La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 5 novembre 2016

Ecco chi sono i creditori esteri del governo italiano

di Maurizio Sgroi
Sempre perché è buona prassi sapere come si evolvono i nostri creditori mi sono letto volentieri un approfondimento di Bankitalia (“Foreign holders of Italian government debt securities: new evidence“) che analizza chi siano i detentori esteri del nostro debito pubblico. Lo studio è aggiornato alla fine del 2015, quindi non è freschissimo, ma ha il vantaggio di incrociare il database Securities Holdings Statistics (SHS) dell’Eurosistema con il Coordinated Portfolio Investment Survey (CPIS) del Fmi e così offrire una foto abbastanza a fuoco della situazione.
Utile per varie ragioni: serve a capire quale sia l’appetito degli investitori esteri verso il rischio sovrano, specie in un momento in cui viene seriamente questionato e al tempo stesso confortato dalle braccia generose delle banche centrali, che ormai sono diventate importanti investitori nel debito del governo. E poi serve a chi monitora la stabilità finanziaria, visto che le tensioni sul mercato dei titoli di stato, che noi italiani abbiamo sperimentato non più tardi di cinque anni fa, dipendono sostanzialmente da chi siano i proprietari dei titoli.
I risultati della ricognizione sono essenzialmente due. Il primo è che gli investitori dell’euro area (vedi tabella) detengono più del 60% dei titoli pubblici italiani acquistati all’estero. Il settore più rappresentativo di questi creditori dell’eurozona è quello classificato come “altri intermediari finanziari”, per lo più fondi non monetari, che ha in pancia circa il 23% di questi titoli, seguiti dalle banche (13,9%) e dall’industri assicurativa e poi dai fondi pensione (11,5%). Il secondo risultato è che la domanda estera per i bond italiani è stata guidata nel 2014 dai paesi dell’eurozona, mentre nel 2015 dagli investitori fuori dall’area della moneta unica.
Sempre osservando la tabella è interessante notare come gli altri settori, nei quali la classificazione incluse le imprese non finanziarie, le famiglie, l’Eurosistema con l’esclusione della Banca d’Italia, ha visto ridurre la sua esposizione verso i bond pubblici italiani probabilmente a causa dell’avvio del QE che ha finito col trasformare gli acquisti di bond di questi privati in acquisti pubblici.
I paesi esteri che investono di più in bond italiani sono il Lussemburgo e la Francia, seguiti dalla Germania e dalla Spagna. Fuori dall’Ez ci sono gli Usa, l’Uk, la Cina e il Giappone. Bankitalia sottolinea che l’alto livello di esposizione che si registra in Lussemburgo e in altri paesi dove esiste una robusta industria di fondi è dovuta con tutta probabilità a fenomeni di “round tripping”: gli investitori italiani comprano quote di fondi lussemburghesi che in cambio investono in asset italiani, inclusi i bond del governo. Bankitalia quota questo round tripping fra il 10 e il 16% dei titoli italiani detenuti all’estero, a seconda del metodo di calcolo.
Infine un paio di numeri. La crisi di fiducia del 2011 è stata sostanzialmente superata fra il 2014 e il 2015, quando sono arrivati dagli investitori esteri 58,8 miliardi e poi 21,1 secondo i dati della bilancia dei pagamenti, che sono simili a quelli ricavati dal database del CPSI del Fmi. Due terzi della cifra arrivata nel 2014, secondo le stime di Bankitalia, sarebbero arrivati dall’EZ, e la metà di questi due terzi, circa 20 miliardi, da altri intermediari finanziari. Nel 2015, al contrario, l’EZ ha disinvestito dall’Italia. I disinvestimenti netti sono ammontati a 6,3 miliardi, con le banche europee a vendere in prima fila, “possibilmente in relazione alla discussione sui cambiamenti nei regolamenti per il trattamento dei titoli sovrani”.
Il grosso dei prestiti sono arrivati da fuori l’EZ. Curiosamente gli acquisti di debito italiani sono arrivati nello stesso anno che gli investitori extra EZ hanno venduto titoli sovrani dei paesi dell’eurozona. Forse in qualche modo il QE ha rafforzato la fiducia nell’Italia, o semplicemente il rendimento valeva la candela.
L’ultima informazione utile da ricordare riguarda la consistenza è la scadenza media del nostro debito pubblici estero. Tutte le informazioni le trovate in questografico. Qui basta ricordare che a fine 2015 la montagna dei debiti pubblici italiani quotava circa 700 miliardi. A buon intenditor…

Fonte: The Walking Debt 

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