruttati, e sudditi alla primazia del mercato e all’uomo solo al comando di turno.
Una ragione in più, se non quella basilare, per utilizzare la propria firma come strumento di difesa della democrazia e della Scuola della Repubblica. Facciamolo tutti insieme, in tutte le piazze di Italia, a difesa della scuola pubblica, dell’ambiente, dell’acqua bene comune, dei diritti dei lavoratori, delle prerogative costituzionali del Parlamento: una sovranità popolare consapevole ed intenzionale.

Fonte: MicroMega online - blog dell'Autrice 

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