La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 27 agosto 2016

Buona scuola, la rovina delle generazioni future

di Rita Cantalino 
Comunque voglio dire una cosa. Uno dei miei studenti – il più sveglio, ma una testa …, per altro – ha avuto tre debiti e ha gli esami di riparazione tra pochi giorni. Ha le tre prove scritte tre giorni di seguito e, nella stessa giornata, avrà le tre interrogazioni. Sta studiando giorno e notte, non ha fatto altro tutta l'estate. Sta cacato sotto, e da mattina a sera sta buttato sui libri temendo di perdere l'anno.
Praticamente lui si è ammazzato a studiare, in parte da solo, in parte con me, che sono comunque un supporto esterno non previsto dalla scuola, discipline che per lui sono state difficoltose da affrontare già durante l'anno scolastico, quando aveva "il supporto" dei suoi docenti che, pare, di mestiere dovrebbero proprio fare in modo che uno studente sia in grado di approcciarsi a discipline che trova difficoltose.
Sta completamente fuso, non ci capisce più niente e non ha ancora nemmeno finito di recuperare gli immani programmi che qualcuno gli chiederà di sciorinare tra pochi giorni.
Ma questo non conta perché quello che conta, in questo sistema scolastico, è che lui sia o non sia, tra qualche giorno, in grado di sedersi per tre giorni di seguito a fare tre compiti su tutto il programma di un anno in tre materie che trova difficili, e poi dopo due giorni sia in grado di sedersi su una sedia e affrontare tre interrogazioni sui medesimi programmi.
Come fosse una macchina, come fosse un automa.
La scuola lo ha lasciato indietro a giugno, salutandolo e invitandolo ad arrangiarsi per colmare le lacune che lei non è stata in grado di colmare, e ora pretende che a settembre lui sia preparato.
Mo', non è che voglio mettermi a difendere il suo diritto all'estate, alle vacanze, cosa nella quale in realtà credo molto, però trovo sconcertante che questo diritto all'estate se lo sia giocato, quasi per punizione per quello che comunque è – se così si può definire – un fallimento solo in parte suo, ma da spartire – volendo essere generosi – a metà coi suoi docenti. 
Che però tra qualche giorno lo aspetteranno al varco, e mentre lui ha passato un'estate di inferno sui libri a temere di perdere un anno della sua vita, loro pretenderanno soltanto che lui sia preparato, competente.
Che abbia fatto in due mesi, da solo, quello che loro non sono riusciti a fare in un anno.
Io non lo so che cazzo di idea tenete di che ruolo dovrebbe avere la scuola nella vita, ma sicuramente non è la mia e, per quanti aggettivi positivi potrete inventarvi da affiancare al sostantivo "Scuola", starete sempre facendo la merda, e rovinando la vita di intere generazioni, e il futuro di questo paese.

Articolo tratto da un post di Facebook dell'Autrice
Fonte: Contropiano 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.