La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 27 agosto 2016

Il Sinodo valdese: la diversità unisce, la libertà religiosa garantisce uguaglianza

di Valerio Gigante
Famiglia Cristiana lo ha recentemente definito «un grande happening ecclesiale, una sorta di Woodstock protestante». Sarà per l’atmosfera solenne ma informale, sarà per la grande quantità di temi, spesso scottanti, comunque sempre attualissimi, sarà per la presenza dei laici e delle donne (anche pastore), sarà per lo stile assembleare e democratico che ha sempre caratterizzato questo evento, in ogni caso, l’attenzione e la curiosità dell’opinione pubblica laica e credente sul Sinodo delle Chiese Metodiste e Valdesi, appuntamento annuale di fine agosto, è sempre più forte.
L’edizione di quest’anno, nella tradizionale cornice di Torre Pellice (To), svoltasi dal 21 al 26 agosto, ha tentato di fare il punto su temi come le migrazioni e l’accoglienza, l’8 per mille, il cinquecentenario della Riforma protestante, il cammino ecumenico, i rapporti con la Chiesa cattolica al tempo di papa Francesco (specie dopo la visita del 5 marzo, prima volta in cui una delegazione ufficiale delle Chiese metodiste e valdesi è stata ricevuta dal papa in Vaticano, dopo che Francesco il 22 giugno 2015, si era già recato in visita al Tempio di Torino). Quest’anno, infatti, l’attenzione del Sinodo – 180 partecipanti – era volta anche a due importanti novità: da una parte l’inizio, il prossimo 31 ottobre, delle celebrazioni per il cinquecentenario dell’affissione delle 95 Tesi diMartin Lutero sul portone della chiesa del castello di Wittenberg, evento che segna la data di nascita della Riforma; dall’altra, la questione dei rapporti con la Chiesa cattolica che, dopo gli anni del pontificato ratzingeriano che li avevano “raffreddati”, si sono intensificati sotto l’attuale pontificato. La Cei ha in programma un convegno sui 500 anni dalla Riforma, organizzato per novembre a Trento con la collaborazione delle Chiese evangeliche appartenenti alla Fcei. E anche nelle diocesi l’attività ecumenica si è fatta più visibile. Restano però sul tavolo questioni assai concrete – e tuttora irrisolte – come i matrimoni tra cattolici e valdesi, con le relative liturgie ecumeniche, compreso il battesimo dei figli di quelle coppie. «Insieme alla Cei – ha spiegato alla Stampa (21/8) il moderatore della tavola valdese Eugenio Bernardini, riconfermato alla guida dell’organismo “esecutivo” delle Chiese metodista e valdese – circa vent’anni fa avevamo sottoscritto un documento. Dopo c’è stata una “pausa”». 
A Torre Pellice le presenze di esponenti della gerarchia cattolica sono state non a caso autorevoli: oltre al vescovo di Pinerolo Piergiorgio Debernardi (che con i valdesi ha un rapporto di consolidata amicizia e collaborazione, ma che dovrebbe presto lasciare perché ha raggiunto la canonica età dei 75 anni), il presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligiosomons. Ambrogio Spreafico e il direttore dell'Ufficio nazionale ecumenismo e Dialogo Interreligioso della Cei (Unedi) don Cristiano Bettega. A Torre Pellice è giunto poi il messaggio del papa, che ha auspicato che «le differenze tra cattolici e valdesi non impediscano di trovare forme di collaborazione nell’ambito dell’evangelizzazione, del servizio ai poveri, agli ammalati, ai migranti e nella salvaguardia del Creato». Durante il suo intervento, mons. Spreafico ha ringraziato i valdesi per la loro collaborazione all’organizzazione del convegno di novembre, definito «un ulteriore passo verso una comprensione più profonda del cammino di questi 500 anni, che pur ci hanno visti divisi, nell’adesione al nostro unico maestro e Signore, Gesù Cristo». 
