La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 27 agosto 2016

Attacco alla democratizzazione della Siria e al popolo kurdo

di Francesco Ruggeri 
La mattina del 24 agosto le agenzie stampa hanno comunicato ufficialmente quello che si stava annunciando da giorni: l’esercito turco ha avviato un’operazione militare, ‘Euphrates Shield’, nel nord della Siria. Obiettivo è la città di Jarablus controllata dal cosiddetto Stato Islamico. Ma fonti del Pkk rivelano che in realtà sarebbe una combine tra IS ed Erdogan. I miliziani fondamentalisti, infatti, avrebbero evacuato la zona tra Jarablus e Azaz prima dell’arrivo dei soldati di Erdogan. Dettaglio inconsueto poiché i terroristi islamici non hanno mai abbandonato una città senza combattere.
I comandanti più noti di ISIS hanno lasciato Jarablus in anticipo, ritirandosi a Al Bab, e i quadri locali si sono uniti ad Al-Nusra. ISIS aveva preso Jarablus in uno scambio simile. L’opinione pubblica, secondo il Pkk, è stata manipolata: Se l’Isis avesse resistito a Jarablus come ha fatto a Manbij, i turchi non sarebbero stati in grado di entrare in città nemmeno in due mesi.
Così scrive Civaka Azad per il Kurdisches zentrum fur Öffentlichkeitsarbeit. Salta agli occhi il momento dell’avvio dell’operazione. Pochi giorni dopo la liberazione della città di Manbij da parte delle Forze Democratiche della Siria (FDS) la Turchia reagisce con un passo così drastico. Intanto i gruppi armati che agiscono sotto il tetto delle FDS avevano formato un Consiglio Militare per la liberazione della città di Al-Bab che si trova a ovest di Manbij, anch’essa controllata da IS, e poi annunciato la fondazione del Consiglio Militare per la liberazione della città di Jarablus. Ma il portavoce del Consiglio Militare, Abdulsettar El Cadirî, è stato assassinato solo poche ore dopo la proclamazione del Consiglio stesso. Il Consiglio Militare di Jarablus ha dichiarato che gli assassini di El Cadirî fanno parte dei servizi segreti turchi MIT e che sono stati arrestati. La Turchia vuole impedire la liberazione di Jarablus da parte delle FDS e combatte tanto l’IS che il PYD, il Partito dell’Unità Democratica. Prima del suo assassinio, El-Cadirî aveva denunciato con forza il ruolo della Turchia nel conflitto in Siria. In particolare da Jarablus la Turchia ha continuato a far filtrare miliziani jihadisti in Siria e così portato caos e instabilità nel Paese. El-Cadirî aveva anche messo in guardia la Turchia rispetto a imprese di occupazione in Siria.
Anche l’Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK) dopo l’attentato suicida di Dîlok (Gaziantep) aveva messo in guardia rispetto al fatto che la Turchia ora avrebbe usato quell’attentato come pretesto per entrare nel nord della Siria. Scenari adatti per i quali sarebbe stato possibile legittimare un intervento nel Paese vicino, erano già stati delineati due anni fa dai servizi segreti turchi nel Consiglio di Sicurezza Nazionale. L’ingresso dell’esercito turco nel nord della Siria mira in modo diretto contro le conquiste della popolazione del Rojava. La KCK ha spiegato che la Turchia ha occupato Jarablus dopo la liberazione di Manbij. L’Agenzia di Intelligence Turca (MİT) ha diretto ISIS per compiere il massacro di Antep e preparare il terreno per l’invasione di Jarablus. Il massacro di 60 persone, in maggioranza bambini, ad Antep è uno dei più pesanti crimini contro l’umanità.
