La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 5 gennaio 2017

Marx e la sua rilevanza post-marxista: una rassegna

di Bernhard H. F. Taureck
Quattro libri su argomenti diversi ma interconnessi. Sul TTIP [Transatlantic Trade and Investment Partnership]1 come dernier cri della globalizzazione2. Su Piketty come sostenitore di un capitalismo dinamico3. Su Polanyi e Nancy Fraser come analisti dell’emancipazione4. Sul capitalismo come concetto-base per la comprensione del nostro mondo politico5.  Una premessa. Ogni studio che si occupi anche per via indiretta di Marx deve rispondere in maniera criticamente differenziata a tre domande, che lo faccia o meno in maniera consapevole, programmatica o esplicita. La prima domanda è la seguente: che cosa accade nel modo in cui viene descritto [da Marx]? La seconda domanda suona: che cosa viene spiegato con ciò? La terza domanda è: che cosa viene previsto in maniera argomentata? 
Alla prima domanda (che riguarda la descrizione) Marx ha già risposto a sua volta richiamando fenomeni come la dissoluzione della famiglia, delle piccole e medie imprese e dello Stato come risultato delle dinamiche di mercato. Ha risposto inoltre citando il fenomeno dell’alienazione dell’uomo da se stesso dal momento che è costretto a lavorare come mezzo per gli altri. A queste risposte di Marx viene oggi obiettato il fatto che le piccole e medie imprese continuano senz’altro a esistere nonostante l’accumulazione del capitale e la produzione di plusvalore assoluto. Rispetto alla nozione di alienazione viene invece rimproverato il fatto che Marx abbia preso le mosse da una società disciplinare che ai suoi tempi era già da lungo tempo tramontata. 
Tuttavia, possiamo a nostra volta obiettare che con la libertà dagli obblighi di lavoro la descrizione marxiana dell’alienazione non diventerebbe comunque priva di validità. 
Alla seconda domanda (quella che riguarda la spiegazione) Marx ha risposto facendo riferimento al’accumulazione originaria in Gran Bretagna, a una serie di processi dialettici e soffermandosi su nozioni come lo scambio di valori equivalenti e la teoria delle classi in lotta. Chi lo critica ricorda invece che l’accumulazione ha avuto luogo in paesi diversi solo a livello locale e che è proseguita anche quando Marx pensava che fosse terminata. Nella dialettica marxiana, inoltre, la forza-lavoro rimarrebbe una grandezza dialetticamente invariata. Il valore verrebbe concepito da Marx in senso oggettivistico, dato che egli sostiene che vengono scambiati valori sempre equivalenti. Ad avviso dei critici, la borsa valori sarebbe tuttavia esposta a processi psicologici estremi, con il risultato che le operazioni di scambio vengono effettuate sulla base di valutazioni soggettive spesso irrazionali. Inoltre, le determinazioni del valore si sono specificate, nel frattempo, anche in conformità alla prospettiva di una sostenibilità ambientale. In questo senso, Marx sarebbe stato condizionato da un realismo ingenuo e sarebbe stato all’oscuro della dipendenza dall’osservatore delle percezioni e dei giudizi. Infine, sarebbe stato erroneamente dell’avviso secondo il quale i rapporti di potere possono esprimersi esclusivamente come antagonismi di classe: il potere, però, rimarrebbe presente anche dopo l’abolizione di questi ultimi. 
Alla terza questione (quella relativa alla previsione) Marx ha risposto facendo ricorso alla legge della caduta tendenziale del saggio di profitto, che emerge per via della sovrapproduzione e della concorrenza, con la conseguente riduzione delle vendite, le crisi commerciali e la conclusiva emancipazione umana. La critica a queste tesi fa valere il fatto che Marx non disponeva di alcuna teoria della tecnica, che la tecnologia e il potere possono sopravvivere al capitalismo e che il capitalismo stesso dà una forma giuridica ai conflitti di classe e attutisce le crisi (ad esempio, proteggendo la sfera privata nella società civile: lo Stato sottrae ai cittadini una parte del loro rischio di vita ma allo stesso tempo richiede ai lavoratori che si impegnino soltanto come cittadini e non come membri di una classe sociale determinata).


Fonte: Materialismo storico 

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