Tragitti di libertà, anche religiosa
Il Sinodo ha ribadito con forza il carattere plurale e inclusivo della Chiesa metodista e valdese. Anne Zell, pastora della chiesa valdese di Brescia, ha raccontato della sua comunità composta da 150 persone di 12 nazionalità diverse. «Non è solo un impegno di accoglienza, ma un vero e proprio cammino di condivisione e crescita comune, tanto che oggi il nostro Consiglio di chiesa – l’organo responsabile della conduzione della comunità – è composto da persone provenienti dal Ghana e dal Togo, insieme agli italiani».
Tra i temi trattati dai membri del Sinodo, anche il progetto-pilota dei “corridoi umanitari” – promosso dalla Fcei (Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia) insieme alla Tavola valdese e alla Comunità di Sant’Egidio grazie a un accordo firmato il 15 dicembre scorso con il governo italiano – che ha portato in Italia, attraverso un regolare volo di linea da Beirut, quasi 300 profughi in larga parte siriani. I promotori vorrebbero veder replicato il progetto dei “corridoi” anche in altri Paesi dell’area Schengen. Ospite della serata (quella del 23) in cui il tema è stato affrontato, anche il giornalista Gad Lerner: «Non la facciamo facile – ha esordito il giornalista –; avete scelto di sfidare le allucinanti tariffe di monopolio che per troppo tempo abbiamo lasciato alle tratte criminali, ma quanto contano, di fronte alla tragedia della Siria, i mille che riuscirete a salvare? Mentalità ciniche e dissacranti – ha specificato Lerner – potranno descrivere come eccentrico e velleitario il tentativo dei corridoi umanitari. Altri invece, e io sono tra questi, laicamente credono alla profezia di queste lungimiranti posizioni di minoranza. Ferma restando l’esiguità numerica, io non esito a definire il vostro progetto profetico». Per Paolo Naso, coordinatore del progetto Mediterranean Hope della Fcei – finanziato dall’8 per mille delle Chiese metodiste e valdesi e all’interno del quale è nato il progetto pilota dei corridoi umanitari – il progetto è «un’avventura politica, umana e spirituale». Politica, perché «siamo andati a chiedere ai ministri del nostro governo di fare qualcosa di mai fatto prima in Europa»; umana e spirituale, perché «è stato un viaggio nell’umanità del XXI secolo, un percorso negli abissi della nostra coscienza, un’avventura della fede». 
La quarta giornata (24 agosto) del Sinodo è cominciata con la preghiera per le popolazioni colpite dal terremoto. La Fcei (cui aderisce anche la confessione valdometodista) ha lanciato una sottoscrizione a favore delle popolazioni colpite dal sisma (www.fedevangelica.it). Il giorno successivo (25 agosto) si è parlato della gestione dei fondi 8 per mille e, più in generale dello stato della libertà religiosa in Italia, con particolare riferimento a quelle confessioni che, non avendo ancora stipulato Intese con lo Stato, non hanno accesso al meccanismo di finanziamento previsto dall’8 per mille. Con un ordine del giorno l’assemblea sinodale ha ribadito l’importanza che riveste il riconoscimento nella nostra società del pluralismo religioso, a cominciare dal dialogo interreligioso, ed ha proposto alle chiese di aderire alla Giornata del dialogo cristiano-islamico (27 ottobre). L’avvocata Ilaria Valenzi, consulente legale della Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (Ccers), in conferenza stampa ha dichiarato che «il tema della ripartizione dei fondi 8 per mille alle varie confessioni apre ad una tematica più ampia, che è quella del riconoscimento delle confessioni religiose presenti sul suolo italiano». È vero infatti che le confessioni senza Intesa non possono accedere all’8 per mille, «tuttavia – ha aggiunto l’avvocata – l’art. 19 della Costituzione apre alla possibilità che anche le religioni ancora senza Intesa possano godere di un riconoscimento che sarebbe auspicabile definire tramite una legge organica sulla libertà religiosa». Tra gli ordini del giorno approvati nel corso dei lavori, uno chiede giustizia e verità per Giulio Regeni; un altro che esprime «preoccupazione di fronte all’approvazione di leggi relative all'edilizia di culto, quali quelle di Lombardia e Veneto, che di fatto limitano diritti costituzionalmente garantiti quali la libertà di coscienza e di religione». 