Lo Stato turco già due giorni prima aveva reso noto che il suo obiettivo nel nord della Siria non è solo IS, ma anche il PYD considerato sinonimo dell’amministrazione autonoma nel Rojava. L’esercito turco il 22 agosto ha dichiarato che dalla Turchia erano stati colpiti con missili sia obiettivi di IS a Jarablus che obiettivi del PYD a Manbij. Si da per scontato che la Turchia vuole insediare gruppi armati a lei graditi nella città di confine di Jarablus per continuare a poter esercitare un’influenza sulla guerra civile in Siria. La Turchia collabora da tempo con gruppi del „Fronte Islamico“ in Siria, di cui fanno parte gruppi jihadisti come Ahrar al-Sham e Jaish al-Islam. Questi gruppi a loro volta collaborano con il Fronte Al-Nusra – la propaggine di Al Quaeda in Siria. Tramite questi gruppi la Turchia continua ad intervenire contro l’amministrazione autonoma del Rojava. In passato il governo dell’AKP ha anche sostenuto attivamente IS nella lotta contro il Rojava.
Dall’Anf, agenzia di stampa curda, la conferma: Murat Karayılan, del Comitato esecutivo del PKK, ha dichiarato che l’obbiettivo dell’operazione Jarablus è il Rojava e che l’operazione potrebbe trasformarsi in una guerra tra il popolo curdo e lo Stato turco. La città è stata consegnata a gruppi affiliati alla Turchia come parte di un accordo con ISIS. L’Europa dovrebbe essere interessata maggiormente dal citato accordo perchè ora l’ISIS potrebbe essere in grado di andare liberamente in Europa via Istanbul. ISIS e Al-Nusra sono sempre stati intrecciati, ISIS adesso controlla il confine turco dopo aver consegnato la zona da Jarablus a Rai alla Turchia e ai gruppi affiliati all’ FSA* (Esercito Libero Siriano n.d.r). Questi gruppi sono sottoposti all’influenza di Al-Nusra.
Questa non è la prima volta che l’esercito turco attraversa nel suolo siriano. Forze speciali dell’esercito turco sono nei territori siriani, ma in segreto, dal 2013. Lo Stato iraniano è in Siria, ufficialmente o semi ufficialmente, al momento, così lo è Hezbollah in modo aperto e ufficiale per sostenere il regime siriano e la Russia. La Turchia è sempre stata presente in Siria fino ad oggi ma in modo segreto.Per di più la Turchia si trova sul lato di aver preso parte negli affari interni della Siria, anche ampiamente. Attraverso questo accordo con ISIS, la Turchia è entrata in territorio siriano ufficialmente.
Spiega ancora Karayılan che lo stesso Erdoğan ha già evidenziato l’obbiettivo razzista dell’Akp, il partito islamista al potere ad Ankara: i curdi siriani. I funzionari turchi hanno frequentemente citato il PYD, ma il PYD è un partito politico del Rojava e non è il solo amministratore dei cantoni che coinvolgono varie comunità, gruppi religiosi e decine di organizzazioni curde. E’ una operazione sviluppata contro i curdi e la democratizzazione della Siria.
I curdi siriani con una popolazione di tre milioni, costituiscono la più piccola fazione della società curda, sono stati sottoposti alla repressione del regime Ba’ath negli ultimi 50 anni. E adesso, una federazione è emersa in Siria, gente proveniente da vari popoli e culture sta stabilendo un autogoverno e strutture di cantoni. Erdogan, invece, ha promesso ad Assad, dopo l’abbraccio con Putin, che la Siria sarà una federazione, ma questa non includerà i curdi. La Turchia indica nella relazione del PYD con il PKK la causa di tutto questo. Ma è una bugia. Il presidente Apo è un leader del Kurdistan che ha un progetto rivolto alle quattro parti del Kurdistan e all’intero Medio Oriente. Ci sono molte organizzazioni costituite sulla base di questa leadership storica. Questo non è limitato al solo PYD o ad altri nel Rojava.
Infine il Consiglio Esecutivo della KCK ha ricordato che lo Stato turco ha iniziato ad attaccare la rivoluzione del Rojava direttamente dopo che il suo gruppo da lei delegato, ISIS, ha fallito a Kobanê e in altre città e fatto appello alle forze democratiche del mondo perché si sollevino con lo spirito della giornata per Kobanê del 1 novembre e della resistenza di Kobanê del 6-7-8 ottobre per proteggere la rivoluzione del Rojava e garantire la democratizzazione della Siria.

Fonte: popoffquotidiano.it

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