La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 5 gennaio 2017

Le Pen presenta la sua ricetta, nazionalismo, Stato, xenofobia

di Martino Mazzonis
«In nome del popolo». Lo slogan di Marine Le Pen non lascia spazio a equivoci, così come la promessa di fare una campagna elettorale per le elezioni di aprile che sia un incontro diretto con i francesi. La candidata del Front National si è presentata alla stampa per il lancio ufficiale della campagna e comincia proprio con un elogio della libertà di stampa e con una critica alla Turchia che imprigiona i giornalisti. Un modo abile per parlare del modo in cui la sua campagna verrà seguita e descritta, un modo di aprire una nuova stagione e di fornire una immagine lontana da quella del padre Jean Marie, questo è il momento di fare il salto definitivo, se davvero vuole provare ad arrivare al secondo turno e essere competitiva.
«Le nostre relazioni sono a volte complicate – dice Le Pen ai giornalisti – spesso non mi riconosco nelle vostre descrizioni, non me stessa, non le mie idee, non il mio partito. Ma è la libertà e io la difendo. So che non vi siete messi a fare questo mestiere per commentare l’ultima battuta». Le Pen chiede «neutralità dell’analisi, perché i francesi hanno bisogno di una esposizione rigorosa della campagna elettorale».
Le Pen chiede quindi oggettività ma sa anche bene che la sua cattiva immagine con i media può essere una forza: come segnala bene il post di Beppe Grillo sui tribunali del popolo, sparare sulla stampa e essere nemici dei media può essere un plus con l’opinione pubblica scontenta, disillusa e sospettosa nei confronti di ogni potere e istituzione – che si tratti della Tv di Stato, dei grandi giornali o degli eletti. Al contempo, si tratta di riuscire nell’operazione di dédiabolisiation (la de-demonizzazione) del partito nato dalla nostalgia della Francia di Vichy.
E infatti Le Pen ammonisce: «La stampa sorpresa dalla Brexit e da elezioni di Donald Trump. Forse perché vuole quel che vuole vedere e non ciò che c’è. Spero che la campagna elettorale sia coperta in maniera oggettiva dai media, e per questo sono attenta alla libertà di stampa». Un colpo al cerchio e uno alla botte: la leader della destra francese è allo stesso tempo rassicurante, vuole essere una candidata normale, ma anche la outsider. Ed è su quel filo che deve camminare. Marine sa che arrivare al secondo turno è nelle sue corde, ma sa anche che questa è l’occasione di una vita, sua dell’estrema destra francese, per riuscire ad arrivare all’Eliseo: i 4 candidati alle primarie della sinistra sono tutte facce stranote e interne all’establishment, il candidato del centrodestra è una vecchia conoscenza dei francesi e, al momento, solo Emmanuel Macron, con la sua candidatura «né di destra, né di sinistra» è in grado di presentarsi come una figura nuova, di rottura.
E così le parole sono estreme, ma non troppo e l’insistenza è quella su un partito di facce pulite e nuove (che è un po’ una bugia). «Il nostro non è carrierismo politico ma passione e amore, non ci rassegniamo alle sofferenze del nostro popolo. E non faremo marketing politico all’inseguimento dei sondaggi…Io parlo a tutti i francesi, in un momento cruciale in cui si deve scegliere un nuovo presidente e, auspicabilmente una nuova voce per la Francia». Popolo, popolo e ancora popolo: nella conferenza stampa, negli slogan, la leader della destra europea, che vuole organizzare un vertice e coordinarsi con tutti i partiti del continente che portano avanti idee simili alle sue (sovranità, stop immigrazione, basta Europa), fa continuamente riferimento ai francesi in quanto popolo sovrano e unito. Le Pen parla di una campagna che sarà innovativa, minuziosamente preparata e con strumenti tecnologiche nuovi, e più comizi che mai. «Voglio incontrarmi con il popolo francese, per il quale mi batto». Il popolo.
Tra i temi che Le Pen tocca ci sono le riforme istituzionali e l’abolizione delle regioni “artificiali” e ritorno alle regioni tradizionali. Suona un po’ Le Pen il vecchio? Già, basta con i confini imposti da Parigi, via con i bretoni, gli alsaziani, i baschi e così via. Cucina, vestiti tradizionali e vecchie care tradizioni locali, per Diana! E poi l’idea di un aumento della democrazia diretta: più referendum, ma più vicini al popolo e riduzione del numero dei parlamentari – questa è presa a prestito in Italia.