Approfondimento - Una Chiesa aperta in una società complessa. Intervista al moderatore valdese
di Luca Kocci

«Purtroppo il Sinodo si è svolto nei drammatici giorni del terremoto, che ci ha inevitabilmente coinvolto. Oltre al cordoglio e alla preghiera, è nostra intenzione dare il nostro piccolo contributo, per come potremo, nelle fasi successive (a questo proposito la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia ha subito aperto una raccolta fondi a favore delle popolazioni colpite per interventi di urgenza, ndr). Ci auguriamo che sia rafforzata la prevenzione e soprattutto che vengano combattuti ed eliminati quegli appetiti che, nel nostro Paese, sempre si scatenano dopo questi eventi catastrofici». Con il pastore Eugenio Bernardini, confermato dall’assemblea sinodale moderatore della Tavola valdese, l’organo esecutivo dell’Unione delle Chiese metodiste e valdesi, facciamo il punto sul Sinodo appena concluso (v. notizia precedente), a cominciare da uno dei temi forti del Sinodo e delle Chiese: le migrazioni. «Proseguiremo nel nostro impegno per l’accoglienza dei profughi – spiega ad Adista Bernardini – e continueremo a fare pressioni perché Italia ed Europa cambino le proprie politiche». 
Quindi il progetto Corridoi umanitari proseguirà. Si può fare un bilancio, ancorché parziale?
"L’iniziativa ha un valore prevalentemente simbolico (circa 300 persone sono state trasferite in sicurezza in Italia), ma è stata riconosciuta dal presidente Mattarella e dal ministro Gentiloni come una modalità che governi europei ed istituzioni internazionali dovrebbero replicare per andare incontro a chi non può continuare a vivere in zone devastate dalla guerra e dalla violenza. Quindi siamo contenti di aver fatto prima di tutto una cosa utile per delle persone e poi di aver dimostrato che è possibile affrontare la questione in modo umano e programmato e non solo emergenziale."
Dal punto di vista politico però l’iniziativa non sembra aver prodotto grandi risultati…
"Il governo italiano sta utilizzando la nostra esperienza per cercare di proporre nuove strade a livello europeo. Noi abbiamo presentato l’iniziativa a vari Paesi europei, alle Conferenze episcopali cattoliche, alle Chiese protestanti, ricevendo una buona udienza; inoltre Chiese protestanti e Conferenze episcopali di vari Paesi europei, talvolta in contrasto con la linea dei propri governi, sostengono, come noi sosteniamo, la necessità di una politica europea diversa da quella attuale: che promuova l’accoglienza e affronti le cause dei conflitti."
All’interno della Chiesa valdese qualcuno è perplesso e segnala il rischio di privilegiare l’attivismo all’annuncio evangelico…
"Da sempre, inizialmente anche a causa di una legislazione che in Italia ci ha ghettizzato almeno fino al 1848, abbiamo accompagnato la nostra azione di evangelizzazione con opere educative e sociali, mescolando “predicazione” e “diaconia”. Certamente in un tempo difficile come quello che stiamo vivendo, il nostro impegno sociale è superiore a quello di anni più tranquilli, per cui è un dibattito comprensibile. Si tratta di trovare un equilibrio, perché le nostre risorse sono limitate e perché non dimentichiamo che non siamo un’associazione di beneficenza, ma una Chiesa con il mandato di svolgere la missione evangelica."
A giugno 2015 c’è stata la visita di papa Francesco al tempio valdese di Torino, a marzo avete ricambiato la visita in Vaticano. È cambiato qualcosa nei rapporti con la Chiesa cattolica? 
"Le diverse visioni teologiche tra protestanti e cattolici non si risolveranno in tempi brevi, ma c’è un nuovo clima di collaborazione, ben più di una semplice sensazione. L’apertura del papa ha incoraggiato la Cei, molti vescovi e diocesi a dare una maggiore attenzione ai rapporti ecumenici: abbiamo incontrato tutti i delegati regionali della Cei per l’ecumenismo, a novembre a Trento ci sarà un convegno sul Protestantesimo organizzato dalla Cei, per la prima volta l’arcivescovo di Palermo è andato in visita al tempio valdese della città partecipando al culto domenicale e condividendo la predicazione con il pastore. Stiamo riprendendo alcuni ragionamenti che riguardano la vita cristiana: il rito per la benedizione delle nozze delle coppie miste cattoliche, valdesi e metodiste, una liturgia ecumenica del battesimo per i figli delle coppie miste. Abbiamo aperto un po’ di finestre, c’è più fiducia, stiamo cercando di capire dove potrà portarci."
