La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 9 aprile 2016

Vita artificiale: cosa c’è dietro?

di Silvia Ribeiro
La costruzione di organismi vivi, creati con l’uso di computer e a partire da alcuni elementi chimici, sta procedendo ad un ritmo molto più rapido rispetto alla capacità della società di capire e discutere le implicazioni o elaborare regole minime di biosicurezza al fine di prevenire i loro impatti. È inoltre urgente capire quali interessi commerciali ci sono dietro che agiscono per rilasciare nell’ambiente e mettere sul mercato i prodotti che derivano da queste nuove forme di vita artificiale, senza supervisione indipendente né regolamentazione.
Il 24 marzo 2016, il controverso scienziato e imprenditore Craig Venter ha annunciato la creazione nel suo laboratorio di una nuova forma di vita, un batterio il cui genoma è stato costruito in forma completamente artificialee che è stato battezzato JCVI-Syn 3.0. Il 25 marzo la rivista Science ha pubblicato un articolo riferendo di tale processo.
Sintia 3.0, come nel Gruppo ETC lo abbiamo soprannominato fin dall’inizio, si differenzia sotto vari aspetti dalla prima versione, Sintia 1.0, creata nel 2010. (quiun poster della storia di Sintia e di chi c’era dietro).
La differenza più evidente con Sintia 3.0 è che secondo i suoi creatori si è ottenuto un “genoma minimo” funzionale. Questo significa che non hanno copiato nella sua totalità il genoma di un organismo esistente (il batterioMycoplasma mycoides) ma hanno ridotto alla minima quantità possibile i geni, affinché, una volta trapiantato in un batterio svuotato dal suo genoma originale, potesse sopravvivere e mantenere la capacità di auto-replicazione. A differenza di Sintia 1.0 che per replicarsi necessitava di settimane, Sintia 3.0 si replica in tre ore.
La versione 2.0 era il risultato della sintetizzazione del genoma di M.Mycoides e del suo trapianto in un batterio diverso, Mycoplasma Capricolum, per dimostrare che un genoma artificiale poteva essere inserito in un altro organismo e lì comandare le funzioni di quella cellula secondo il genoma dell’altra.
La ricerca del “genoma minimo” necessario per la vita, non è nuova. Perché cercare una cosa del genere? Da un lato, per la ricerca. Un “genoma minimo” potrebbe essere usato come piattaforma per sperimentare la funzione di specifici geni che verranno aggiunti.
Tuttavia, nel caso di Craig Venter, le sue imprese hanno sempre avuto una uguale o maggiore componente volta a ottenere vantaggi commerciali. Venter è diventato famoso per aver condotto il sequenziamento del genoma umano da parte del settore privato, la cui realizzazione è stata annunciata in concomitanza con la mappa ottenuta dal gruppo pubblico Progetto Genoma Umano. Venter faceva parte di questo progetto pubblico ma si è ritirato a metà del processo, ha portato con sé l’informazione ottenuta, si è associato ad un’impresa e quindi ne ha fondata una propria, cercando il modo per brevettare i geni umani dei quali si stava venendo a conoscenza. È solamente uno dei molti esempi con i quali Venter ha cercato di privatizzare la conoscenza e i beni comuni dell’umanità.
Con Sintia, l’obiettivo di Venter è creare un “telaio” genetico al quale si possono aggiungere geni con funzioni diverse, per uso industriale e commerciale. Venter riferisce che Sintia 3.0 può essere usata anche per la ricerca scientifica, ma bisogna vedere a quale costo, poiché questo personaggio è totalmente alieno dal fare qualcosa per interesse pubblico o senza fini di lucro.
A questa “carrozzeria” biologica, ad esempio, si potranno aggiungere geni con la funzione di digerire cellulosa e zuccheri per assemblare, a partire dai suoi componenti, nuove combinazioni chimiche che producano combustibili, materie plastiche o altre sostanze industriali. Venter ha già ottenuto contratti con le industrie petrolifere BP ed EXXon per sviluppare combustibili con energia sintetica. Non è l’unico: le maggiori multinazionali dell’energia, dell’agrobusiness, del settore farmaceutico e della chimica stanno percorrendo la strada industriale della biologia sintetica.L’industria non è riuscita a scalare la produzione di combustibili, ma ci sono prodotti come aromi, profumi e cosmetici (vaniglia, vetiver, zafferano, olio di cocco, stevia e altri) che già sono presenti sul mercato, o sono in procinto di esserlo.
Significativamente, del genoma artificiale Sintia 3.0 che è stato ridotto a 473 geni, quelli che lo hanno costruito non sanno a cosa servono 149 di questi geni e questo malgrado un “intenso studio”. Riconoscono anche che il genoma creato si replica, però non sanno se possiede i geni necessari per sopravvivere in altri ambienti. Si può dire che Sintia è viva, ma non si sa bene come.
Queste e altre lacune che abbondano nel campo della biologia sintetica, sarebbero interessanti se si riferissero solamente a esperimenti di laboratorio, ma diventanoseriamente preoccupanti quando già ci sono prodotti sul mercato e per il consumo. La loro produzione non segue normative adeguate a questa potente tecnologia (non esistono), cosicché in molti casi, fermenta con il livello di sicurezza della fermentazione della birra, con un elevato rischio di dispersione nell’ambiente, come è già successo in Brasile.
Per queste e altre ragioni, diverse organizzazioni internazionali assieme a scienziati critici, già dal 2010 prospettano alla Convenzione sulla Diversità Biologica (CDB), la necessità di una moratoria internazionale sulla liberalizzazione e sull’uso commerciale della biologia sintetica, per consentire alla società di informarsi e di discuterne. I paesi che per primi si sono opposti all’adozione del principio di precauzione sono stati il Messico e il Canada, poi sostenuti da scienziati vicini alle multinazionali e pochi altri paesi. Alla CBD la questione continua a essere dibattuta e sarà una dei punti centrali di discussione alla prossima conferenza delle parti (COP 13) che si terrà a Cancún a dicembre di quest’anno.

Articolo pubblicato su La Jornada con il titolo: Vida artificial: ¿qué hay detrás?

Traduzione per Comune-info: Daniela Cavallo
Fonte: comune-info.net 

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