Infine un cavallo di battaglia: sovranità economica perché, «Come ha dimostrato Trump ottenendo la rinuncia di Ford a una fabbrica in Messico, la volontà paga, il protezionismo funziona». Se c’è la volontà le cose si fanno e «i francesi hanno un potere politico che non usano perché si sentono impotenti». Quella di Trump è una forzatura: la Ford non ha rinunciato a spostare uno stabilimento in Messico per paura delle minacce di Trump, ma perché sta rivedendo le strategie, punta all’auto elettrica e a quella senza autista e i centri di ricerca sono in Michigan, nei pressi dello stabilimento che avrebbe dovuto chiudere e che rimarrà aperto.
L’idea più forte di Le Pen, coniugata con una forte difesa dello Stato, è quella del “patriottismo economico”, «impossibile sotto l’Unione sovietica europea», come spiega un video su YouTube che risponde alle domande dell’elettore medio (“Perché sostieni Marine?”) e che sembra fatto per alfabetizzare, dare talking points ai militanti che si devono preparare ad affrontare una campagna nuova.
Se questa è la bandiera da sventolare ai comizi, c’è anche il passo indietro sull’euro. Parlando a una radio, infatti, Marine ha fatto marcia indietro rispetto all’addio alla moneta unica. Spiegando di come, nel caso di elezioni, il popolo francese voterà per un referendum sulla “Frexit”, Le Pen ha aggiunto che nel caso di addio all’Europa la Francia dovrà mantenere il franco agganciato alla moneta unica – come era con l’Ecu. I risparmiatori, impauriti dalle fluttuazioni, vanno rassicurati. Il dato interessante è che anche altri partiti No Euro, cresciuti talmente tanto da poter aspirare a candidarsi al governo del Paese, abbiano scelto di attenuare le proprie posizioni. Un conto è dire qualsiasi cosa quando si deve crescere alimentando la rabbia contro la crisi, altro è avere a che fare con la fluttuazione delle monete una volta al governo: l’interdipendenza economica europea è un fatto difficilmente aggirabile, specie da parte delle tre-quattro economie più forti.
Le Pen promette anche di mantenere le 35 ore volute dai socialisti e di cancellare lo ius soli, reintroducendo: il popolo francese deve restare tale, basta figli di immigrati che diventano cittadini. E questa è una proposta, detta in toni non salviniani, che è musica per le orecchie della parte razzista del popolo francese. E su questo non c’è bisogno di rassicurare nessuno.
E come finanzierà la campagna Marine? Perché concorrere alla presidenza, su due turni e per davvero costa soldi. Tanti. Il Front National si è visto rifiutare prestiti da banche europee e americane e così ne ha chiesti a un fondo in mano a Jean-Marie, il papà, fondatore espulso dal Fronte dopo aver pronunciato frasi che fanno a pugni con la de-demonizzazione («l’Olocausto è un dettaglio della storia»). Fin qui tutto bene.
Meno bene la richiesta di prestito a un fondo russo, che è fallito, passando a una gestione pubblica, che sembra aver chiesto i soldi indietro. La questione è controversa: i soldi dovrebbero essere restituiti tra qualche anno e il Front paga regolarmente gli interessi. Certo è che dalle corrispondenze del Cremlino hackerata da Anonymous si evince un certo favore della Russia putiniana verso Le Pen, che quando Mosca decise di annettersi la Crimea, riconobbe la legittimità di quel gesto unilaterale. Le Pen «va ringraziata» si legge in un dispaccio. Pochi mesi dopo è arrivato il prestito. In generale, la stampa francese ha rintracciato diversi legami tra il governo russo e il partito di estrema destra francese. Un segnale di come Putin stia cercando di costruire una rete di legami internazionali con i partiti populisti e di destra in giro per l’Europa.
Tra quattro settimane le primarie della sinistra indicheranno il candidato, l’ex premier socialista Valls sembra essere in netto vantaggio, ma alle primarie del centrodestra era in vantaggio Juppé e poi ha stravinto Fillon. Potremmo aspettarci sorprese. Quanto ai sondaggi nazionali, al momento il duello più probabile al secondo turno sembra quello Fillon-Le Pen. Macron è terzo, il candidato di sinistra Méleénchon quarto e qualsiasi candidato socialista quarto. Ma la campagna sta entrando nel vivo solo adesso e i candidati di sinistra hanno presentato le loro proposte negli ultimi due-tre giorni. Nei duelli (Valls-Le Pen, Fillon-Le Pen, Macron-Le Pen), la candidata di centrodestra perde sempre. Si vota ad aprile, la campagna è cominciata.

Fonte: Left.it 

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