Da anni nelle comunità valdesi si benedicono le unioni omosessuali. Ora anche l’Italia ha una legge sulle unioni civili. Siete soddisfatti?
"Nel 2010 il Sinodo, dopo un dibattito che ha diviso e lacerato anche la nostra Chiesa, ha accolto la possibilità di benedire unioni di persone dello stesso sesso, con alcuni limiti, perché siamo una comunità di fede, non una “agenzia matrimoniale”: che siano di stato libero, che almeno uno della coppia sia un membro della nostra Chiesa e che i partner mostrino di voler vivere con stabilità la loro unione. Ci sono ancora opinioni diverse, però delle decisioni sono state prese. E nel Sinodo del 2017 verrà votato il nostro documento, su cui discutiamo da anni, sulle “nuove famiglie”. Cerchiamo di trovare fra noi sempre il massimo consenso possibile, non ci basta la metà più uno, anche perché, se non c’è il pieno convincimento, le vittorie sono fragili e si rischiano dei contraccolpi negativi."
Torniamo alla legge sulle unioni civili e al nodo della stepchild adoption…
"Abbiamo apprezzato la legge: tutto ciò che aiuta a consolidare i rapporti di solidarietà, di affetto, di sostegno reciproco non indebolisce ma rafforza la società. Per quanto riguarda le adozioni, quando un rapporto di genitorialità non biologica è già in atto, ci sembra nell’interesse dei minori riconoscere il ruolo del partner anche dello stesso sesso, come del resto già fanno molti giudici. Però capiamo che ci possa essere un dibattito, abbiamo bisogno di maturare."
Dopo anni di crescita, le firme per l’8 per mille ai valdesi sono in calo: dalle 604mila del 2012 (40 milioni di euro) alle 562mila del 2013 (37 milioni). Come mai?
"Difficile dirlo. Tutti hanno registrato un calo, tranne la Chiesa cattolica (cresciuta di 40mila firme, incasso di 1.018 milioni, ndr), forse anche grazie all’effetto papa Francesco. Ci sono stati nuovi ingressi, ortodossi e battisti, ce ne saranno anche il prossimo anno, buddisti e induisti, quindi potrebbe esserci una nuova flessione."
Nella Chiesa valdese qualcuno avanza delle perplessità sul “nemmeno un euro per il culto”, l’elemento che vi ha sempre caratterizzato, perché ridimensionerebbe il valore del religioso rispetto al sociale, un rilievo simile a quello avanzato sul progetto “Corridoi umanitari”. Ci saranno dei ripensamenti su questo punto?
"No, abbiamo confermato la nostra scelta di fondo: continueremo ad usare l’8 per mille per attività sociali e culturali, associandoci anche ad altre realtà di varia natura."
Avete intensificato la pubblicità per l’otto per mille, che passa anche sulle reti televisive nazionali. Si tratta di un cambiamento rispetto al vostro tradizionale “basso profilo”…
"Destiniamo a pubblicità e comunicazione non più del 3%, essendo aumentate le entrate è cresciuta anche la cifra per la pubblicità, ma non abbiamo cambiato criterio. Resta il fatto che occorre aprire un dibattito su come si possano finanziare le organizzazioni religiose. Oggi, per esempio, con l’8 per mille non è possibile sostenere il mondo islamico, ma ci sono flussi di denaro che arrivano dall’estero, non si sa bene da chi, per i bisogni religiosi della popolazione musulmana in Italia. È questa la soluzione? Credo che occorra discuterne e capire se non ci sia un altro modo che consenta un accesso più trasparente alle risorse, sia pubbliche che private."

Fonte: Adista.it 

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